Nella domenica che ha decretato la quasi rottura del Partito Democratico e la rottura totale delle scatole di molti italiani, si è giocata la venticinquesima giornata di Seria A che, come sempre oramai, ha dispensato sorprese per tutti. Scissionisti e non, minoranze e maggioranze.
La Juventus nell’anticipo di venerdi ha battuto il Palermo con il solito Higuain e con un ritrovato Paulo Dybala che ha ringraziato la sua ex squadra segnandole due reti. Un po’ come Renzi mentre diceva di stare sereno al buon Enrico Letta. Oramai si è diffusa la consuetudine della mancata esultanza dopo avere segnato alla squadra in cui si militava in precedenza. Un po’ come quando a Natale la nonna ti regalava col passaggio in stile pusher una banconota da 50 euro a te ed una da 20 euro a tuo fratello, ma tu per rispetto non gioivi, anzi avevi addosso una nonchalance che in confronto Diabolik è un chierichetto della parrocchia.
Tornando alla Vecchia Signora, Marchisio ha aperto le danze con un gol che gli mancava da più di un anno mentre Chochev torna a far bestemmiare Buffon dopo 6 partite in cui aveva mantenuto la bocca inviolata. Adesso testa al Porto, la Champions incombe e i portoghesi sono tutto fuorchè un ostacolo facile da superare. Mercoledì capiremo di che pasta sono fatte le ambizioni di Allegri e combriccola e se davvero i bianconeri possono ambire a diventare una superpotenza europea. Per andare avanti servono tenacia e soprattutto fortuna, tanta fortuna.
La Roma di Spalletti si sbarazza facilmente del Torino. I granata all’Olimpico durano meno di Adinolfi all’interno del Pd e il 4-1 finale e la testimonianza di come i giallorossi siano una solida realtà più di quelle di Roberto Carlino. Dzeko la mette dentro con una facilità disarmante. Hart è stato mandato via dal City di Guardiola immediatamente e forse adesso ci rendiamo conto del perché. Tornano sugli scudi Salah e Nainggolan con un gol a testa, mentre Paredes chiude le danze dopo avere chiuso col suo parrucchiere per quella capigliatura oscena.
Il Napoli riparte dopo lo stop in Champions a Madrid e batte il Chievo per 3-1. Da sottolineare la contestazione dei tifosi nei confronti del presidente De Laurentiis per lo sfogo post sconfitta in Spagna. In fondo non gli si può dare toro perché, caro Presidente, il tuo allenatore fa giocare alla tua squadra un calcio divertente, stai lottando per la qualificazione contro il Real Madrid e dopo una prestazione del genere , in cui ancora niente è compromesso non puoi dirle certe cose. Non puoi contestare i tuoi calciatori. Altro che cazzimma, servirebbe un po’ di umiltà e meno esasperazione degli eventi.
All’Inter invece servirebbe un po’ più di coerenza, specie quando si tratta di errori a favore. Stranamente ieri il rigore non dato al Bologna è passato in secondo piano e non si è gridato allo scandalo come fatto a Torino due settimane prima. Questione di priorità e di avversari. Non me ne vogliate cari tifosi, ma urge davvero accettare la sconfitta quando arriva. Senza gridare allo scandalo. Anche perché l’Inter con Pioli sta facendo davvero bene, e quando la squadra gira a dovere poi arriva anche il primo gol di Gabriel Barbosa, che da ieri ritorna di nuovo a chiamarsi Gabigol per la gioia dei suoi parenti che ne avevano perso le tracce e per la gioia degli interisti che proprio a Bologna ricordano anche il primo gol assoluto di Ronaldo.
Sorpresa della giornata è il Pescara che dopo l’esonero del povero Oddo si affida a Zeman che alla prima occasione utile rispolvera il suo amato calcio d’attacco. Risultato finale sono i 5 gol rifilati al Genoa di Juric che si sgretola come le certezze di Michele Emiliano e il suo affondo non affondo all’assemblea democratica domenicale.
La postilla di oggi non può non essere dedicata a Roberto Baggio, fresco fresco di cinquantesimo compleanno. A lui che ci ha deliziati e che ha fatto innamorare tanti di noi al mondo del calcio, onore e gloria nei secoli del secoli. E ovviamente tanti auguri.