Si è dimezzato il numero dei lavoratori che operano nel settore delle Costruzioni ad Enna. Dal 2008 ad oggi gli occupati sono scesi da 6.500 a 2.900, oltre tremila unità in meno. Un calo del 54,8 per cento, percentuale superiore alla media regionale. In Sicilia nel corso degli otto anni esaminati (2008-2016) gli occupati nelle Costruzioni sono scesi del 44 per cento. “Una situazione a dir poco disastrosa”, dichiara il Segretario Generale della Fillea Cgil di Enna Alfredo Schilirò. “E molti dei lavoratori edili non potranno usufruire di nessun ammortizzatore sociale perchè non avranno i requisiti necessari per poter accederne e perché le varie riforme del mercato hanno del tutto cancellato le mobilità ordinarie e le mobilità in deroga. I lavoratori di questa provincia – tuona il segretario degli edili della Cgil – si ritrovano senza lavoro, senza un ammortizzatore sociale adeguato per far sopravvivere le proprie famiglie e senza una pensione dignitosa. Difatti i lavoratori edili con più di 63 anni non potranno usufruire delle nuove misure previdenziali rappresentate dall’APE Sociale”.
Il nocciolo della questione è la continuità contributiva che, soprattutto al sud e in provincia di Enna particolarmente è l’eccezione. “In edilizia – prosegue Schilirò – un muratore non lavora per una media  di quindici settimane all’anno, per non parlare dei moltissimi lavoratori che sono costretti a lavorare fino a 67 anni di età perché non hanno i contributi sufficienti alla pensione di vecchiaia. Pertanto la maggior parte dei lavoratori edili non potranno beneficiare dell’Ape Sociale, mancando il requisito di almeno sei anni continuativi di contributi nell’arco degli ultimi sette. Difatti i nuovi decreti attuatiti dell’anticipazione pensionistica impongono tutte queste prescrizioni”.
“Nei pochi tavoli di concertazione, il governo ha sempre sostenuto che non è facile riformare le pensioni e contenere i conti in ordine , perché l’Unione Europea impone le regole di austerità , perché è fondamentale mantenere il pareggio di bilancio. Constatiamo, tuttavia, che per il salvataggio delle banche il governo ha concesso vari milioni di euro. Perché rispettare il pareggio di bilancio solo per le pensioni e quindi per lo Stato Sociale mentre per gli aiuti alla finanza internazionale non ci sono regole di pareggio? Constatiamo con grande rabbia  – aggiunge il Segretario Generale della Fillea – che la lotta di classe esiste ancora ed è stata vinta dai ricchi.  A nostro parere – conclude Schilirò – è di vitale importanza , cambiare le regole dei trattati europei e cambiare le regole economiche dell’economia di mercato. Solo così si potrà mettere mano ad una seria e democratica legge sulle pensioni in modo da attuare l’uguaglianza sostanziale prevista dall’art. 3 della Costituzione Repubblicana. Gli anziani devono andare in pensione e i giovani devono lavorare attraverso una forte politica di investimenti pubblici per creare lavoro, rifacendo i centri storici, infrastrutturando, mettendo in sicurezza il territorio e mettendo in sicurezza le scuole. Tutte proposte elaborate e presentate dalla Cgil con il Piano del Lavoro nel 2013”.