Allorché ,nell’ormai lontano 1979 del secolo scorso, misi piede sul suolo peruviano,un cortese ed allegro taxista che mi scarrozzava su un  vecchio Dodge lungo  il “Circuito de playas”,sinuosa arteria che costeggia l’oceano pacifico dall’aereoporto del Callao fino alla spiaggia  di“ Agua Dulce” a Chorrillos, conosciuta la mia nazionalitá ,s’infervoró colmandomi  di lusinghieri apprezzamenti ed esprimendo solenne ammirazione al cospetto d’ un compatriota del  “Gran Sabio Italiano”, Antonio Raimondi!
Il senso d’imbarazzo che m’invase in quel frangente  fu pari solo alla vergogna che provavo, nudo di fronte alla mia ignoranza. Avvertivo ondate di calore fremermi lungo il corpo, arrossarmi il viso ,sicché risposi  solo con generici luoghi comuni ed una entusiastica quanto ipocrita condivisione.
Mentre il simpatico ed emozionato creolo snocciolava gesta, viaggi, scoperte e meriti del tal Antonio Raimondi,citandone  frasi ed aneddoti, mi chiedevo come fosse possibile non  averne mai sentito parlare,non aver mai letto quel nome in nessun libro di scienze o di storia o geografia che fosse,nemmeno in una minuscola nota a pie’ pagina, non aver mai udito un professore far cenno seppur breve ad un personaggio che, come continuava declamando il  taxista, formó e diresse  il Museo di Storia Naturale del Perú, fu Maestro fondatore delle Facoltá di Medicina dell’Universitá Maggiore di San Marcos ,la piú antica d’America, a cui erano state dedicate scuole, piazze, strade e statue celebrative.Autore di esplorazioni titaniche e straordinarie scoperte.Scienziato riconosciuto e pluridecorato nel mondo.
La fine della corsa in taxi giunse appena in tempo per salvarmi dall’incipiente umiliazione, avviando l’improcastinabile necessitá di saperne di piú!

Antonio Raimondi, il saggio italiano! Chi era costui?

Medico botanico,naturalista,esploratore,geografo nato a Milano nel 1824,partecipó attivamente  alle Cinque Giornate di Milano ed alla strenua difesa della Repubblica Romana.Ben presto peró le effimere vittorie cedettero il passo a repressione e persecuzione politica. S’imbarcó quindi sul brigantino “L’Industria” salpando da  Genova alla volta del Perú ove  giunse ,nel porto del Callao il 28 luglio del 1850 e da cui non sarebbe mai piú ripartito.
La scelta del Perú come teatro delle sue ricerche nasceva dallo stimolo di esplorare  l’immenso territorio degli Incas e la biodiversitá quasi infinita e quasi  totalmente sconosciuta nel mondo scientifico.Narrano che da studente fosse rimasto impressionato vedendo un gigantesco cactus peruviano nell’Orto Botanico di Milano.
Viaggió per diciotto anni ( dei quaranta che ivi trascorse), a piedi o a bordo di mulo,néi territori piú accidentati  né  le condizioni piú avverse poterono arrestare l’impetuosa ricerca. Raccolse tutti i dati relativi al paesaggio naturale e sociale che incontró nel cammino.
Piante, animali, insetti,campioni di minerali,furono da lui raccolti e catalogati mentre misure barometriche,metereologiche e mappe minuziosamente esatte ,furono complementari  alle informazioni sulle regioni che visitava.Si dedicó inoltrea conoscere , esplorare e scoprire tutto ció che  concerneva popolazioni autoctone, sperdute in villaggi amazzonici o raggruppate attorno a vestigia di grandi civiltá del passato.Documentó i giacimenti di carbone lungo il litorale peruviano, analizzó e quantificó il “guano”delle Isole Chincha, verificó il salgemma di Tarapacá,percorse le remote provincie aurifere di Carabaya e Sandia , navigó su Marañon, Ucayali, Amazzoni e tutti i piú importanti fiumi dell’oriente amazzonico, realizzó carte topografiche di cittá come Cajamarca, Chachapoyas,Huancavelica e  di monumenti archeologici come la Pampa Huanuco e la Fortezza di Paramonga. Scoprí una stele petrea della cultura pre-incaica  Chavin che in omaggio alla sua opera venne chiamata Estela Raimondi come del resto la gigantesca pianta andina battezzata   Puya Raimondi .Tra i frutti  piú mirabili dell’instancabile attivitá scientifica di colui il quale venne chiamato “el sabio italiano”, la monumentale opera “El Perú” compendia in sei volumi ,tutte le informazioni sul territorio, la geografia,la botanica, la metereologia, la natura, i gruppi etnici ,le civiltá passate e presenti del Perú.Immenso bagaglio offerto alla comunitá scientifica del mondo insieme alla collezione di circa ventimila specie botaniche catalogate insieme a minerali, reperti archeologici ed una cartografia essenziale per la conoscenza del territorio e la realizzazione delle necessarie opere di pubblica utilitá. Tutto ció faceva dire al taxista ,come del resto avviene ancora ,che “fu un italiano a scoprire e far conoscere il Perú ai peruviani”.
Molti gli attribuiscono una frase celebre quanto malinconica: “ Il Perú é un mendicante seduto sopra la cassa del  tesoro”, ma é assodato che tale espressione é soltanto  un aforismo popolare.
Certo é invece che Raimondi scrisse: “Nel libro del destino del Perú sta scritto un avvenire grandioso”.
In epoca di eroi di cartapesta, improbabili super eroi virtuali, politici da operetta e marinai d’acqua dolce non sarebbe male conoscere e riconoscere vita ed opere di autentici, grandi personaggi ,italiani passati alla storia in virtú di valorosi contributi all’umanitá ed al suo sviluppo,non per doti  da bucaniere  o  mercenario come molti di  quelli ufficiali tanto celebrati.
Per quanto mi concerne spero che questa breve nota possa eventualmente evitare a chi la legge di provare la stessa spiacevole sensazione ,da me vissuta,d’ imbarazzante vergogna.

Lima 28 Febbraio

di Santi Mirabella