Il Gip ha convalidato gli otto arresti dell’operazione Bucefalo, condotta all’alba di domenica dagli agenti della Squadra Mobile e dai militari della Compagnia di Enna della Guardia di Finanza, su un presunto giro di corse clandestine di cavalli sulle strade statali. La decisione del giudice Luisa Maria Bruno, che ha accolto la richiesta di convalida del sostituto procuratore Francesco Rio, tuttavia dispone la remissione in libertà di due arrestati, il piazzese Calogero Abati e il grammichelese Mario Novello; e modifica gli arresti domiciliari, per gli altri sei, imponendo solo l’obbligo di dimora nei rispettivi paesi di residenza. Abati, difeso dall’avvocato Francesco Alberghina, è ritenuto dalla Procura un collaboratore di Salvatore Gagliano – il proprietario di Supertopo, il campione che si avrebbe dovuto gareggiare, secondo l’impostazione della Procura, con un cavallo di Gela – e all’udienza di convalida si era avvalso della facoltà di non rispondere. Novello, difeso anch’egli dall’avvocato Alberghina, è invece il maniscalco che per l’accusa avrebbe dovuto ferrare i cavalli in vista della gara. Nel corso degli interrogatori, va evidenziato Gagliano si era difeso negando che vi dovesse essere alcuna gara, quella mattina. Semplicemente si sarebbe dovuto svolgere un allenamento di Supertopo, un cavallo premiato che avrebbe voluto riprendere a correre, ma a farlo legalmente, non nelle competizioni clandestine. Quella mattina, secondo lui, si sarebbe dovuto svolgere semplicemente un allenamento. E la presenza massiccia di persone, una cinquantina, venute da tre province della Sicilia, secondo lui si spiegava solo con la passione per i cavalli della gente. La Polizia e i Finanzieri, va detto, la pensano diversamente: l’ipotesi è che vi dovesse essere una sfida vera e propria, saltata solo perché le “vedette” – di cui l’organizzazione si sarebbe dotata – si erano accorte della presenza del personale in divisa o con le pettorine delle forze dell’ordine.
Il maniscalco si è difeso respingendo le accuse e asserendo di essersi trovato quella mattina, all’alba di domenica, di passaggio dalla statale 117, in territorio di Piazza Armerina, perché sapeva che lì ci sarebbe dovuto essere un allenamento di Supertopo, ma soprattutto perché stava andando a trovare sua suocera a Valguarnera, dunque proveniva da Grammichele. Obbligo di dimora per Gagliano, per il proprietario del presunto “avversario” di Supertopo, il gelese Rosario Cassarino, difeso anch’egli dall’avvocato Alberghina, che difende tutti tranne Andrea Criscione, calatino, uno dei presunti organizzatori e promotori delle gare, nonché fantino, che è difeso dall’avvocato Francesco Villardita. Obbligo di dimora, dunque, per Criscione, per i fratelli Salvatore e Emanuele Puccio di Gela, e per il gelese Giuseppe Emmanuello, ritenuto il coordinatore delle vedette impegnate nell’organizzazione della gara che si sarebbe dovuta svolgere, secondo gli inquirenti, domenica scorsa; nonché scommettitore. L’avvocato Alberghina ha espresso soddisfazione per la remissione in libertà di Abati e Novello, mentre si è riservato di adire il Tribunale del Riesame per la posizione degli altri cinque suoi clienti a cui è stato imposto l’obbligo di dimora.