Mentre per la serpeggiante trocha ci addentriamo a passo lento e silenzioso nella selva, la prima presenza animale si manifesta discreta sotto forma di un motelo  (grossa tartaruga di terra) che attraversa obbliquamente il nostro sentiero,mettendosi in bella mostra grazie alla sua celeberrima andatura lenta, ma la dolce quiete viene subito scossa dal rumoroso rimbombo di zoccoli animali in rapido avvicinamento. Recido di netto la vostra crescente tendenza all’ansietá circa mole, genere e tipo della  bestia ormai prossima, anticipandovi che state per conoscere un esemplare di  tapir o sachavaca (quechua: quasi vaca) l’immensoma innocuo tapiro amazzonico, pacifico ,giocherellone, vegetariano e molto robusto. E´un cucciolone che chiamiamo Solitario perché fu l’unico sopravvissuto all’agguato dell’ otorongo ( giaguaro) che sterminó la sua famiglia.Curato , adottato e liberato nella riserva suole  venir a salutarci quando siamo in escursione.Cosí il vostro timore svanisce cedendo spazio ad una sbigottita ed allegra sorpresa per la estemporanea, saltellante ed ingrombante presenza del tapiro che si dilegua peró  agilmente tra i cespugli.
Il crescente intreccio di alberi, palme, arbusti, felci,liane, saprofiti, parassiti, funghi, bromelidi mi induce ad evidenziarvi che non esistono quasi ,tra migliaia di alberi, tronchi  e rami che non siano ricoperti da  qualcuno  o da tutti i citati  e non sempre graditi ospiti. Non esistono ,quasi….perché in effetti qualcuno c’é. Da una distanza di tre metri circa vi mostro infatti una di tali rarezze:l’albero del Tangarana ( Triplaris Americana) elegante,di corteccia chiara e pulita, assolutamente libero da liane, muschi, licheni, rampicanti, orchidee,simile ad un albero di Palta (Avocado). Una visione che causa piú d’un sospiro d’ammirazione per quel bellissimo albero dal legno bianco, straordinariamente curato, fin alla base ed attorno al tronco, pulito,l’erba ben falciata,quasi che un misterioso giardiniere se ne prendesse periodicamente cura. Ci avviciniamo con tanta circospezione al Tangarana, che mi vedo obbligato a ricordarvi di rimanere dietro di me,di non pensare nemmeno di avvicinarsi o toccare l’albero né , meno che mai, di sostare sotto i suoi bei rami bianchi spesso fioriti di rosa intenso. Poi dopo la breve serie di colpetti che dó  sul tronco con la punta del machete,come bussando discretamente all’uscio,immediatamente dai buchi della corteccia del tronco e di ogni ramo dalle radici fino alla cima, fuoriescono migliaia e migliaia di piccole, rapidissime ed agressive formiche rosse, anch’esse chiamate Hormigas Tangarana: uno o due dei loro morsi causano febbre altissima,da sei /sette morsi in poi, crisi anafilattica e decesso.Comprendete di botto quindi che i miei non erano manie di grandezza ne atteggiamenti del mio eroe Corto Maltese, o magari anchq quello ma soprattutto conoscenze di vitale importanza!
In evidente relazione simbiosi mutualistica, barattano ordine e pulizia per dignitoso ed esclusivo alloggio : un  “ottimo affare,” tanto per l’albero quanto per la colonia di formiche rosse.
Vi racconto che il Tangarana e´noto sin dall’antichitá, anche come “Arbol de la Justicia” ,dato che fungeva da patibolo per assassini e violentatori, bugiardi ed imbroglioni, adulteri e traditori della famiglia e della tribú, che venivano legati al tronco ed offerti in pasto alle fameliche formiche.
Mi vedo costretto peró a troncare la narrazione, abbassare ulteriormente il tono della voce , rallentare spasmodicamente ma impercettibilmente gesti,movimenti e nonostante veda chiaramente sui vostri visi evidenti segni d’inquietudine…. non faccio una piega….sottovoce vi indico di guardare proprio dove, oltre la ridotta radura attorno al Tangarana ,riprende il muro di vegetazione, vi indico di concentrarvi sul groviglio rigoglioso di liane giovani,le piú verdi, illuminate dal chiarore del piccolo claro finché riuscite a scorgere una liana con occhi,lingua biforcuta e mortale veleno, la  Loro Machacu, temuta non tanto  per la sua aggressivitá quanto per la perfezione del suo mimetismo che la rende invisibile ad occhi non abituati ed addestrati, quindi potenzialmente letale per puro istinto di conservazione, per chi s’imbatte in lei trattandola come qualsiasi liana… Il serpente é denominato Vipera Pappagallo (Loro) per le brillanti e variopinte squame che gli danno l’aspetto del verde piumato. Dispone di veleno emorragico e neurolettico risultando quasi sempre letale. Vi assicuro peró che la distanza dalla quale osserviamo e´di tutta sicurezza,intanto perché come tutti i serpenti é fondamentalmente cieca, individuando le prede attraverso un sistema infrarosso che detetta il calore, ma il suo corto raggio non giunge fino a noi,ma soprattutto perché l’unica cosa che desidera fare la vipera e´quella di mantenersi invisibile finché saremo  andati via.. Quando ci muoviamo in senso a lei contrario , la Loro Machacu  compie una rapida arrampicata all’insú ,rimettendosi nella medesima posizione di falsa liana ma ad una distanza piú prudente.
Mi compiaccio con tutti voi ,perché secondo la credenza Ese Eja quando la selva vi lascia vedere i suoi animali da vicino vi sta dando il  benvenuto.
Intanto qualche decina di metri piú avanti ed in leggera salita, la trocha lascia scorgere l’imponente mole di una Lupuna (Ceiba Pentandra) uno dei giganti della giungla.Approfitto per spiegarvi che la selva di divide in primaria ,quella che non é mai stata tagliata ed ha una densitá di alberi tra 40 e 60 m di 500 per ettaro,  la secondaria (purma) ,giá sottoposta al taglio dei grandi alberi, con il conseguente ´effetto’ trascinamento a terra, dell’alto  e medio bosco,sulla cui putrefazione riscresce, oltre ad una trentina di diversi tipi di palme , un infernale intreccio di arbusti e rampicanti, principalmente la Paca ( bambú selvatico) che cresce in inestricabili boscaglie, dotata di terribili e laceranti spine, aguzze ed abbondanti, le cui cicatrici ho il privilegio di mostrarvi in loco sul mio avambraccio destro. Vi addolcisco il racconto con la promessa che a cena vi faró preparare una deliziosa pietanza locale a base di pesce di fiume ,erbe aromatiche  e pomodoro ,cotta proprio dentro quel bambú selvaggio e spinosissimo!
Conscio che non esiste essere umano capace di resistere all’attrazione delle immense ed altissime pareti di radici della Lupuna che ,dipartendosi dalla  base del colossale albero,da un lato scalano ripide verso l’alto conferendogli  l’aria di un missile sulla rampa di lancio, dall’altro si snodano sinuose al suolo cercando chilometri e chilometri di appiglio ,in ogni direzione,  per sostenerne l’incredibile maestosa dimensione,vi consiglio di osservare ( fotografare o altro) l’albero in veduta d’assieme senza avvicinarvi finché avró  ispezionato le basi delle radici. In effetti giá alla base della prima m’imbatto in una colonna di Hormiga Isula  ,la formica piú grande del mondo ( una falange di dito adulto) che predilige vivere tra e sotto le succulente radici della Lupuna. A differenza di tutte le altre formiche le cui colonie si misurano in milioni, spesso in decine di milioni di esemplari, la Isula vive in piccole colonia di 350-700 mila esemplari. E’ carnivora e dopo l’inquietante balletto sulle zampe posteriori, morde producendo un dolore che gli scienziati hanno dichiarato equivalente a quello prodotto da un proiettile calibro 9 esploso a bruciapelo da una bifilare parabellum.Le induco a rifugiarsi con un rametto ed il machete nel sottosuolo e libero il meraviglioso scenario ,sfondo naturale e incantato per le vostre foto. Subito dopo vi mostro un altro over 40 m. El Ojé Blanco (Ficus Insipida) dalla cui corteccia macerata si ottiene un efficace vermicida per i bambini che bevono acqua del fiume non filtrata, quando nuotano.
Quindi vi conduco di buona lena per il sentiero che s’inerpica progressivamente, contorcendosi su se stesso come un boa, per mostravi uno degli alberi piú incredibili del Pianeta, segnalandovi che ,fra una ventina di minuti circa cadrá improvviso il buio della notte,nonostante quando poi usciremo dalla trocha ci renderemo conto che appena il sole stará tramontando.
In vari imponenti esemplari  appare sulla cima l’álbero de la Sangre de Drago ( Crotón Lechliery) la cui linfa e´rossa come sangue ed insuperabile per cicatrizzare ferite ed ulcere interne ed esterne. Mentre osservate rapiti quella meraviglia e tastate con i polpastrelli la magica consistenza della sua resina da rosso sangue i trasformarsi in pozione magica, un autentico ruggito scuote la foresta facendovi pensare ad un felino. Vi spiego che sono le urla di una scimmia Mono Aullador ( Scimmia Urlatrice) o meglio di una coppia,che usano salutare cosi la fine del giorno ,dall’alto della cima degli alberi. Sono scimmie di grandi dimemsioni, di pelo rosso e con un incredibile collo che completa l’altrettanto grande metá inferiore di bocca e gola,producendo davvero roboanti urla d’altro mondo. Invito tutti con decisione a tacere , sperando di poter farvi un regalo quindi, da voi assecondato, lancio una bacca di palma contro il punto piú alto della liana da dove credo provengano le urla. Dopo qualche secondo i rami cominciano e dondolarsi progressivamente ,finché potete assistere da poche decine di metri alle intrepide acrobazie dei Coto Monos ( come anche vengono chiamati) e soprattutto  le loro lancinanti, inverosimili  urla simili a ruggiti di leoni nella savana. Mentre vi conduco a passo piú svelto verso l’uscita della trocha, l’oscuritá cala come fosse un velo  d’inchiostro liquido e tra gli ultimi bagliori di luce vediamo una coppia di capibara (ronsoco) vegetariano gigante delle rive dei fiumi, é il roditore piú grande del mondo. Preda prediletta, insieme al tapiro, di caimani e giaguari.
Mentre percorriamo l’ultimo tratto di trocha ,dritta ed in leggera discesa, l’oscuritá ormai totale viene incantevolmente dissipata da nuvole di lucciole giganti che ci accompagnano fino alla radura ove,il sole appena tramonta…

 

 

Madre de Dios 11/05/17

Santi Mirabella