di Angelo La Barbera*

Quando si scopre che si sta per diventare genitore è come iniziare una nuova vita. La nascita di un bambino segna l’inizio di una famiglia, un momento di trasformazioni e cambiamenti.
Diventare genitori non genera soltanto una nuova vita, ma anche emozioni ed esperienze nuove.
La gravidanza è un periodo fertile di avvenimenti. Avvicinandosi al giorno del parto i futuri genitori dovrebbero cominciare ad accettare definitivamente la responsabilità di essere adulti e genitori per sempre. Questa trasformazione improvvisa non crea nessun problema ad alcuni ma è accolta con difficoltà da altri.
Se viene presa una decisione in modo consapevole di avere un bambino e non si hanno grossi conflitti aperti in altri campi della vita, i problemi saranno minori. A prescindere se la gravidanza sia stata voluta o no, le trasformazioni a cui si va incontro sono enormi: fisiche ed emotive. Trasformazioni che influiranno sull’ambito lavorativo, sulle relazioni con gli altri e sullo stile di vita.
Anche se nessuno può sapere con certezza che cosa l’ aspetta, prepararsi bene a questa transizione da adulti a genitori sarà di grande aiuto. I nove mesi della gravidanza sono una splendida opportunità per diventare più aperti e consapevoli e per lasciarsi andare a una maggiore intimità con voi stessi e con il vostro partner.
In seguito vengono descritte le emozioni materne durante i nove mesi di gestazione: nell’ambito della psicologia uno dei primi temi ad essere indagato è stato l’influenza delle caratteristiche materne sulle caratteristiche neonatali.
Negli anni Quaranta e Settanta sono state evidenziate numerose correlazioni tra gli stati d’ansia materna in gravidanza e il successivo sviluppo psichico e fisico del bambino. Molti di questi studi, però, sono retrospettivi, basati su ricordi materni scarsamente attendibili, e non permettono quindi di ricondurre i disturbi infantili alle tensioni materne in gravidanza. Studi più rigorosi, basati sull’utilizzo dell’ecografia confermano l’influenza di stati d’ansia materni sul feto, anche se in un primo momento tale influenza è circoscritta alla risposta motoria del nascituro.
Anche gli studi degli anni Novanta confermano la vecchia associazione fra stress ed ansia della gestante e complicazioni o rischi ostetrici; in particolare alcuni autori rilevano che eventi stressanti di vita rappresentano dei predittori significativi di nascite pretermine e basso peso del neonato. L’influenza delle emozioni materne viene valutata anche nello sviluppo neurocomportamentale del feto. In particolare è stata valutata l’associazione della frequenza cardiaca dalla ventesima settimana fino al termine della gravidanza. I dati dello studio indicano che almeno una parte della variabilità riscontrata nei feti è da attribuirsi alla percezione che la madre ha dello stress quotidiano a cui è esposta. I ricercatori suggeriscono dunque che lo stress psicologico materno possa effettivamente impedire la corretta maturazione del feto.
Altri studi che si basano a loro volta sulla frequenza cardiaca hanno evidenziato come l’attività cardiovascolare e il livello di ansia delle madri risultano entrambi associati alla variazione della frequenza cardiaca fetale nel periodo di recupero, successivo alla prova di stress sottoposta alle madri. I ricercatori ipotizzano che la mancata associazione tra l’attività cardiaca della madre e quella del feto durante il periodo di prova di stress possa essere dovuto al tempo: può essere necessario un periodo di tempo più lungo perché gli effetti fisiologici dello stress possano giungere al feto. È più interessante però l’associazione tra la frequenza cardiaca fetale e i livelli di preoccupazione quotidiana della madre: in tale associazione è leggibile l’influenza di stati d’animo materni su caratteristiche fisiologiche del feto. Le esperienze emotive vissute dalla madre nel corso della gravidanza potrebbero influenzare lo sviluppo di pattern di attività fisiologica nel feto e contribuire quindi a differenziare fenotipi fisiologici nei bambini.
In conclusione da tutti i risultati degli esperimenti condotti si deduce che il feto partecipa allo stato emotivo della madre.

* Psicologo Clinico.

Bibliografia:
J. Balaskas , Y. Gordon, (2010), Avremo un bambino. Red Edizioni, Milano.
P.Manfredi, A. Imbasciati, (2004), Il feto ci ascolta e… impara. Borla, Roma.