Ecco il testo integrale della mozione di sfiducia presentata al sindaco di Leonforte Francesco Sinatra da 8 consiglieri comunali. L’atto, per passare, avrebbe bisogno di 14 voti su 20. 
 
I sottoscritti Consiglieri Comunali, in carica presso il Comune di Leonforte trasmettono la presente sfiducia nei confronti del Sindaco ai sensi dell’art. 52 D.LGS N. 267/00, ai sensi dell’art. 10 della legge regionale della Regione Siciliana n. 35 del 15/09/1997 così come sostituito dall’art. 2 comma 1 della L. R. n. 25/2000 e modificato dall’art. 7 della legge elettorale n. 6  del 05/04/2011 pubblicata nella G.U.R.S. n. 16 del 11/04/2011 (come esplicitata nella circolare assessoriale n. 6 del 12 marzo 2012 Assessorato delle Autonomie Locali e della Funzione Pubblica, Dipartimento delle Autonomie Locali) , nonché ai sensi dell’art. 36 dello Statuto Comunale;
PREMESSA IN DIRITTO
La normativa citata in oggetto prevede che la mozione di sfiducia al Sindaco deve essere “motivata e sottoscritta” da almeno due quinti dei Consiglieri assegnati (nel caso del Comune di Leonforte, quindi, da almeno otto Consiglieri Comunali) ed è posta in discussione non prima di dieci giorni e non oltre trenta giorni dalla sua presentazione. Per essere approvata, la mozione deve essere votata favorevolmente da almeno i due terzi dei consiglieri assegnati (nel caso del Comune di Leonforte da almeno quattordici Consiglieri) e, in caso di approvazione, ne consegue l’immediata cessazione degli Organi del Comune. E’ bene precisare che la Corte Costituzionale ha ritenuto legittima la presentazione e l’approvazione della mozione di sfiducia presentata dai Consiglieri Comunali nei riguardi del Sindaco eletto direttamente, rigettando le richieste avanzate per la dichiarazione d’illegittimità costituzionale della normativa suddetta, per asserito contrasto con gli articoli 1, 48 e 97 della Costituzione, precisando che, riguardo l’art. 1, non può dirsi in contrasto con il principio che la sovranità appartiene al popolo, per la previsione che il Consiglio Comunale, mediante voto di sfiducia, possa far cessare dalla carica il Sindaco direttamente eletto dal popolo, poiché dalla sua approvazione ne consegue anche lo scioglimento del medesimo Consiglio ed il ricorso ad una nuova consultazione popolare che ristabilisca le forme della necessaria collaborazione fra i due Organi di Governo del Comune. Non viola nemmeno l’art. 97 perché in un sistema in cui è anche previsto il voto disgiunto “la governabilità dell’ente  locale  non è assunta come valore assoluto” (sentenza n. 107 del 1996), ma anche perché detta previsione non può essere riferita ai rapporti tra gli Organi di Governo del Comune, i quali assumono, relativamente all’ambito di applicazione dell’Ente Locale, valenza intrinsecamente politica e quindi non possono essere valutati alla luce di un principio che si riferisce invece all’attività dell’Amministrazione, che si svolge “senza distinzioni di parti politiche, al fine del perseguimento delle finalità pubbliche obbiettivate dall’ordinamento” (sentenza n. 453, del 1990). Infine il riferimento all’art. 48 della Costituzione è stato ritenuto dalla Corte priva di qualsiasi pur minima motivazione. Con riguardo invece alla giurisprudenza amministrativa in merito alla qualificazione sostanziale ed al contenuto giuridico della motivazione richiesta dalla normativa citata in oggetto, ai fini della corretta e legittima approvazione della mozione di sfiducia, è stato più volte e correttamente rilevato che la legge prevede, quale condizione di legittimità della mozione di sfiducia al Sindaco, solamente che essa sia “motivata” ma che non contiene ulteriori precisazioni sulle modalità di questa motivazione. Di conseguenza, è stato giustamente ritenuto, che la motivazione della sfiducia al Sindaco può essere non soltanto di natura giuridico-amministrativa, cioè riferita alle sue conclamate inadempienze e violazioni rispetto al programma amministrativo di governo, depositato dallo stesso Sindaco al Comune al momento della presentazione della propria candidatura, ma anche di carattere esclusivamente politico. Può legittimamente basarsi sulla diversità di orientamento politico tra Sindaco e Maggioranza Consiliare, nonché alle conflittualità tra gli Organi Comunali, con il dissenso da parte dell’Organo Assembleare sulla gestione adottata dal Sindaco; ancora alla “frantumazione” della Maggioranza dei Consiglieri nell’approvazione degli atti dell’Amministrazione, mediante bocciature o mancanza del numero legale. Per dette ragioni, la mozione di sfiducia al Sindaco è caratterizzata da una elevatissima discrezionalità, sindacabile solamente in caso di manifesta illogicità o evidente travisamento dei fatti (TAR Sicilia Catania, sez. III, 12 maggio 2011– in senso conforme – Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Siciliana, 28 settembre 2007, n. 886). In altri termini, la mozione di sfiducia al Sindaco, adottata dal Consiglio Comunale, rientra fra i provvedimenti caratterizzati da un’elevatissima discrezionalità, la cui motivazione può essere anche incentrata su una diversità di orientamenti politici fra Sindaco e Maggioranza Consiliare, per cui non deve essere motivata in riferimento a precise inadempienze del Sindaco rispetto al programma in base al quale è stato eletto (TAR Sicilia Palermo sez. I, 20 agosto2007, n. 1955 – nonché, con riferimento alla normativa nazionale, TAR Lombardia Milano, sez. I, 5 febbraio 2009, n.1145). Sicché, di fronte ad una “motivazione politica”, (sussistente nel caso specifico), le eventuali ed ulteriori “aggiunte” di considerazioni e contestazioni di ripetute inadempienze e violazioni da parte del Sindaco rispetto al programma in base al quale è stato eletto risulterebbero “irrilevanti ed inutili” ai fini della legittimità dell’approvazione della mozione di sfiducia, nella quale vengono esplicitate le ragioni politiche della sfiducia stessa, sfuggono alla cognizione del Giudice Amministrativo, alla luce della giurisprudenza sopra richiamata.
Tuttavia, nella presente mozione, verranno passate in rassegna non solo le “motivazioni politiche” della sfiducia al Sindaco, ma anche quelle “giuridico-amministrative”, che non mancano ma anzi abbondano, rispetto al suo programma elettorale ed agli specifici obblighi che la legge impone al suo ruolo.
MOTIVAZIONE DI CARATTERE POLITICO
L’attuale amministrazione viene eletta nel 2013 grazie ad una legge elettorale discutibile, oggi modificata, che consentiva di diventare sindaco con una rappresentanza minima e senza alcuna possibilità di avere una maggioranza stabile. A fronte di ciò nei primi due anni pieni di mandato le allora minoranze del consiglio, nonostante il poco coinvolgimento, hanno sempre consentito alla giunta di porre in essere le proprie iniziative mostrandosi opposizioni costruttive e mai populiste. Nonostante ciò, i risultati sono sempre stati politicamente deludenti ed affidate spesso a forzature arroganti quali il burrascoso approdo al piano di riequilibrio attraverso la minaccia del dissesto: ricordiamo tutti i vani tentativi del gruppo PD di concordare un piano triennale tra il consesso civico e la Giunta, andando a toccare anche quella chimera ingiustificabile chiamata FES. Nel febbraio del 2016 il Pd e la compagine che sosteneva il sindaco, a fronte di una frammentazione consiliare preoccupante, con una operazione prettamente politica che non ha comportato scambi di poltrone, tanto che il PD non è entrato in giunta, hanno riunito all’interno del partito tutte le forze democratiche leonfortesi nel tentativo di ridare un partito di riferimento robusto e forte alla città. Questo purtroppo, a distanza di più di un anno, non ha portato gli stessi risultati dal punto di vista amministrativo, in quanto il sindaco e i suoi assessori si sono arroccati nelle loro posizioni in maniera a volte anche arrogante, senza tener conto dell’esistenza di un partito in cui erano appena tornati e che li aveva riaccolti, senza tener conto e senza coinvolgere il proprio gruppo consiliare divenuto maggioranza grazie al partito, senza scambi di interessi e leale fino in fondo e sminuendo in maniera poco democratica il ruolo dei consiglieri di opposizione. Questo è avvenuto in diversi modi, tra i quali si ricordano:

  1. tutti gli atti di indirizzo dati da questo Consiglio Comunale sono stati sempre disattesi da questa Amministrazione;
  2. sono state disattese tutte le interrogazioni e le mozioni votate da questo Consiglio Comunale,anche quelle dall’attuale maggioranza, tra i quali si citano quella sul doppio senso in via dei cento comuni, sulla problematica delle antenne Telecom, sulla problematica della gestione e distribuzione dell’acqua;
  3. gli atti più importanti ma anche gli atti meno rilevanti sono sempre stati inviati alle commissioni competenti in prossimità della scadenza dei termini, senza perciò la possibilità di una serena discussione, ma anzi, costringendo la maggioranza e la minoranza a votare per partito preso;
  4. è stato permesso a un dipendente comunale di querelare un consigliere comunale nel pieno esercizio delle proprie funzioni e neanche a seguito della archiviazione del procedimento penale, il sindaco ha ritenuto di prendere provvedimenti dovuti e opportuni, in spregio a qualsiasi rispetto delle istituzioni consiliare;
  5. sulla vicenda dell’Ospedale il Sindaco non ha fatto altro che utilizzare i suoi interventi in Consiglio Comunale e le passerelle da capopopolo per incensarsi agli occhi della cittadinanza cercando di nascondere errori amministrativi imperdonabili come la mancata notifica all’ASP dell’Ordinanza per l’Ospedale , disattendendo l’ulteriore atto di indirizzo del consesso civico per notificare una nuova ordinanza a tutela della salute pubblica e infine rifugiandosi in una gravissima assenza sulle ultime vicende che vedono il nostro pronto soccorso sparito dal decreto assessoriale e dalla pianta organica;
  6. sulla nomina del cda dell’ipab collegio di Maria, nonostante sia espressamente richiestala forma del decreto sindacale, in realtà la nomina è avvenuta in camera caritatis, con una nota che stranamente non è stata mai pubblicata all’albo pretorio;
  7. si evidenzia infine il mancato coinvolgimento dei gruppi consiliari di maggioranza e di minoranza, con le ovvie e dovute distinzioni, su scelte che sono apparse già discutibili nello stile amministrativo subdolo nonché’ a dir poco ambigue dal punto di vista della legittimità e della trasparenza amministrativa; si citano ad esempio le criticabili scelte:
  • di concedere in sub concessione il mercato coperto per fini che esulano completamente dalla vocazione di quel sito e che ad oggi, visto la segretezza dei passaggi amministrativi preliminari, risultano incomprensibili. Vi erano tanti altri terreni in disuso, anche più votati all’utilizzo previsto, da concedere alla associazione in questione per il fine pregevolissimo che vuole perseguire;
  • di stravolgere la natura del premio letterario, che seppur apprezzabile come kermesse teatrale, soprattutto per merito della guida artistica, ha perso però del tutto la sua natura. L’attuale conformazione avrebbe dovuto affiancare la vecchia impostazione al fine di renderla più fresca ed effervescente, ma non soppiantarla del tutti;
  • di concedere il giardino della villa Bonsignore a società privata con fini di lucro in cambio di uno pseudo contratto di sponsorizzazione che ne garantisce la manutenzione; scelta di per sé non astrattamente assurda ma che non è passata dai normali criteri di evidenza pubblica, lasciando un alone di opacità preoccupante e che ultimamente si sta ripetendo in diverse scelte amministrative.

MOTIVAZIONE DI CARATTERE AMMINISTRATIVO: VIOLAZIONI DEL PROGRAMMA
Sin dall’insediamento, il sindaco ha disatteso il mandato politico popolare senza realizzare neanche una minima parte del programma elettorale che ad oggi risulta essere totalmente disatteso; in particolare si evidenzia che a quattro anni dalle elezioni risultano disattese le seguenti linee programmatiche:

  1. Il programma prevedeva una linea di Strategia Rifiuti Zero e di Cultura Ambientale con minore conferimento in discarica e risparmio di spesa negli anni per il Comune ed i cittadini: niente di tutto questo e’ stato realizzato, anzi siamo ancora in attesa dell’inizio di una minima raccolta differenziata e dei benefici di un piano dei rifiuti presentato come panacea di tutti i mali ma che si sta rilevando una alchimia economica e burocratica per continuare a mantenere degli standard bassi sulla qualità della raccolta;
  2. Il programma prevedeva la valorizzazione dei prodotti locali (pesche, fave, lenticchie, olive, olio, ceci, etc.) anche attraverso l’istituzione del registro DE.C.O. (Denominazione Comunale Originaria): mai niente fu più falso stante la evidente perdita di qualità della sagra della pesca, ridotta a una festa di quartiere poco organizzata e priva di idee e la totale mancanza di qualsivoglia forma di valorizzazione degli stesi prodotti tipici; anzi in spregio a qualsiasi interesse e voglia di impegnarsi, nel 2016, l’amministrazione ha affidato l’intera organizzazione della sagra a soggetto privato, con esiti comunque deludenti;
  3. Il programma prevedeva l’Istituzione di una speciale sezione della Biblio-Mediateca comunale per accogliere e catalogare tutte le pubblicazioni, anche di espressione giornalistica afferenti alla cultura agro-alimentare locale: altro che pubblicazioni, ormai si stenta a ricordare che esisteva una mediateca comunale, visto che l’attuale giunta ha ritenuto di distruggere il lavoro lungimirante iniziato nella precedente legislatura;
  4. Il programma prevedeva un piano regolatore partecipato per valorizzare l’esistente fermando l’espansione selvaggia, incontrando tutte le categorie sociali affinché i cittadini e le famiglie principalmente avessero un P.R.G. che gli appartenesse: in realtà la revisione del P.R.G. viene compiuta senza una chiara impostazione programmatica e con una trasparenza, tanto sbandierata, pari a zero;
  5. Il programma prevedeva una strategia di pulizia e decoro urbano in economia con le risorse umane a disposizione del Comune, mettendo in essere la pratica degli “ORTI URBANI” e della innovazione per il decoro dei quartieri periferici; altro che orti, si e’ iniziato con l’eliminazione del prato inglese che abbelliva piazza Cappuccini, per passare poi al mancato controllo sui lavori di rifacimento della rete idrica  che ancora deturpano il nostro paese, fino alla chicca della vicenda di Piazza Margherita che ha mostrato tutti i limiti programmatici e  di conoscenza dei principi basilari della amministrazione pubblica e dei rapporti con la sopra intendenza;
  6. Il programma prevedeva di migliorare l’informatizzazione della struttura comunale aggiornandola ed innovandola secondo i modelli telematici più in uso (Open Source System, Utilizzo del VoIP, Wi-Fi FREE): siamo ancora in fremente attesa di tale innovazione, nonostante le ripetute sollecitazioni ricevute per iscritto da diverse associazioni politiche giovanili tra cui quella dei Giovani Democratici;
  7. Il programma prevedeva l’ampliamento dei posti disponibili dell’asilo nido comunale “IL GIOCO DELLA VITA” da 30 a 40 e gemellaggio con gli asili di Casalecchio di Reno per un miglioramento qualitativo del servizio reso: in realtà è sotto gli occhi di tutti come ciò era una palese menzogna elettorale, puntualmente disattesa e che anzi, a fronte di una diminuzione dei posti e degli orari del servizio, l’asilo ha fornito al Sindaco unità lavorative da spostare nel settore di polizia municipale;
  8. Il programma prevedeva attraverso la cooperazione e un giusto indirizzo dell’Ente di puntare all’attuazione di piani ricettivi commerciali e di itinerari turistici della zona storica, cercando risorse infrastrutturali che consentano di apportare le modifiche e di migliorare l’accesso viario alla zona storica per eccellenza, la zona Gran Fonte: anche in questo caso, nulla e’ stato fatto, anzi, l’unica opera realizzata in centro storico è l’Ecomuseo, opera che questa amministrazione ha già trovato molto avviata e che puntualmente, una volta realizzata, ha reso vana ed inutilizzata;
  9. Il programma prevedeva che tutto sarebbe passato attraverso la forma della “Democrazia Partecipata”, garantita dal confronto con la popolazione nelle sue varie forme sociali: Consulte popolari previste dalla Statuto Comunale o altre forme di consultazione popolare per l’autonomia del cittadino e delle istituzioni: inutile dire che non vi è stata alcuna partecipazione né al consiglio comunale, né ai consiglieri della sua compagine, figurarsi se siano mai stati coinvolti i cittadini.

MOTIVAZIONE DI CARATTERE GIURIDICO: INADEMPIENZE
Non mancano, infine, le inadempienze degli obblighi previsti dalla legge a carico del sindaco:

  1. Egli ha omesso di relazionare al consiglio comunale sulla revoca del vicesindaco Nino Lo Pumo, revoca assunta con determina n. 392 del 6 giugno2014, in violazione dell’art.12 comma 9 della legge regionale n. 07 del 26/08/92 che in caso di revoca di uno o più componenti della Giunta, obbliga il sindaco, entro 7 giorni, a fornire al Consiglio Comunale circonstanziata relazione sulle ragioni del provvedimento;
  2. Egli ha omesso di presentare la relazione annuale per tutti gli anni di sindacatura finora svolta, relazione sullo stato di attuazione del programma elettorale prevista e imposta dall’art.34 dello statuto comunale, nonché dalla legge regionale 7/92 così come modificata dall’art.127, comma 22, della legge regionale 17/2004.

CONCLUSIONI
In conclusione, si ritiene che il Consiglio Comunale non può ulteriormente assistere passivo, solo per tutelare egoisticamente la propria sopravvivenza, ad un così grave degrado, senza farsi complice di una inaccettabile inerzia delle Istituzioni, a tutto danno della comunità e dei cittadini che in noi hanno riposto le proprie naturali esigenze ed aspettative per una crescita culturale e sociale.
Tutto ciò premesso, i sottoscritti Consiglieri comunali, consapevoli della responsabilità assunta nel 2013 a seguito delle elezioni amministrative nei confronti di tutti i cittadini e consci dell’impossibilità di adempiere ai doveri derivanti dal proprio mandato, stante anche l’aggravarsi delle difficoltà riscontrate tra il gruppo, il partito di maggioranza e la giunta, si conclude:

  • chiedendo al Presidente del Consiglio Comunale la convocazione dell’apposita seduta del Consiglio Comunale, nei termini e modi di legge, al fine di discutere e deliberare in merito alla presente proposta di mozione di sfiducia al Sindaco;
  • rivolgendo l’invito a tutti i Consiglieri Comunali a modificare e/o integrare la presente mozione che quindi è a disposizione dell’intero consesso civico ed infine ad approvarla, guardando agli interessi generali e collettivi della nostra Comunità e dei leonfortesi, anziché a quelli personali e di gruppo, scrivendo anticipatamente la parola FINE a questa disastrosa Sindacatura e uscendo da una forma anomale di complice silenzio istituzionale.

La mozione è firmata dai consiglieri comunali Silvestro Salamone, Angelo Cremona, Floriana Romano, Cristina Romano, Filippo Castiglione, Nino Di Naso, Giovanni Ghirlanda, Pier Francesco Vanadia.