Ha trascorso il Ferragosto in carcere per estorsione Antonio Salvatore Medda, il catanese originario di Enna coinvolto, lo scorso 8 marzo, nell’operazione Capolinea. Medda, arrestato dagli agenti della squadra mobile di Enna, diretti dal vicequestore Gabriele Presti e dal commissario capo Emanuele Vaccaro, aveva ottenuto gli arresti domiciliari dopo tre settimane dal Riesame, il 29 marzo. Ora torna in cella, perché la Corte di Cassazione ha accolto, annullando con rinvio la concessione dei domiciliari, il ricorso presentato dalla Dda di Caltanissetta. Il Riesame si è espresso nuovamente proprio il 13 agosto, aprendo le porte del carcere per Medda. Provvedimento che è stato eseguito nuovamente ora dagli stessi uomini della Squadra Mobile.
Il catanese è indagato per estorsione aggravata – ai danni di un’impresa al lavoro per l’installazione della fibra ottica – in concorso con altri, tra cui il mafioso di Enna Salvatore La Delia. Storico appartenente a Cosa Nostra ennese, La Delia è la figura chiave dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti della sezione Criminalità organizzata della Squadra Mobile, per i lavori di scavo e messa in opera della fibra ottica in sub appalto nei comuni di Catania e Santa Maria di Licodia, l’imprenditore (la vittima è a sua volta un ennese) sarebbe stato costretto a corrispondere mensilmente  la somma di 600 euro, da giugno a dicembre del 2017, soldi che sarebbero finiti, per il tramite di Medda, nelle casse del clan Santapaola-Ercolano di Catania.

Un’immagine del giorno dell’arresto di Medda, l’8 marzo 2018


 
Ai lettori: nel pomeriggio una ricostruzione più ampia e dettagliata dell’indagine