Secondo l’Isfolun disabile non riesce a trovare un lavoro causa di quattro fattori tra questi vi sono alcuni limiti legati proprio alla conduzione interna dell’azienda stessa: scarsa conoscenza delle patologie; impreparazione ad accogliere la persona con disagio mentale; scarsa condivisione e sostegno assenza di reti di sostegno per gestire il disagio scarsa propensione all’investimento.
Un punto che merita attenzione riguarda l’atteggiamento nei confronti del lavoratore con disabilità mentale, (e io aggiungo non solo nei confronti di quest’ultimi, ma per tutte le patologie di disabilità), che può manifestarsi in un comportamento eccessivamente compassionevole, o la scarsa valorizzazione delle potenzialità del soggetto, o la vigilanza eccessiva sul suo lavoro.
Un terzo fattore e dovuto, sempre secondo questo studio condotto dall’Isfolm, è dato dalle motivazioni dell’assunzione, che possono essere: pietismo, obbligo di legge o solidarietà.
Infine vi è una quarta causa dovuta ai “limiti auto-percepiti”: come l’ansia da prestazione, l’incapacità, la scarsa autostima, le aspettative grandiose o irrealistiche, i sentimenti di solitudine e abbandono, la destabilizzazione di fronte alla novità del lavoro. Causa che purtroppo posso testimoniare con un esperienza diretta a quando  nel 2014 ho fatto la mia prima esperienza lavorativa, grazie a un progetto formativo programma AMVA-Giovani laureati.net, che ho svolto presso l’associazione Italiana Assistenza agli Spastici -AIAS- di Enna come archivista.
In Sicilia ci sono 500 mila di persone da impiegare con la disabilità e, dichiara al giornale Vita, il presidente di Anffas Sicilia Giuseppe Giardina: “la Regione Siciliana non riesce nemmeno a garantire i servizi essenziali. Figuriamoci gli investimenti per abbattere la disoccupazione tra i disabili”.
 

di Andrea Fornaia