Il rischio maggiore che si corre quando si interviene in un vicenda come quella che ha determinato la trasmissione della Perego è di incorrere nella banalità proprio perché tutto, o quasi, è palesemente banale.
La trasmissione inquisita, s’appartiene a quel segmento cosiddetto di entertainment, ossia di intrattenimento; di banale intrattenimento, come quando ci si incontra tra conoscenti per strada o si chiacchiera dal barbiere. Ci si intrattiene, discutendo del tempo, del battesimo dei figli, del rincaro della frutta. Argomenti importanti certo, ma affrontati con la leggerezza dell’intrattenere per un po’ l’interlocutore. Si parla del battesimo e non di religione, del rincaro del broccolo, ma non delle imposizioni dell’UE in agricoltura. Insomma, anche se il sociologo o l’antropologo va dal panettiere, si intrattiene con chi lo anticipa nella fila, senza alcun coinvolgimento intellettuale che vada oltre, quanto la banalità che l’intrattenimento di qualche minuto richiede.
Così la Perego, che intrattiene gli ospiti in uno  talk show banale come“Parliamone Sabato” in onda in un giorno di relax, racconta banalmente di cose e di fatti, seppur importanti, resi assolutamente banali e adeguati allo scopo originario, quello dell’intrattenimento.
Il problema infatti non risiede solo, e quello lo è e tanto, nel sessismo-razzismo della catalogazione  che si fa delle donne dell’est dell’Europa, alle quali vanno le scuse e il rispetto che meritano, ma anche nella banalità di una trasmissione che la stessa conduttrice, contribuisce a rendere ancora più utilmente banale.
Utilmente banale. Proprio così. In televisione, il banale è assolutamente utile. 
Il mitico Mike Bongiorno riuscì a magnificare la propria banale capacità di intrattenere il pubblico, proponendo stereotipi, atteggiamenti conosciuti ai più, gaffe naturalmente popolari e popolani, semplificazione del linguaggio fino a ricondursi all’interno di un vocabolario medio. 
Ovvio che il personaggio era ben diverso dalla persona, lo stesso forse non si può dire per la Perego (ma non ne sono sicuro). 
La televisione è notoriamente bugiarda, intellettualmente costruita e ispirata alle discussioni che sentiamo nelle file alla posta. In una parola è banale. La Perego lo sa e si adegua; se le viene facile non mi è dato saperlo. Mike Bongiorno la inventò e Vespa, Conti, Costanzo, De Filippi e così via si sono arricchiti in denaro e popolarità. Coi soldi nostri, ma questa è un’altra storia.
Ciononostante, la Perego con le sue tabelline dedicate alle motivazioni etniche-antropologiche-sociali-sessuologiche-filosofiche-eccetra-eccetra, insomma con le sue fregnacce, sue e dei suoi ospiti e dei curatori del programma e di chiunque ha ipotizzato quella puntata in quel modo, riesce a catalizzare l’attenzione più di quanto avesse fatto dall’inizio della trasmissione all’altro giorno. 
Molto di più. Il CdA della Rai chiude i battenti alla trasmissione. Ben fatto. Troveremo la Perego in un’altra emittente prima che il gallo canti. 
La Perego non ha mai avuto più visibilità e notorietà di oggi. Questo conta in Tv, solo questo. Purtroppo non ha potuto avere più popolarità di quando la Signora Longari è caduta sull’uccello di Mike Bongiorno. Ma anche questa è un’altra storia.

di Paolo Garofalo