Scrivere qualcosa dopo quanto successo in questi 3 giorni di campionato rischia di essere la riedizione della sagra dell’aria fritta. Se ancora lunedì montano le polemiche di ciò che è accaduto a Torino venerdì sera vuol dire solamente che il nostro è un sistema in cui domina l’alibi del perdente, di chi fatica ad accettare la sconfitta e di chi è pronto a gridare allo scandalo quando fa più comodo. Aleggia anche sul campionato lo spettro del grillismo acuto. Quello del “vergogna, è sempre la stessa cosa…qui non cambia nulla” e via con la solita solfa delle frasi fatte. Donnarumma, al termine della partita con la Juventus ne è stato magistrale interprete. Pronto a farsi carico delle frustrazioni di tutta la tifoseria e della squadra che aveva carezzato l’idea di fermare la Juve a domicilio per poi vedere andare in fumo il progetto a pochi secondi dalla fine della partita con un rigore netto, e sottolineo netto, che ha legittimato la prestazione tambureggiante di una squadra che ha cercato la vittoria fino alla fine. Il resto è fuffa. Le chiacchiere e tutti gli atteggiamenti avuti dentro gli spogliatoi sono lo specchio della bassezza in cui sono caduti diversi soggetti di quella squadra. Montella ne esce vittorioso, a testa altissima. Non una parola o un atteggiamento fuori posto per il tecnico rossonero che, anzi, ci tiene a chiedere scusa per il comportamento dei suoi giocatori. Ancora una volta per sottolineare la differenza che c’è tra gli uomini, tra chi è passato nel Milan e i tanti ragazzini che si sentono già campioni.
Anche la Juve ha le sue colpe. Non è possibile che una società che continuamente da settimane è vilipesa, aggredita, accusata da chiunque e che vede i propri spogliatoi ridotti all’osso, possa restare in silenzio. Le querele e le richieste di risarcimento danni dovrebbero fioccare. A volte infatti, l’atteggiamento di superiorità non paga, anzi legittima ad andare oltre con lamentele e complotti. Il clima che si respira mi ricorda tanto un film già visto, quello del sentore popolare. Visto che quel clima portò alla distruzione di una gloriosa squadra e del calcio italiano vorrei fare un appello ad Andrea Agnelli e alla dirigenza juventina, perché forse è arrivato il momento di non rispondere solo sul campo come è lecito fare, ma mettere a tacere anche una parte di giornalisti fomentatori. Gli strumenti legali esistono: utilizzateli!!!
A Milano hanno dimenticato quanto successo all’andata, la reazione che ha avuto la Juventus. Così come hanno dimenticato come ci si comporta anche Napoli e Inter. Gli azzurri hanno beneficiato di ben 2 calci di rigore, di cui uno abbastanza generoso, nella partita col Crotone. Ovviamente la cosa è passata sotto traccia, quasi come se fosse naturale. Paradossale che i 2 rigori siano stati fischiati nel giorno in cui anche il pubblico del San Paolo esponeva striscioni goliardici con scritto “Rigore per la Juve”. A furia di lamentare torti hanno avuto la giusta ricompensa, ma questa volta è normale la cosa, mica c’è la Juve di mezzo.
Come non c’è la Juve di mezzo per l’Inter che gioca da favola e si libera dell’Atalanta con una prestazione maiuscola . Peccato però che su un episodio in cui l’Atalanta avrebbe chiesto un calcio di rigore il buon Pioli si limiti a non  commentare perché “non è giusto parlare di queste cose”. Ce lo ricordavamo diversamente Pioli un mese fa, quando a Torino, anziché ringraziare Handanovic che gli ha impedito l’imbarcata si lamentava per due episodi mai esistiti. 
Il metodo del grillismo è la riedizione aggiornata dell’antico “futticumpagnu”, riproposta a regola d’arte nel calcio odierno da chi preferisce attaccarsi all’episodio anziché lavorare e colmare le differenze, da chi preferisce gridare allo scandalo e al complotto che favorisce sempre è solo uno. Da chi guarda cosa accade in casa d’altri perché non vede nulla propria, forse perché accecato da pagliuzze e travi oramai stagionate.  

Paolo Licciardo