L’ho sentito al telefono Armando. Ero preoccupato e sconcertato per la cupa violenza che lo ha visto vittima. L’ho chiamato per chiedergli cosa potessi fare per lui. Conscio di poter fare veramente poco, quel poco volevo farlo davvero.
La parte più rilevante la faranno la Magistratura e Forze dell’Ordine; i carabinieri e i poliziotti di questa provincia ci hanno abituato ad una vittoria costante, decapitando più volte, ad ogni rinascita, testa e tentacoli  della mafia ennese. Non ci deluderanno neanche questa volta.
La parte più difficile la farà la moglie che con la famiglia avrà il compito di trasformare la violenza subita in ricordo antico, lasciando integro il sorriso che sintetizza quotidianamente i pensieri di Armando; la farà la mamma di Armando, la Signora che ha voluto quegli alberi che, seppur  stuprati e abbattuti, hanno già consegnato alla terra i semi di nuovi alberi che cresceranno ancora più forti e rigogliosi nelle terre e nella comunità nissorina.
La parte più coraggiosa la faranno i cittadini di Nissoria che non lasceranno solo il loro Sindaco, e il loro Armando.
Lo stesso Armando che ho conosciuto e con cui ho lavorato più volte accomunati dal ruolo di sindaci. Ho sempre trovato nel Sindaco Glorioso un esempio di pragmatismo. Determinato e schietto con una “voglia di fare” che molte volte strideva con i tempi della burocrazia, con le lentezze degli apparati regionali e dello stato. Ho conosciuto anche la parte privata di Armando, quando si amareggiava per non potere fare meglio, per il tempo levato ai suoi cari, alla sua attività imprenditoriale. Ed anche le stravaganze del Sindaco che aderisce alla Lega di Salvini perché, come mi disse,  “c’è bisogno di dare uno scossone in questa terra troppo ferma, quindi bisogna provocare delle reazioni.”
Penso che allora il mio amico Armando fece una “cazzata solenne”;  ma Armando non è esente da errori e poi sa farsi perdonare perché Armando Glorioso è così come lo vedi. Non nasconde nulla dietro quei modi un poco antichi, nella cruda parola schiva di ridondanze. Dice quello che pensa e pensa quello che è. Armando non tradisce. Puoi averlo contro ma te lo dice prima.
Sono certo che anche agli autori dell’intimidazione lo ha detto prima. Lo avrà detto con un atto amministrativo, con un rifiuto, con la trasparenza della sua attività politica, con i suoi discorsi o anche con un semplice commento. Qual è stata la ragione lo accerteranno gli investigatori, ma che Armando è contro il malaffare lo ha sempre detto. Anzi lo è sempre stato.
Ero sindaco di Enna quando a Fabio Venezia fu assegnata la scorta; convocai immediatamente i sindaci della provincia e andammo a Troina insieme a portare una solidarietà sincera e non di facciata, perché era giusto, perché era un collega ed anche perché sapevamo che poteva capitare ad ognuno di noi.
Volevamo non succedesse più a nessuno, ed invece  successo ancora.  E chissà quante altre volte succederà in questa Sicilia martoriata e meravigliosa.
Succederà ancora perché ancora mille volte ci saranno sindaci, magistrati, giornalisti, poliziotti, carabinieri, sindacalisti, politici, imprenditori, impiegati, preti, giovani, donne e uomini che pianteranno alberi nelle loro e nostre terre. Saranno alberi rigogliosi Armando, come quelli che dovrai ripiantare nella tua campagna, con la tua famiglia, con tua madre, con i tuoi paesani.
Ho telefonato ad Armando e gli ho detto: “Armando, non posso fare molto per te ma quel poco che posso fare lo faccio volentieri”. Abbiamo parlato delle cose che ho scritto sopra e Armando mi ha detto: “Scrivile, perché possano leggerle anche i giovani”.
Ecco, l’ho fatto. Però mi  sembra ancora poco. C’è ancora una cosa che posso fare per te, per tutti noi. Venire con te, la tua famiglia e i tuoi amici a piantare i nuovi alberi. Invitami e invita quelli che vogliono esserci. Sarà un giorno speciale.

                                                                                                                                             Paolo Garofalo