Lucio Pardo è l’ex presidente della Comunità Ebraica di Bologna, una figura di riferimento non solo territoriale ma anche nazionale. Con lui ho svolto buona parte delle mie ricerche e si è sempre rivelato un informatore interessante da un punto di vista etnografico.  Mi ha concesso questa breve intervista giornalistica per EnnaOra. Abbiamo un patto scientifico-politico: non sottrarci al dialogo.
Un commento sull’appoggio di Netanyahu a le politiche pro-muro di Trump?
Donald Trump non si regge certo sull’appoggio di Netanyahu, ma su quello degli americani!
Secondo quello che ho letto dall’ultima rilevazione Reuters/Ipsos, il 49 per cento dei cittadini statunitensi approva lo stop ai migranti del neopresidente Usa, mentre solo il 41 per cento non è d’accordo. Un consenso trasversale, anche tra i democratici: il 55 per cento di loro vuole limitare l’afflusso di rifugiati.
Il Paese è decisamente spaccato, anche all’interno dei singoli schieramenti. Mentre il 51 per cento dei repubblicani “approva decisamente” la chiusura delle frontiere degli ultimi giorni, solo il 53 per cento dei democratici è nettamente contro queste misure. Segno che la linea dura di Trump sull’immigrazione trova consensi a livello trasversale.
La stretta sui migranti decisa recentemente da Donald Trump ha fatto molto discutere, anche perché ha coinvolto anche i cittadini stranieri regolarmente residenti negli Stati Uniti (i possessori delle cosiddette “green card”), anche di doppia nazionalità, che all’improvviso non sono potuti tornare a casa e dalle loro famiglie in America. L’amministrazione Trump ha fatto filtrare una piccola retromarcia su questi singoli casi. Ma il resto del decreto presidenziale per ora è rimasto intatto: per almeno tre mesi a tutti i cittadini di Siria, Iraq, Yemen,Libia, Sudan, Somalia e Iran è negato l’ingresso negli Stati Uniti, e lo stesso a tempo indeterminato per i rifugiati siriani. Per Trump è una decisione contro “gli estremisti islamici”, per i suoi oppositori un evidente “bando nei confronti dei musulmani”.
 
Certo anche se sono musulmani anche gli Emirati, l’Egitto, la Tunisia. Contro di queste nessun atto restrittivo. Le comunità ebraiche fuori da Israele non risentono di queste prese di posizione? 
Penso di no.
Negli USA oltre il 60% degli ebrei vota (o votava prima di Obama) democratico.

Lucio Pardo, Comunità Ebraica di Bologna


La politica americana ha assunto molte posizioni in favore di Israele, ora assume con Trump tratti grotteschi dell’intolleranza. Tutto questo ne vale la pena per avere l’Ambasciata a Gerusalemme?
Non sempre e comunque non con Obama che è arrivato a sostenere all’ONU la mozione araba che gli ebrei non hanno niente a che vedere con la terra di Israele), ma non mi pare di svelare un mistero, ora assume con Trump tratti grotteschi dell’intolleranza e  mi piacerebbe che stampa e TV ne  fornissero anche esempi e non solo giudizi.
Non mi sembra che l’Iran che vuole costruire l’atomica per “cancellare Israele dalla faccia della terra “ né che la Siria “filantropica” sua alleata siano buoni maestri.
Tutto questo ne vale la pena per avere l’Ambasciata a Gerusalemme?
L’Ambasciata USA e poi quella di G.B. Australia, Canada, Giappone etc. è una difesa in più contro la minaccia di trasformarla in una nuova Aleppo, Mossul, Palmira etc. 
 
Credo che le comunità ebraiche facciano operazioni importanti di apertura agli altri gruppi culturali e religiosi. S’intende che è un dovere democratico, ma è anche uno spirito dell’amore per la cultura, proprio dell’ebraismo. Confortante quello che è successo in Canada dopo l’attacco alla moschea in cui la comunità ebraica ha affidato le chiavi della sinagoga alla comunità islamica. La pace qui e la guerra altrove?
Certo che lo fanno : in casa loro.
Israele è l’unico posto al mondo dove deputati arabi vengono eletti alla Knesset democraticamente , giudici arabi stanno nella Corte Suprema per merito culturale e non politico, Iman arabi ,nella preghiera del venerdì (in un posto di Gerusalemme dalle 11,00 all12,00) esortano dal loro minareto liberamente a sgozzare gli ebrei e non vanno in galera (la polizia dice che intervenire sarebbe peggio).
Le colonie rendono impossibile la creazione di uno stato palestinese vivibile?
Le colonie sono solo un pretesto. Le classi dirigenti non hanno nessun interesse a perdere i fiumi di dollari che arrivano dall’Onu (UNRWA) dall’Europa, dai petrodollari arabi.
Le colonie secondo le leggi internazionali sono illegali. Sono giudicate illegali dall’ONU, dall’Unione Europea e dalla Corte Internazionale di Giustizia. Secondo recenti stime, a oggi ci vivono 550mila persone.  Sono considerate dalla comunità internazionale, da diverse importanti ONG e da pezzi della sinistra israeliana come il principale ostacolo al raggiungimento di un accordo di pace in tempi brevi fra israeliani e palestinesi. 
No. Sarebbero illegali se fossero sorte sul territorio di uno stato sovrano militarmente occupato, ma quello stato sovrano proposto dall’Onu nel 1947 non è mai sorto. La Lega Araba non lo voleva , Voleva distruggere Israele e ci ha provato 4 volte (1948,1956,1967, 1973) MA NON CI è RIUSCITA , allora ha cominciato una guerra propagandistica demonizzando Israele ovunque con discreto successo. Tutti  i diversamente amici degli ebrei del mondo si sono scoperti amici dei palestinesi  
Israele poi ha provato a fare la pace , dopo avere respinto attacchi terroristici dal Libano e da Gaza.
Sembrava arrivata alla fine con gli accordi di Oslo , ma Arafat ha rifiutato (mediatore Clinton).
Poi ha provato ha ritirarsi unilateralmente dal Sud Libano (Ehud Barack) e Da Gaza (Sharon) In cambio ha ottenuto : Intifada 2 (Al  Aqsa), bombardamenti dal Libano (HIìtzbollah di Hassan Nasrallah) e da Gaza.
Cosa speri quando torni in Israele?
Che decresca nel mondo la voglia di mantenere viva la “diversa amicizia” verso israeliani ed ebrei,(BDS etc) che i fondi pro palestinesi vadano  più all’agricoltura, alla sanità ed alle scuole che ai missili ed ai capi clan interessati a mantenere i “profughi” della IV generazione nell’odio e nell’ozio. Che l’Onu torni ad essere un organo veramente super partes e non una succursale di altri.
 
 

di Valentina Rizzo