Contraddizioni tattiche o confusione politica

Mi chiedo a quale gruppo politico si iscriverebbero oggi Luigi Einaudi, Ugo La Malfa, Giovanni Malagodi, Riccardo Lombardi, Giorgio Almirante, Enrico Berlinguer, Palmiro Togliatti, Alcide De Gasperi e tanti altri fondatori della Repubblica italiana. Mi chiedo se si sarebbero o meno collocati all’interno di quelli che oggi apparirebbero come i loro pronipoti o se sarebbero fuggiti, indignati, magari ripensando alle scelte compiute in sede di Assemblea Costituente e dopo.
Mi chiedo cosa direbbe, ad esempio, Giorgio Almirante, fondatore del Movimento Sociale Italiano, divenuto poi Alleanza Nazionale, sicuramente fautore della unicità dello Stato, vedendo Giorgia Meloni, giovane leader di Fratelli d’Italia e sua pronipote, flirtare con l’altrettanto giovane segretario della Lega, Matteo Salvini, fautore di un’Italia una e trina, sulla base di presunti valori di una destra piuttosto svalutata quanto disorientata, anche grazie alle picconate vaticane.
E cosa direbbero i citati uomini illustri vedendo Beppe Grillo, cabarettista, spinto in politica dall’alta e destabilizzante finanza globale, il quale, da una parte, contesta l’euro, moneta senza stato, e dall’altra avrebbe voluto Prodi, il suo inventore, come presidente della Repubblica.
Mi chiedo cosa direbbero Lombardi, Malagodi, La Malfa, vedendo travolgere i pilastri dei valori liberali e socialisti da parte di partiti-azienda o di piccoli presunti leader pronti a sostenere tutto e il contrario di tutto, dopo aver raccolto messe di voti facendo appello a principi liberalsocialisti, in vista di un “miracolo italiano” crollato sotto i colpi di ingegno di opportunisti e traditori.
Mi chiedo cosa direbbero Pietro Ingrao o Enrico Berlinguer nel veder andare a braccetto il loro pronipote, Luigi Bersani, con il pronipotino di Fanfani e De Mita, Matteo Renzi.
Ma ciò che mi incuriosisce di più è capire come mai nessun italiano si stia chiedendo se non sia il caso di ricominciare da zero, magari da una nuova Costituzione che ridia dignità ai cittadini i quali, non volendo soggiacere al sistema appena tratteggiato, dovrebbero ricordare, innanzitutto, che la sovranità appartiene al popolo, non alle borse, né ai mercati e men che meno alle oligarchie eterodirette