Riceviamo e volentieri pubblichiamo la lettera aperta che Salvo La Porta, ex sindaco di Leonforte e esponente storico di destra in provincia di Enna, ha scritto a Nello Musumeci, in vista delle prossime amministrative della Regione. 
 
                  Caro Nello,
    esito un po’ prima di scriverti. Ma le notizie pubblicate sulla prima pagina de La Sicilia di oggi mi indignano a tal punto che non mi  è più consentito di tacere.  
    Nonostante tutto, tra una delusione e un’altra, un’arrabbiatura e un’ altra, un voltastomaco ed un altro, non mi è riuscito di perdere il vizio di interessarmi delle cose della politica isolana.
    In verità, lo scenario sul quale si consumano le vicende siciliane appare sempre più simile a quello dell’ Opera dei Pupi e i personaggi e gli interpreti di questa “Opera” non si curano neppure di provare a nascondere le squallide caratteristiche della loro ancora più squallida carriera  personale e politica.
   Leggo, come hanno letto tutti i siciliani, che a distanza di pochissimi mesi dalle elezioni regionali, uno dei massimi rappresentanti del partito più grosso di quell’area che ancora ci si ostina a chiamare “centro-destra”, continua a “babbiari” sulla candidatura alla Presidenza  della Regione.
   Mi permetti (siccome si fa con un amico di vecchia data e, se la cosa non ti turba, con chi ha condiviso una lunga e onorata militanza politica) di parlare liberamente?
    Non perdere più tempo con questi; credimi, non sanno e non hanno dove andare senza di te. Vogliono solo perdere tempo e farne perdere a te. Vogliono solo alzare il prezzo. Sono abituati così, non è colpa loro.
    Sono gli eredi legittimi di quel Franco Restivo, che “babbìannu, babbìannu” riuscì a ricoprire le più prestigiose cariche politiche regionali e nazionali.
     Persona per bene, per carità! Ma tanto disinvolto in alcune scelte politiche da meritarsi l’appellativo di “Franco u babbìaturi”.
     Ora non so se Miccichè  Gianfranco ( il nome di battesimo è tutto un programma!)  babbìa per un sottile disegno politico o per una tragica “levitas animi”, che gli impedisce di intuire per intero la tragedia dei siciliani.
     Caro Nello, credimi, ascoltami rompi gli indugi. La gente di Sicilia non capirebbe; non si accorgerebbe neppure dell’abisso che c’è tra te e “Angelino” e tra te e “Gianfranco”. Potrebbe arrivare anche a pensare che siete “tutti ‘na cosa” e in realtà tu ed io sappiamo che non siamo, né mai siamo stati o saremo “tutti ‘na cosa”.
      L’unico modo per non riconsegnare la Sicilia alla discussa classe politica dominante e di non abbandonarla alla deriva “pentastellata” è il patto di ferro che solo tu puoi stingere con i siciliani.
     Nel tempo, hai dimostrato di non avere paura; non esitare a dimostrarlo ancora.
   Se vinci, vinci perché il popolo ha fiducia in te e non per i voti che dicono di portarti.
   E ammesso che i voti dei fantasmi del centro-destra possano essere copiosi e  determinanti e che tu solo in virtù di questi possa essere eletto, come farai a tenere a bada la famelica frenesia di potere di quella che ormai, almeno in Sicilia, appare come un’armata Brancaleone?
   Ecco ti ho detto quello che penso. Ti aspetto con la gente e tra la gente di Sicilia in piazza, pronto a combattere a difesa della nostra libertà.
       Con l’affetto e la lealtà di sempre

                                                            salvo la porta