Il Parlamento giordano ha deciso la cancellazione dell’art.308 del Codice civile che per decenni ha salvato gli stupratori dalla condanna e dalla prigione in caso di “matrimonio riparatore” con la vittima. 
Il provvedimento, che va ora alla firma del re Abdullah, vede la luce dopo almeno sei mesi di pressione dell’opinione pubblica, delle associazioni femminili (al cui interno si è fatta sentire con forza anche la voce della principessa Basma, zia del re hashemita) e di battaglia parlamentare. Anche le formazioni politiche fiancheggiatrici dei Fratelli Mussulmani hanno votato a favore. 
Si è calcolato che con il ricorso all’art.308 che prevedeva il perdono per gli stupratori in caso di matrimonio della vittima tra il 2010 e il 2013 si sono salvati dal carcere 159 stupratori. La campagna di informazione che ha interessato il Paese ha messo in luce anche il rapporto tra femminicidio e “delitto d’onore”, che viene evocato come “movente” di 8 assassini di donne sul totale dei 36 commessi nel Paese (39 lo scorso anno). Su questo continua la mobilitazione delle associazioni e soprattutto delle studentesse. 
La Giordania, con la Tunisia (pochi giorni fa) , il Marocco e l’Egitto sono i paesi arabi che sono intervenuti per contrastare e cancellare, almeno a livello legislativo, la vergogna del perdono per gli stupratori. Ma restano ancora senza tutela le donne di molti altri paesi dell’area (Algeria, Libia, Siria, Kuwait, Iraq, Bahrein), mentre in Libano dovrebbe essere prossima la discussione parlamentare su una proposta di legge in tal senso già depositata (dicembre 2016) e da ques’anno si susseguono manifestazioni quasi settimanali a Beiruth. 
Mediterranea agosto 2017
a cura carlapecis@tiscali.it