Leonforte – “Il teatro è poesia che esce da un libro per farsi umana”, scriveva Federico Garcia Lorca. E aveva ragione. E della valenza fondamentale di questa poesia umana se ne è reso conto anche il II Circolo Branciforti, che ha aperto le porte al teatro didattico. Si impara anche così, attraverso la realizzazione del musical Simba tratto da Il re Leone , in collaborazione con il prof. Giuseppe D’Angelo e dei suoi tirocinanti del Damt, accademia di danza, arte, musica e teatro.
Due sere fa il debutto sul palcoscenico del Cine teatro Evolution, a Leonforte. I giovani talenti protagonisti dello spettacolo sono stati gli alunni delle quinte classi, precedentemente selezionati da D’Angelo, affiancati dagli insegnanti Zina Tripisciano, Fina Pollaccia, Paolo Buttafuoco, Angelo Castiglione, Giovanna Mancuso, Santa Mangione, Letizia Cipolla,  Paolina Sanfilippo e Caterina Bertini.
“Un contributo fondamentale lo hanno dato le allieve del Damt Deborah Fiorenza e Angelica Presta nella direzione di scena, nonché Martina Frattalemi e Rosy Presta nelle coreografie”, ha commentato la vicaria Fina Pollaccia che ha poi aggiunto: “abbiamo respirato un clima di festa e di soddisfazione. Le famiglie , i docenti, il personale scolastico. Tutti abbiamo creduto fortemente in un progetto così ambizioso!”.
Lo spettacolo è stato il momento conclusivo di un percorso di educazione musicale e di laboratorio teatrale, espressivo e di danza  che gli alunni hanno svolto nel corso dell’anno scolastico all’interno del progetto teatrale. Di cosa si è trattato? Di un percorso articolato, avente come obiettivi primari lo sviluppo delle capacità espressivo-comunicative e delle capacità manuali, artistiche e tecniche mediante apprendimento in gruppi di lavoro (cooperative learning).
Sapevo che fossero bravi – ha commentato il Dirigente scolastico Angelo Di Dioma i livelli raggiunti dai ragazzi sono stati eccellenti. Una dizione perfetta, una piena consapevolezza degli spazi e del corpo”. Un lavoro impegnativo, che i ragazzi hanno svolto con estrema dedizione. Del resto, come ha commentato la Pollaccia, “la pratica del teatro merita di essere considerata un momento didattico importantissimo, multimediale, polivalente. Un’attività formativa fondamentale poiché tende ad educare gli alunni alla comunicazione, alla socializzazione e all’apprendimento delle nozioni riguardanti l’ambito artistico. L’intelletto è stato  sollecitato ad adattarsi alla situazione verosimile o fantastica richiesta; la psicomotricità è stata  interessata dalla mimica o dalle azioni attinenti alla scena da rappresentare. Si è sviluppato inoltre il senso critico, la capacità di distinguere il bello dal brutto, il bene dal male, i valori dai disvalori. La messa in scena, inoltre, ha avuto un enorme effetto benefico sulla timidezza e sull’inibizione, rafforzando l’autostima dei nostri piccoli artisti”.
La poesia non sta nei libri. Non sempre. Guardare oltre un sipario per credere.

Alessandra Maria