“Più di sei motivi per scegliere l’antropologia culturale” è una lettera scritta da un gruppo di antropologi culturali che facendo rete e utilizzando i social in cui esprimono un parere coraggioso sul caso di RAI 1.
Un punto di vista chiaro sulla vicenda che mette in luce non l’eccezionalità dell’errore bensì la serialità dell’atteggiamento superficiale della televisione e dei media. In molti hanno dato risonanza alla lettera tra cui l’Associazione Nazionale Professionale Italiana di Antropologia (ANPIA) e il COLAP Nazionale (Coordinamento delle Libere Associazioni Professionali).
Esistono professioni volte a comprendere queste dinamiche culturali, ecco perché EnnaOra condivide la lettera e augura buon lavoro agli antropologi culturali che sostengono la causa.

di Valentina Rizzo

 

Più di sei motivi per scegliere l’antropologia culturale

 

Egregia Presidentessa Monica Maggioni,
Egregio Direttore Antonio Campo Dall’Orto,
Egregio Direttore Andrea Fabiano
Egregi/e componenti del Cda Rai
 
Vi scriviamo in merito ai recenti accadimenti relativi alla trasmissione Parliamone Sabato.
Ci sentiamo in dovere di prendere la parola dal momento che nella trasmissione al centro delle polemiche di questi giorni è andato in scena un dibattito prettamente antropologico. In quanto antropologi e antropologhe ci permettiamo quindi di fornire il nostro parere professionale sulla questione e lanciare una piccola sfida che, visti i vostri dignitosi commenti rispetto alla vicenda, siamo sicuri accetterete.Un errore?La pluralità di posizioni che si sono espresse in merito alla questione, per quanto lodevoli, tendono ad attribuire all’evento un carattere di erroneità e straordinarietà. Nella maggior parte delle esternazioni si parla infatti di “errore folle” nel mandare in onda quei contenuti. Sostenete, principalmente, che queste vicende non rispettino la missione del servizio pubblico. Tuttavia, la parola errore rischia di essere riduttiva, perché sembra riferirsi a uno sbaglio contingente, imprevisto e temporaneo. A nostro avviso, invece, la trasmissione rappresenta un format oramai consolidato sulle reti Rai. In questo format dei personaggi famosi interpretano il ruolo di “persone comuni” e sono chiamati a discutere pubblicamente di tematiche di “senso comune” incoraggiati dalle provocazioni del conduttore o della conduttrice.Questo tipo di format rappresenta al meglio una “messa in scena”, quindi una rappresentazione, di quella che noi studiosi delle differenze culturali definiamo “antropologia di senso comune”. Ovvero l’espressione di retoriche, immaginari e valori che permettono ai gruppi sociali di continuare a costruire discorsi su di sé e sugli altri. Retoriche che, lungi dall’essere neutre, “erronee” o “naturali”, sono invece l’esito sintomatico di rapporti di potere generalmente invisibili e difficili da mettere a fuoco, spesso carichi di violenza. Ed è proprio per questo motivo che il tentativo della conduttrice Paola Perego di mettere in questione alcuni stereotipi e di sottoporli all’opinione degli ospiti in studio si è rivelata non solo inutile, ma anche controproducente. Senza un’adeguata competenza e preparazione, non si fa altro che riaffermare inaccettabili stereotipi, rilanciandoli grazie all’autorevolezza e alla capacità di diffusione della televisione di Stato.Un’opportunità da non perdereÈ una scelta forte quella di chiudere la trasmissione. Tuttavia rischia di limitarsi a censurare un inconveniente spiacevole, lasciando che quell’inconveniente continui a lavorare indisturbato e a riflettori spenti. Avere portato con tanto clamore alla ribalta la rappresentazione di questi processi di potere e violenza, che, come evidenziato dalle migliaia di critiche piovute sulla trasmissione, mortificano gli esseri umani dentro immagini stereotipate, può rappresentare invece un’opportunità. Quella di mostrare come si possa parlare in un altro modo di tematiche che inevitabilmente nascono dalle trasformazioni culturali, sociali, politiche ed economiche che ogni società si trova ad affrontare.
Pensate come siamo fortunati! Esistono delle professionalità formate all’interno delle nostre Università appositamente per comprendere i fondamenti di queste dinamiche. Siamo proprio noi antropologi e antropologhe. Diverse migliaia di persone che raramente esercitano la professione per cui sono state formate, col risultato che l’analisi della complessità delle dinamiche sociali relative all’incontro culturale venga affidato alla disinvoltura di qualche personaggio dello spettacolo.
Una sfida
Se dobbiamo apprendere una lezione da questo “errore”, è proprio che di errore non si tratta. Allo stesso tempo crediamo che sia da valorizzare il tentativo, sicuramente espresso goffamente, di parlare pubblicamente, anche attraverso i canali televisivi, di stereotipi di genere, di processi migratori e della paura dell’incontro con l’altro. Siamo pronti allora a lanciare una sfida: perché non portare alla ribalta i più svariati pregiudizi culturali e decostruirli in una trasmissione pensata per il grande pubblico? Perchè non provare per esempio a pensare ad un format intelligente, divertente e anche di intrattenimento (senz’altro con l’aiuto di autori televisivi), con il coinvolgimento di professionisti? Molti di noi sono quotidianamente impegnati a realizzare interventi con bambini, adolescenti e adulti, e riescono a trasmettere attraverso il confronto e il gioco messaggi profondi e spesso controintuitivi, costruendo assieme a loro discorsi alternativi a quelli della violenza di genere e del pregiudizio culturale. Crediamo sia giunto il momento di portare queste discussioni ad un altro livello. Questo richiede delle responsabilità sociali che non si limitino alla chiusura di qualche programma che ha superato ingenuamente il limite consentito, ma che aspirino ad immaginare, anche attraverso il servizio pubblico, orizzonti di senso del tutto nuovi.
ADESIONI
Antonio Liguori Università di Bologna
Giacomo Pozzi Università di Milano-Bicocca (Phd)
Elisabetta Capelli Universtità di Bologna
Sara Iacopini Università di Bologna
francesca valente Università Milano-Bicocca
Cinzia Costa Universita di Modena e Reggio
Gianmarco Grugnetti Università degli Studi di Milano-Bicocca/Ribaltamente, formazione interculturale per tutti
Laura Di Pasquale Università del Sussex, Brighton
Cora Digiorgio Unimore storia e antropologia del mondo contemporaneo
Luca Lavino Unimore
Elisabetta Dall’Ò Università degli Studi di Milano Bicocca
Matteo Fano École des hautes études en sciences sociales
Camilla Scagliarini Ordine degli Psicologi
fabio fichera ANPIA (associazione nazionale professionale italiana di antropologia)
Giuliano Mara Di Marco ANPIA
Erika Grasso Università degli Studi di Torino
Marta Mosca Università degli Studi di Torino (PhD)
Federica Lanini Università degli Studi di Roma La Sapienza
Stefano Zanarini Università di Bologna
Federica Tassone Università La Sapienza
Marika Virginia Chiodero Università degli Studi di Milano-Bicocca
Veronica Polese Universitá di Napoli Federico II
Maria Chiara Miduri Centro di Ricerca Applicata MOSAICO – New York Academy of Sciences (Anthropology Section)
Arianna Angelini Università di Bologna
Tiziana Tonon Università di Genova
Chiara Cestari Università di Torino
Chiara P. Iencarelli Università degli Studi di Torino
Stefania Renda Yunnan Minzu University (PhD), Cina
Valentina Vitale Università degli Studi Roma Tre
Arianna Sterpone Universitá di Torino
Alexandra D’Angelo Università Autonoma de Barcelona
Serena Caroselli Università degli Studi di Genova (Phd)
Alessandro Forina Universidad Complutense de Madrid
Rosa Tolla Università degli studi di Napoli, Federico II (PhD)
Isabella Riccò Universitat Rovira i Virgili, Tarragona
Francesco Aliberti Università Sapienza di Roma
Valentina Cucurachi Università degli Studi di Perugia
Simona Annaloro
Sara Varcasia La Sapienza, roma
Mattia Nebbiai Operatore sociale A.S.A.D. Perugia
Alessia Lezzi
Dario Bettati università La Sapienza di Roma
francesco melito La Sapienza Roma
doriana schifone La Sapienza Roma
Chiara Carletti CREA- Centro Ricerche Etno-antropologiche
Luca Ciurleo Anpia
Francesco Falzetta Università degli studi di Milano Bicocca
Milena Belloni Universita’ di Anversa
Cinzia Brambilla Università degli Studi di Milano -Bicocca
Lorenzo Nicolosi Università Roma La Sapienza
Dorella Cuomo
Eleonora Vianello Università Ca’ Foscari di Venezia
Matteo Torani
Lorena Manente Università di Bologna
Marina Berardi Università di Roma La Sapienza – Scuola di specializzazione Beni Demo etno -antropologici
Sofia Cianfarani Università La Sapienza di Roma
Tiziana De Sena Università degli studi di Napoli Suor Orsola Benincasa
Anna Tozzi Di Marco Centro Ric&Doc in Tanatologia culturale
M. Caterina Mortillaro (PhD) Università di Milano Bicocca
Nicolò Filippi Università Ca’ Foscari di Venezia

PER SOTTOSCRIVERE: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdHsu-9t5nSr3a5rgGf_nbSKYVDAAfKntFR-7Kf9VXD_ZInuA/viewform?c=0&w=1