A soli dodici anni sarebbe divenuta vittima degli appetiti sessuali del compagno di una sua parente, un pluripregiudicato all’epoca poco meno che quarantenne. L’uomo, originario di un paesino a ridosso del capoluogo, secondo la Squadra Mobile ne approfittava ogni volta che riusciva a restare solo con lei. Le avrebbe tolto il telefonino per non farle chiedere aiuto ai suoi genitori e avrebbe pure tentato di costringerla a tacere, minacciandola anche telefonicamente. Adesso però l’imputato, che in prima istanza aveva preso dieci anni, grazie a una sentenza esemplare, emessa cinque anni fa dal Tribunale collegiale ennese, presieduto da Giuseppe Tigano – sentenza che andò oltre le richieste del pubblico ministero (otto anni) – ha ottenuto adesso un maxi-sconto di pena in secondo grado. La condanna scende da dieci a 5 anni. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno accolto il ricorso dei legali dell’imputato, i penalisti di Enna Francesco Tavella e Luigi Ticino, e così, pur riconoscendo l’imputato colpevole dei gravi reati di cui è accusato, gli hanno concesso numerose attenuanti, facendo scendere parecchio la pena inflitta.
Di lui, chiaramente, non si pubblicano le generalità per non rendere identificabile la vittima. Lei è una delle sorelline finite al centro di una squallida storia di abusi sessuali nella zona del cimitero di Enna – la sorella maggiore, di poco più grande, sarebbe stata convinta da alcuni anziani ad accettare piccole somme di denaro in cambio di rapporti sessuali – scoperta dalla squadra mobile nel febbraio del 2008. Gli agenti la battezzarono “operazione Sisters”. Le ragazzine furono allontanate per qualche tempo da casa e portate per sicurezza in una comunità minorile. Adesso dunque c’è la sentenza d’appello. E si va già in Cassazione, perché l’udienza, dinanzi alla Terza sezione penale, è stata fissata per il 1 dicembre.