Nessuna sorpresa stavolta, solo certezza, alla quale siamo abituati da qualche anno a questa parte. La Juventus vince il campionato e lo fa per il sesto anno consecutivo, impresa mai riuscita a nessuno in Serie A, entrando, di fatto, nella leggenda del calcio italiano.
A Torino c’era da aria di festa, la si percepiva già guardando gli spalti gremiti dello Stadium e le migliaia di bandiere sventolanti a festa dai supporters della Vecchia Signora. Mancava l’imprimatur che è arrivato grazie ad una prestazione convincente, concentrata, cinica. Una prestazione da Juventus insomma. Di fronte c’era un Crotone desideroso di punti salvezza, stordito dal frastuono dello Stadium e costretto a recitare la parte dell’imbucato ad una festa. Il sesto titolo consecutivo significa leggenda, qualcosa che nessuno aveva mai fatto, un traguardo difficile da raggiungere in futuro per gli avversari.
La Juventus è riuscita a vincere un campionato dominandolo dalla prima giornata, sapendo anche gestire il vantaggio accumulato sulle inseguitrici e le forze dei propri giocatori.
E’ senza dubbio il titolo di Massimiliano Allegri, che è riuscito a cambiare pelle alla sua creatura passando da un anonimo 3-5-2 ad un 4-2-3-1 che all’inizio sembrava abbastanza utopico e spregiudicato, ma che ha messo in messo in mostra lo spirito di sacrificio di una squadra mai doma e mai sazia. Una squadra in cui Higuain, Mandzukic e Dybala attaccano e rientrano per dare manforte alla difesa, in cui Pjanic si è reinventato regista ed ha affinato i suoi tocchi di palla deliziosi, in cui Cuadrado ha letteralmente arato la fascia destra con le sue sgroppate e la sua allegria, in cui Dani Alves si è prima sorbito le critiche per la sua approssimazione e poi si è preso la scena da campione quale è, in cui la difesa è stata pressoché perfetta sia in campo nazionale che internazionale. Una squadra che è lo specchio del suo capitano: Gigi Buffon o, come lo chiamano i tifosi, G1, che a quasi 40 anni sta rivivendo una seconda giovinezza, riconfermandosi ancora di più il numero uno dei numeri uno. Il portierone bianconero è sinonimo di professionalità e sicurezza dentro e fuori dai pali. Capace di trasmettere serenità a tutta la squadra e di saperla strigliare al momento giusto.
Andrea Barzagli è un altro pilastro di questa meravigliosa compagine che ha saputo conquistarsi la corona di migliore.
Coppa Italia e Scudetto in quattro giorni che significano anche terza doppietta consecutiva. Merito anche di una società che ha saputo rialzarsi e riorganizzarsi dopo l’incubo Serie B.
Andrea Agnelli è la punta di diamante di un’organizzazione perfetta, con Beppe Marotta e Fabio Paratici tessitori di trame e Pavel Nedved collante tra squadra e vertici societari. Il segreto della Juve è tutto qui. Chiamasi programmazione, evitare di dormire sugli allori. Gioire della vittoria di oggi pensando a quella che dovrà arrivare domani. Anche per questo alla Juventus la vittoria più importante è sempre la prossima.
Il pensiero adesso vola oltre i confini dello stivale, dove Madama tenterà l’impresa cercando di rendere un’annata già eccezionale, indimenticabile. C’è un’altra finale da giocare, un trofeo che attende da troppo tempo di essere sollevato in cielo. C’è la gloria che attende nella terra del drago rosso. Servirà la Juve di questi ultimi 5 mesi. Affamata, cinica, convincente. Servirà anche tanta fortuna. Servirà la passione ed il calore dei fortunati tifosi che l’accompagneranno a quell’appuntamento, là dove ad aspettarla ci sarà il Real Madrid del suo vecchio amore Zidane, là dove ad aspettarla ci potrebbe essere l’immortalità.
E allora cara Juve, non ti fermare.

Paolo Licciardo

Il cartellino rosso sventolato dall’arbitro Moreno a Totti nell’ottavo di finale dei Mondiali del 2002