Il nuovo anno del Teatro Garibaldi di Enna prende il via con uno spettacolo dedicato ai più piccoli e che avrà per protagonista Giufà, l’ingenuo personaggio nato dalla fantasia popolare, che ammalia grandi e piccini.
Domenica 8 dicembre alle 18, Cosimo Coltraro, per la stagione firmata da Mario Incudine e realizzata grazie alla sinergia tra il Comune e l’Università Kore, vestirà i panni di Giufà in “I marrunati di Giufà”.
Personaggio antico, stolto e divertente, Giufà incarna quasi sempre nelle sue storie l’immagine dell’ingenuo e dello sbadato, che continua a conquistare il cuore dei bambini. Personaggio creato in chiave comica, nato come caricatura di tutti i bambini siciliani, fa sorridere con le sue incredibili storie di sfortuna, sciocchezza e saggezza, ma ha anche il gran merito di far conoscere meglio la cultura siciliana di fine dell’Ottocento e inizio del Novecento. Oltre alle sue origini alquanto misteriose, si narra che la nascita di Giufà ebbe un non so che di miracoloso: appena nato era già alto e grosso quanto un vitello e dotato di una forza straordinaria. E proprio in virtù di questa sua sorprendente forza si erge a volte paladino della giustizia, a difensore dei deboli e degli oppressi. Immaginando un viaggio nel quale Giufà si tuffa per portar soldi a casa, in “I marrunati di Giufà” si raccontano alcune delle più note novelle che circolano in Sicilia, tramandate per lo più dalla tradizione orale, come “Giufà e la statua”, “Giufà e la luna”, “Giufà e la porta”, “Giufà e il giusto”, e altri.
Cosimo Coltraro, Laura Giordani, Gianluca Barbagallo e Agata Castorina in scena, oltre a recitare, canteranno e balleranno interagendo con i piccoli spettatori al fine di stimolare la loro immaginazione e accrescere la loro curiosità artistica, sviluppando un nuovo e originale canale comunicativo attraverso una figura della tradizione popolare che in Italia ha conquistato grandi studiosi e letterati, a partire da Giuseppe Pitrè, il celebre studioso di tradizioni popolari e di folclore siciliano che ne raccolse e riprese le storie popolari diffuse in varie parti dell’isola, fino a Italo Calvino e Leonardo Sciascia che ne hanno parlato spesso, affascinati dal suo essere in bilico tra la furba stoltezza e la stolta furbizia.