“La voce di Sandro e Carla Pertini” a Enna e a Piazza Armerina. Si terrà ad Enna, martedì 7 marzo 2017 alle 18 nella sala “Paolo Morante” della Camera del Lavoro CGIL in via Carducci 16, un incontro con il professore Enrico Cuccodoro, docente di Diritto Costituzionale dell’Università del Salento, coordinatore dell’Osservatorio Istituzionale per la Libertà e la Giustizia Sociale “Sandro e Carla Pertini” e autore del libro “Gli Impertinenti – Il viaggio di Sandro e Carla Pertini nell’Italia di oggi”.
Da tempo il professore Cuccodoro va tenendo in giro per l’Italia questo evocativo momento di ricordo per dare memoria dei coniugi Pertini, come esempi per gli italiani di oggi, in particolare per le giovani generazioni.
Il viaggio proseguirà facendo tappa a Piazza Armerina, nell’incontro di mercoledì 8 marzo 2017 alle 18, nel centro espositivo “Monte Prestami” in via Cavour 2, a cura del Co.P.A.T. (Consorzio Turistico per la promozione del Territorio).
Sempre, la vita di Sandro e Carla Pertini fu orientata ai valori essenziali della libertà e democrazia, giustizia sociale e legalità in onestà e fondamentale pulizia morale. Un vigoroso esempio al quale guardare oggi, di fronte alle tante distorsioni e tensioni della società contemporanea.
Il secolo breve ha documentato nelle incisive parole di una illustre guida spirituale, per quella sua sterminata Nazione, come diventi essenziale, per aiutare qualcuno, dargli sempre la possibilità di ritrovare la propria dignità.
Ecco, proprio la dignità umana, come il valore! L’educazione alla cittadinanza, l’impegno nella politica, nelle istituzioni, nella sfera sociale costituiscono pilastri ai quali ancorare i comportamenti decisivi dell’esistenza quotidiana. Tali, le coordinate, presenti nelle numerose storie eroiche di Sandro e Carla, ormai, accomunate insieme nel fornirci un modo di agire costruttivo e coerente, capace di suscitare rispetto e passione, forza e coraggio per affrontare le sfide del momento e del tempo difficile, nel mondo, per l’Italia, in particolare. L’ambito politico frantumato e scomposto dal personalismo e dalla disaffezione per i riti della democrazia, il tarlo del malaffare e della corruzione dilaganti, “nemici della Repubblica”, un senso di patriottismo repubblicano svilito da frequenti invocazioni populiste e di facile cattura del consenso giorno per giorno, senza ragionare all’interesse del Paese reale, l’impegno speso nella cura promuovendae salutis, assai spesso piegato a convenienze e utilitarismi della impossibilità di far fronte alle più estese, derimenti esigenze e necessità dello Stato sociale contraddistinto dalla grave crisi. Ebbene, tali questioni aperte impongono di far riecheggiare, ancora, la “voce” monitoria di entrambi. Ciò, soprattutto, per stimolare i più giovani, le nostre ragazze, i nostri ragazzi, nel saper guardare lontano, consapevoli e forti in ragione della lezione ricevuta. Insomma, quasi un lascito generazionale da trasmettere per tanti di noi adolescenti che incontrarono l’umanità, l’entusiasmo e spontaneità di valorose esperienze che, ancora, dobbiamo essere in grado di chiamare a modello efficace per i nuovi cittadini; a tutti loro che non hanno potuto conoscere di persona, se non attraverso immagini spesso rilanciate dai social media, la grandezza e il carisma di Sandro e Carla Pertini nella loro eccezionale normalità.
Gagliardo, improvviso e impetuoso, il suo timbro schietto: “In questo giro, di questa terra, io vado attingendo tanto ma proprio tanto amore. Quanti giovani si vanno stringendo intorno a me. Quanta gente io vado incontrando e mi stringe la mano; mi dimostra la sua stima e il suo affetto. E’ gente nostra, io lo sento, sono Italiani che chiedono soltanto questo: di vivere tranquillamente, avendo un lavoro sicuro e, finalmente, la pace in questo nostro tormentato Paese. Non, chiedono il paradiso in terra! Chiedono che non ci sia più l’inferno nella nostra terra! Una terra che molto ha dato, terra di lavoratori che hanno faticato e ancora oggi faticano molto… E’ l’impegno che dobbiamo assumere noi, uomini politici che mi ascoltate, di risolvere questo atto di giustizia, far sì che la nostra gente, qui, possa trovare lavoro, tranquillità e pace, concretamente! Io non voglio che le giovani generazioni debbano conoscere l’amara esperienza, che abbiamo conosciuto noi”. Asciutte espressioni cariche di sentimento, che colpirono il cuore di moltissimi. Una invocazione alta, dignitosa e spontanea, ancora tanto viva e bella.
Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella per il 120° della nascita del caro predecessore, Presidente Pertini, ha sottolineato come egli avesse sempre in mente i giovani. “Erano oggetto della sua cura costante; si è servito del suo ruolo, anche per svolgere una funzione educativa, maieutica. E’ sempre stata parte della sua idea nobile della politica. Le istituzioni servono anche a questo: a trasmettere nel tempo i valori, le testimonianze, le conquiste delle generazioni che ci hanno lasciato il mondo in eredità. Anche per questo ci sentiamo oggi di dire, ancora una volta, grazie al Presidente Pertini”.
Nel messaggio autografo che ho ricevuto, il Presidente della Repubblica ha voluto scrivere, così: “Sandro Pertini – con sua moglie – è rimasto nel ricordo e nell’affetto degli Italiani e deve costituire anche in futuro un punto di riferimento per suscitare, con il suo esempio, virtù civili e morali tra i nostri concittadini e soprattutto fra i giovani”.
Nella mente di tanti connazionali riecheggiano, dunque, i confidenziali pensieri lasciati in quel biglietto manoscritto di grafia rotonda del Presidente, vergati con l’abituale inchiostro azzurro, come il suo ultimo, accorato appello. “Carla e Sandro, che si sono tanto amati e insieme hanno lottato per la libertà e la giustizia sociale. Ai vecchi perché ricordino, ai giovani perché sappiano quanto costi riconquistare la libertà perduta. La Repubblica non deve sostanziarsi soltanto di libertà e giustizia, ma anche e soprattutto di onestà e umanità. Giovani, se non volete che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate in modo che essa sia illuminata dalla luce di una nobile idea”.

Enrico Cuccodoro