La scorsa settimana il leader del Partito Laburista Jeremy Corbyn presso l’università di Bradford nello Yorkshire, città operaia e con una vasta comunità islamica, ha presentato il programma del partito per le prossime elezioni.
È un programma elettorale di speranza «per i molti e non per i pochi», per dare a ogni generazione «speranza e opportunità» in un paese dove sette anni di governo conservatore hanno tagliato le imposte alle élite e ridotto i sussidi di milioni di famiglie in difficoltà. «Questo manifesto è per voi» ha detto Corbyn. Per poi proporre un programma di pianificazione economica da manuale del ministro delle finanze socialdemocratico: fine dello scandalo dei contratti a zero ore, pensioni agganciate all’inflazione protette, cancellazione delle tasse universitarie (aumentate a novemila sterline annue dalla coalizione Tory-Libdem), taglio ai salari siderali dei top manager, nazionalizzazione di ferrovie, energia elettrica, acqua (privatizzata da Thatcher nell’89, ci sono oggi nove compagnie idriche nella sola Inghilterra), poste. Sostegno incondizionato alla sanità pubblica, più poliziotti e vigili del fuoco per rimediare ai tagli dell’austerity, reintroduzioni di fasce di sussidi alle famiglie e altre delizie. Le nazionalizzazioni di ferrovie e la cancellazione delle tasse universitarie sono state accolte con l’applauso più lungo.
Un sacrosanto colpo di spugna al blairismo nel segno del ritorno della vecchia lotta di classe dopo cinquant’anni d’esilio.
Quello che servirebbe insomma all’Italia e a tutta l’Europa… una Europa Nuova contro l’Europa dei Trattati del Finanz-capitalismo che ha imposto con metodi “nazisti” solo Austerità. 
Quindi, non una Europa Populista alla Salvini, alla Grillo o alla Renzi ma una Europa Sociale con una grande Sinistra.  
 

Alfredo Schilirò