Leonforte – Abbiamo bisogno di buone notizie. Sì, proprio così. Quanto più si alzano muri, si uccide in nome di un Dio, si fa terra bruciata, tanto più abbiamo bisogno di eroi positivi. Come le maestre, attente e sensibili, del Secondo circolo didattico Branciforti di Leonforte che, per dirla con le parole della vicaria Fina Pollaccia, “fanno bene, in silenzio”. E difatti sono loro le responsabili del progetto su pace e interculturalità che nei due giorni scorsi ha portato a Leonforte lui, l’altro grande eroe positivo che un po’ tutti conosciamo. Fuad Aziz, l’artista. O il crocevia di culture. O meglio, viatico verso la libertà. Da Arbil, antica città del Kurdistan Iracheno che gli ha dato i natali, a Baghdad, dove si diploma nel 1974 all’Accademia di Belle Arti. E da Baghdad a Firenze, dove consegue un secondo diploma appena tre anni dopo. Firenze lo ha voluto e lo ha adottato. E Aziz ha amato Firenze, dove vive da oltre trent’anni.Cosa ci fa Fuad Aziz nella piccola Leonforte? Insegna ai bambini ad essere speciali, a guardare alla diversità come fonte di ricchezza. E non solo a loro, anche gli insegnanti sono stati coinvolti nel progetto legato alla favola, la pace e l’interculturalità, durato due giorni e che lo stesso Aziz ha così spiegato: “Prima di tutto vorrei ringraziare il Secondo Circolo didattico Branciforti per avermi invitato e per aver creduto in questo progetto. Noi in due giorni abbiamo lavorato sia con i ragazzi che con i docenti, con laboratori incentrati sulla poesia, sull’arte e la fantasia. E’ la fantasia che ci porta a sognare, a desiderare. Questo è ciò che bisogna trasmettere ai ragazzi. E’ un nostro compito, per questo dobbiamo – noi per primi – educarci all’arte, alla poesia, per educare loro. Questo non per rendere i ragazzi dei grandi poeti o dei grandi artisti, ma per farli crescere persone speciali”. L’educazione interculturale intesa come scoperta, come conoscenza e come valorizzazione. Conoscenza perché, ha proseguito Aziz, “abbiamo il dovere di conoscere”. Valorizzazione perché bisogna valorizzare tutte le capacità che esistono sul territorio, per creare. “Il nostro compito è quello di preparare i ragazzi di oggi e di domani a un futuro migliore”.
Che ci fa, dunque, un eroe positivo, emblema di arte e visioni, a Leonforte? Dipinge, gioca. Parla dei suoi libri. Forma i docenti, per dare loro la corretta metodologia e non fermarsi qui. “L’ultimo laboratorio fatto con i ragazzi consisteva nella “costruzione” di un libro di due pagine. Io ho dato ai bambini una frase, “verso il sole…”, e devo dire che sono venute fuori cose interessanti, molto curiose, perché in questi giorni abbiamo parlato di fantasia. C’è realtà anche nella fantasia, nei desideri”.
In un sovraccarico tecnologico, c’è davvero spazio per la fantasia? Secondo Aziz sì. Siamo noi a dover cercare gli spazi per entrambe le dimensioni. “Ben venga la tecnologia, ma bisogna trovare anche lo spazio per la sensibilità, la fantasia. Invito i bambini a dipingere liberamente, scaricare in questo modo le tensioni, esprimere ciò che hanno dentro. Dipingere, come suonare, giocare, cantare.E tutte le nostre azioni, visto che si vive in un mondo brutto, pieno di guerre, devono essere accompagnate da un pizzico di poesia”. Andare in giro a parlare di interculturalità quando l’intolleranza pare andare sempre più di moda, è un atto di coraggio. E Fuad Aziz non esita: “Intanto la vostra popolazione, il popolo siciliano sta già svolgendo fin troppo il compito di accoglienza. State valorizzando questa parola. Occorre comunque continuare a lavorare su questo termine. Punto all’educazione interculturale non per la presenza di un eventuale alunno straniero, o perché ci sono immigrati. Si cerca di dare ai nostri ragazzi una predisposizione all’accoglienza, alla solidarietà. Perché questi sono valori importanti per la nostra crescita”.
Certo, curioso, come ci finisce un artista di fama internazionale a dialogare con i bambini? Forse quel lembo di terra martoriata che si porta nel cuore. Il Kurdistan Iracheno che ancora di più ti fa aver voglia di sognare, per cancellare i segni lasciati dalla guerra. Il mio contatto con la letteratura dell’infanzia è nato dalla necessità di parlare del mio popolo. La prima cosa che ho fatto, con la famosa casa editrice Fatatrac diversi anni fa, è stata la pubblicazione di due volumi – “Ogni bambino ha la sua stella” e “La primavera viene d’improvviso” – in cui ho parlato del mio popolo. Il popolo curdo è dimenticato, nessuno ne parla, così ho voluto farlo attraverso questi due libri. Io amo la scultura e devo dire che mi è servito molto avvicinarmi al mondo dell’infanzia. E’ un mondo pulito, coraggioso. La fantasia dei bambini mi ha arricchito come scultore”. Parlare di purezza, di fantasia, trascina inevitabilmente il proprio immaginario su una dimensione altra, libera da brutture. Parlarne con Fuad Aziz, lo sguardo da bambino incastonato nel volto di un uomo, restituisce la capacità di guardare al reale con un entusiasmo nuovo.
Alessandra Maria