La “dipendenza” secondo il dizionario di psicologia di Umberto Galimberti è: “ la modalità relazionale in cui un soggetto si rivolge continuamente agli altri per essere aiutato, guidato, sostenuto e soddisfatto. L’individuo dipendente, avendo una scarsa fiducia in se stesso, fonda la propria autostima sull’approvazione e la rassicurazione altrui ed è incapace di prendere decisioni senza un incoraggiamento esterno” (Galimberti,2006).
Negli ultimi anni la dipendenza sessuale è entrata a far parte tra le cosiddette “new addictions” nota per essere una delle “dipendenze senza droga”, accentuata dalla pressione sociale nella ricerca compulsiva del piacere e di relazioni di tipo esibizionistico oppure ossessivo recepiti come fini supremi della vita. Giuseppe Craparo nel 2013 afferma che la sessualità rappresenta nel contesto della dipendenza sessuale una misura difensiva contro il dolore psichico provocato dall’attivarsi delle emozioni traumatiche che possono essere elicitate da esperienze stressanti.
La dipendenza da sesso ha notevoli similitudini neurobiologiche e fenomenologiche con le tossicodipendenze, dallo spettro impulsivo-compulsivo, dalla presenza di tratti alessitimici e dissociativi e dai riferimenti a ricorsive esperienze infantili emotivamente trascuranti (Craparo, 2013). La sexual addiction potrebbe essere definito un disturbo della motivazione che porta la persona che ne fa utilizzo a suo vantaggio per gestire il proprio stress personale. Come ricordano Koob e Le Moal nel 2005 un elemento chiave del processo di addiction è l’ipoattivazione dei sistemi motivazionali naturali per cui si ha una compromissione del sistema reward e dunque viene reclutato un sistema di antireward che determina una forte motivazione alla ricerca compulsiva dell’oggetto del piacere. Un analogo meccanismo si può invocare per tutta una serie di disturbi della motivazione caratterizzati da compulsione, dal gioco d’azzardo patologico ai disturbi del comportamento alimentare (compulsive overeating). Per questi disturbi si può invocare una disfunzione individuale di quegli stessi meccanismi adattivi delle risposte dopaminergiche che nella tossicodipendenza sarebbero alla base di un abnorme apprendimento incentivo di stimoli associati alle droghe (Di Chiara,2010).
Un importante contributo per comprendere la natura della sessualità è stato fornito dalle ricerche neuroscientifiche, le quali inducono a considerare la sessualità in termini essenzialmente emotivi. Imbasciati nel 2011 scrive: “La sessualità è essa stessa un’emozione, cioè un evento emotivo non consapevole, che avviene in prima istanza nel cervello emotivo, il quale provoca e modula tutti i mutamenti somatici che accompagnano le varie manifestazioni e comportamenti sessuali, tra i quali spiccano le modificazioni degli organi genitali”. Nel 2011 Imbasciati e Buizza riguardo alla natura emotiva della sessualità ricordano che sia più esatto definirla come uno stato emotivo che appartiene più all’ordine dello psichico. Dove per psichico si intende il funzionamento della mente incluse le funzioni della struttura emotiva, il quale non è determinato dalla natura , né trasmesso geneticamente con norme e regole uguali per tutti gli individui della specie, bensì è stato costruito per progressivi apprendimenti ‘da’ l’esperienza individuale. Ecco allora che la sessualità si presenta come un complesso evento psicofisico che produce non solo modificazioni somatiche, ma che concerne più profondamente le esperienze relazionali, la comunicazione intima, lo sviluppo affettivo e cognitivo, l’insieme delle memorie implicite, peculiari di ciascun individuo, con una enorme varietà di modulazioni soggettive.
Quindi come nelle emozioni, lo sviluppo sano o patologico della sessualità è correlato alla natura delle prime relazioni di attaccamento caregiver-infante, e con esse alla centralità del corpo e delle sensazioni corporee che mediano il rapporto dell’infante con l’ambiente esterno.
Come ricordano vari autori come ad esempio Sigmund Freud, Sàndor Ferenczi, Wilfred Bion e tanti altri le esperienze emotive e la stessa sessualità hanno a che fare con le sensazioni corporee vissute dall’infante in associazione al modo in cui viene tenuto in braccio, accarezzato, guardato dalla figura di accudimento.
Altri autori come Giuseppe Craparo, Adriano Schimmenti e Vincenzo Caretti affermano che la dipendenza è uno stato mentale disfunzionale caratterizzato da un sentimento d’incoercibilità e dal bisogno coatto di essere reiterato con modalità impulsive, ovvero una condizione invasiva in cui è presente il fenomeno di craving, nell’ambito di un’abitudine incontrollabile e irrefrenabile che causa disagio clinicamente significativo.
L’approccio evolutivo-relazionale (Caretti e Craparo, 2008) alla dipendenza sessuale ci induce a comprendere in che termini il bisogno impulsivo-compulsivo di mettere in atto comportamenti sessuali abbia a che fare con ricorsive esperienze di attaccamento ed emozioni traumatiche, vissute dalla persona che soffre di tale dipendenza, sin dall’infanzia.
In fine come suggerisce Giuseppe Craparo, la psicoterapia per i pazienti che soffrono per la dipendenza sessuale dovrebbe essere centrata sul recupero delle capacità di mentalizzazione delle emozioni traumatiche implicate nella compulsione sessuale.
A cura del Dott. Angelo La Barbera, Psicologo Clinico.
Biblografia:
– V.Caretti, G. Craparo, A. Schimmenti (2013). Memorie traumatiche e mentalizzazione. Astrolabio, Roma.
– V. Caretti, D. La Barbera (2015). Addiction, aspetti biologici e di ricerca. Raffaello Cortina Editore, Azzate (Varese).
– U.Galimberti (2006). Dizionario di Psicologia. Utet libreria, Torino.