“Per tutte le violenze consumate su di Lei, per tutte le umiliazioni che ha subito, per il suo corpo che avete sfruttato, per la sua intelligenza che avete calpestato, per l’ignoranza in cui l’avete lasciata, per la libertà che le avete negato, per la bocca che le avete tappato, per le ali che le avete tagliato, per tutto questo: in piedi Signori, davanti a una Donna!” (William Shakespeare, poeta e drammaturgo)
A seguire le cronache degli ultimi anni  in Italia molte donne sono vittime di maltrattamento e abuso da parte di “uomini oppressori e tormentatori” i quali vigliaccamente usano violenza psicologica e fisica fino a provocarne in molti casi la morte. Anche Enna qualche anno fa non è stata immune da questo fenomeno chiamato “Femmicidio”, dove è stata colpita la famiglia di Vanessa Scialfa, strappata alla vita da un uomo brutale.  Se la scoperta della violenza sulle donne rimane un compito primario, la prevenzione di tale violenza deve essere una ulteriore meta a lungo termine, al fine di poter proteggere le donne dal delitto di maltrattamento, ma anche a indagare sulle violazioni, quando esse avvengono, e portare i responsabili davanti alla giustizia.
Molto spesso abuso psicologico e abuso fisico vanno di pari passo o addirittura potrebbe esserci maltrattamento psicologico senza che ci sia quello fisico, mentre è impossibile che si verifichi il contrario.
Per prima cosa dovremmo sensibilizzare i nostri figli che non solo le vessazioni sulle donne sono sbagliate ma anche concetti e comportamenti sessisti lo sono, proviamo a porci  l’obiettivo di cambiare e allontanare  le offese quotidiane che vivono ogni giorno le donne in quanto donne, in modo che tutti possiamo interiorizzare che tutto questo non è giusto, anche se il fatto non è grande o scandaloso o scioccante, perché l’assassinio è solo la punta dell’iceberg. Ad esempio la maggior parte delle persone non considera “violenza” il maltrattamento psicologico o non comprende la sottomissione come una forma di aggressione tacita. La nostra società ha bisogno di rendere consapevoli le persone che tali atteggiamenti di violenza sulle donne ostacolano il progresso dello sviluppo umano. Per questo motivo, ebbene ricordare che:

  • L’isolamento sociale e affettivo è violenza
  • Il ricatto emotivo è violenza
  • Gli insulti espliciti ed impliciti sono violenza
  • Il controllo del cellulare, delle spese effettuate e degli account sulle reti sociali è violenza
  • Le minacce e il disprezzo sono violenza
  • Il controllo del modo di vestire è violenza
  • L’indifferenza emotiva è violenza
  • L’aggressione verbale, i comportamenti dominanti e la gelosia sono violenza
  • La discriminazione sociale, sul lavoro ed economica è violenza

Inoltre un altro  un campanello d’allarme potrebbe risiedere in uno dei seguenti atteggiamenti:

  • Se vi umilia, grida, vi deride e vi svaluta, facendovi sentire che non valete nulla e che la vostra vita è inutile ciò potrebbe essere indice di un possibile maltrattatore psicologico;
  • È esageratamente geloso e vi controlla in modo ossessivo, per loro siete l’amore più prezioso e allo stesso tempo ciò che disprezza di più, cioè un atteggiamento di incoerenza che vi confonde, ma allo stesso tempo vi tiene legati, potrebbe essere indice di un possibile maltrattamento psicologico;
  • Vi isola dai vostri amici e dalla vostra famiglia, ha il potere di controllare con chi uscite e decide lui quando avete del tempo libero o meno, potrebbe essere indice di un possibile maltrattamento psicologico;
  • Le minacce costanti vi fanno avere sempre più paura, utilizza i vostri punti deboli, potrebbe essere indice di un possibile maltrattamento psicologico;
  • La pressione emotiva e sessuale che esercita su di voi vi fa sentire colpevoli. In realtà, i vostri sensi di colpa non sono giustificati. Il maltrattatore psicologico è abile a rigirare la frittata perché sembri la colpa sia vostra.

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Cosa si può fare per dire NO alla violenza?
 
Per iniziare cerchiamo di guardare le donne che subiscono violenza con gli occhi di chi le accoglie nel momento di massima vulnerabilità e mettiamoci in ascolto in modo empatico nei confronti della loro sofferenza. Come se fossero le nostre madri, le nostre sorelle, le nostre amiche. Ricordandoci affinché la donna maltrattata possa cambiare la sua situazione, una buona opzione è contattare chi ha vissuto esperienze simili, ricordando che vi sono organizzazioni e fondazioni che possono essere di grande aiuto, ad esempio nel territorio ennese esiste l’Associazione “DonneInsieme – Sandra Crescimanno” sito a Piazza Armerina che nasce con la finalità di accogliere e tutelare le donne vittime della violenza di genere.
Per quanto sia possibile, è bene allontanarsi dall’aggressore affinché il problema non abbia conseguenze tragiche o irreparabili. L’intervento e supporto psicologico può essere l’incentivo di cui ha bisogno la vittima per cambiare la sua vita. Non dimentichiamo che condividendo il dolore e rafforzando l’autostima delle persone che amiamo, contribuiremo a prevenire possibili abusi e a renderle più forti per affrontare situazioni  di questo tipo.
*Psicologo Clinico