Le pagine che seguono sono un estratto del romanzo inedito di Santi Mirabella “ Sette frammenti di specchio”, in particolare di uno degli episodi che lo integra, denominato “ Campane e Catene”, offerto in anteprima esclusiva alla rivista EnnaOra, con espressa avvertenza che l’opera é giá protetta dal “copyright” dell’autore e che qualsiasi altro uso, anche parziale,copia, plagio o utilizzazione non permessa espressamente dall’Autore,sara’ perseguito e punito in sede civile, penale e commerciale ed in qualsiasi altro foro competente a norma delle vigenti leggi italiane ed intenazionali sul diritto d’autore.
“In Sicilia i venti e le correnti d’aria ,oltre che fenomenici flussi climatici ed atmosferici, sono anche portatori di notizie.
Soffiano e corrono sulla Trinacria, sulle sue tre coste,sfiorano i suoi tre mari, s’insinuano veloci ed ineffabili tra colline e montagne che delimitano, formandole, le sue tre valli, scompigliano con carezze miti e temperate le chiome di Siculi, Sicani e Sicilioti, le sue tre stirpi autoctone.
L’esclusivo privilegio di “giocare in casa”, grazie al padre Eolo residente in un’isola dell’Isola, li rende in effetti unici e peculiari.
Sono brezze,refoli,mulinelli.Sono temperati,tiepidi,caldi e torridi.
Sono freschi,freddi,gelidi ed artici.
Per volontá di Eolo non é loro concesso ludica stravaganza alcuna ne capriccioso divertimento.Uragani,tifoni,monsoni e tornadi sono banditi dall’Isola.
Di tanto in tanto Eolo ,da buon padre, li vezzeggia e li lascia sfogare in  spettacolari,ardite trombe d’aria.
In Sicilia, i venti sono messaggeri ed ambasciatori.

Lo scirocco porta notizie dalla Siria,il levante dal Libano e dal Medio Oriente,il ponente da Gibilterra raccogliendo i sussurri e le urla dell’Atlantico,il maestrale dal nordovest, e la tramontana gelida e secca soffia sin dalla lontana Artide, raffreddando gli spiriti bollenti dei “caudi di testa”  dell’Isola.

 
Il libeccio riceve ,sulle coste di Libia e Cirenaica,messaggi e notizie dal ghibli del Sahara,portando in regalo sabbia rossa del deserto in enormi quantitá.
Nelle isole Eolie circola il pettegolezzo che il Libeccio sia,tra i figli di Eolo,l’unico a non sopportare di buon grado d’essere trasparente ed invisibile.Dicono che per tal motivo suo fratello,Ghibli l’africano, solleva immense quantitá di sabbia rossa consegnandogliela  affettuosamente in un turbolento e vorticoso abbraccio nei cieli della Sirte affinché giunga all’Isola vestito di splendidi drappeggi purpurei che lo rendano visibile al colto ed all’inclita.
Senza ombra di dubbio in Sicilia,quando il cielo si tinge di rosso sempre di piú fino a trasformarsi in foschia vermiglia,la gente dell’Isola sudando incontrollabilmente, giorno e notte, anche senza muoversi,avverte che “u vintu ‘i l’Africa”,“u Libbeccciu” é arrivato.
Sa pure che quando il caldo e l’umiditá saranno divenuti insopportabili ed il cielo assumerá ,al pari dell’aria,aspetto e forma di tempesta di sabbia nel Sahara,una scrosciante,intensissima,violenta e breve pioggia di goccioloni caldi allevierá l’arsura sgombrando l’etere.Sanno che ritorneranno,alzando gli occhi,a rivedere le loro amate stelle d’argento incastonate nel prezioso broccato del loro cielo blú ,quindi abbassando lo sguardo verso il suolo torrido ,vedranno la pioggia evaporare tra sbuffi ed effusioni che ricordano l’Averno.Potranno quindi osservare al contempo la celestiale rarefazione del cielo e la contraddittoria densitá della terra e finalmente dormire un sonno profondo e ristoratore cullati da una  brezza fresca e pulita.Ed al risveglio troveranno  tutto coperto da tonnellate di sabbia rossa fina come talco, come se intere dune del Sahara fossero giunte per servire da vestito al capriccioso libeccio ma anche per ricordare ai fratelli siciliani il loro atavico, ancestrale,inscindibile legame con la Madre Africa.

Sicché verosimilmente fu un loquace venticello palermitano che partendo dalle pendici di Monte Pellegrino,acquisí velocitá sulla Conca d’Oro,sorvoló le Madonie per planare fino ai Monti Erei e ondeggiante atterrare a Calascibetta ove si prese cura di recapitare, a chi di dovere, le gesta di Michelino.

 
Non sarebbe altrimenti spiegabile come molti tra i compaesani, cominciando dalla sua famiglia,fossero al corrente d’ogni cosa,al pari di elogi sperticati  e  complimenti appariscenti dei notabili del paese, ne le pacche sulle spalle di amici e coetanei che lo guardavano compiacenti e rivolgendogli sorrisi allusivi e tendenziosi s’affannavano ad invitarlo in privato per far si che “cuntassi tutti cosi”.Si racconta addirittura che una ragazza,presumibilmente interessata a lui, gli diede con pungente ed insinuante sarcasmo un tenero affettuoso saluto mediante uno stizzito:” Benvenuto…..pianoforte!”
Nella millennaria, incomparabile cultura siciliana che reputa la miglior parola  in assoluto “chidda ca un si dici”, solo i venti potevano ricoprire la delicata funzione di messaggero,portatore di notizie e indiscrezioni,leggende e racconti,miti e supposizioni.
Eterei, invisibili ed insuscettibili di patire ricatti o intimidazioni,impersonali ed incorporei,impossibili da ferire,torturare o uccidere,irrangiungibili persino dalla “lupara bianca”,incapaci d’aggiungere o togliere qualcosa alla notizia.
Autentici ambasciatori che non portano pena!
É possibile che per tale motivo siano stati creati i venti, in Sicilia.
Purtroppo,ormai da qualche tempo ,gli eterei messaggeri portavano anche e soprattutto notizie di guerra e dolore,sangue,sofferenza e pianto da ognuno dei punti cardinali.
Dopo la deflagrazione del conflitto scatenata dal demente germanico anche l’italico demente aveva trascinato le sue genti nell’orrore della guerra e delle ambizioni colonialiste.In Albania, nel Peloponneso, in Libia e Cirenaica, in Somalia,in Abissinia ed Eritrea…..
Sembra che in quegli anni il vento d’Africa recasse con se in Sicilia oltre che sabbia vermiglia anche l’acceso cremisi del sangue versato nella folle avventura.”
Dal Capitolo “Campane e Catene” del romanzo originale  “Sette frammenti di specchio” di Santi Mirabella.

[Foto di Maurizio Campisi]