Dicembre è arrivato,  portando con sé le aspettative di grandi e piccini. L’albero, carico di addobbi e luci, sembra attirare più di una messa, i bastoncini lecca-lecca riempiono più di una preghiera, il sogno di trovare i tanto agognati giocattoli e l’attesa di Babbo Natale possono mettere in ombra il ricordo di Gesù Bambino che, in teoria,  dovrebbe essere il “grande protagonista” della festa.
Come riavvicinare i bambini ai valori del Natale, a rendere questa festa meno materiale? Ad esempio, raccontando le storie dei tanti personaggi (religiosi e non) che in questo periodo possono stuzzicare la curiosità di grandi e piccini. Insomma, rispolverando i miti. 
Babbo Natale. Chi era? Lo si associa al santo patrono di Bari: San Nicola. La  scristianizzazione del santo che diventò un’icona mondiale (anche pubblicitaria)  parte dal racconto  del grande altruismo del santo che,  prima di essere tale, fu uomo e vescovo . Si dice che Nicola avesse donato tre palle d’oro, necessarie per la preparazione della dote di  due sorelle destinate (a causa dell’insorgere di un improvviso stato di povertà) alla prostituzione; e che grazie a questo dono, alla fine  si sposarono . La sua fama di portatore di doni, in qualche modo, lo ha catapultato verso  il mito.  La figura di Babbo Natale, nei secoli, è diventata sempre più importante, tanto da approdare negli studi di psicoterapia (ne ha  parlato e scritto Eric Berne, padre dell’analisi transazionale). In psicoterapia, la  fantasia di Babbo Natale rappresenta la mitica fonte del regalo che il Bambino del paziente attende per tutta la vita e che porta la persona, a comportarsi sempre in un certo modo, nella speranza di ottenere, prima o poi, il tanto agognato dono; un’interpretazione apparentemente semplicistica che in analisi, però, può portare ad approfondimenti davvero interessanti e che aiutano a comprendere la potenza dei miti e la risonanza che possono avere su di noi. Ovviamente la storia di San Nicola è ricca di particolari difficili da spiegare ai bambini, ma potrebbe aiutare la visione del film “Miracolo di una notte d’inverno” che racconta la storia di Nikolas, il piccolo orfano che amava intagliare i giocattoli nel legno per poi regalarli ai bambini delle famiglie che lo avevano ospitato, passione che gli permette di sublimare il dolore per la perdita dei genitori e della sorellina Ada. Una storia struggente, ma a lieto fine, che attira il pubblico con i paesaggi magici della Finlandia , che fanno da sfondo alla storia del bimbo che crescendo diventerà “l’uomo dei regali”, ovvero Babbo Natale.  Ogni popolo ha qualcosa da raccontare su Nicola, la caratteristica che predomina in ogni leggenda,  è sempre il l’altruismo associato alla  grande generosità.
Intorno al 1800, San Nicolaus divenne Babbo Natale in una celebre poesia di Clarke Moore che ce lo descrisse così: “San Nicola è venuto giù per il camino con un balzo: era avvolto tutto in una pelliccia, dalla testa ai piedi(…) Aveva una faccia larga, e un pancino rotondo che fu subito scosso dalla sua risata, come una coppa piena di gelatina: era grassottello e paffuto(…)”. Ma la popolarità nei confronti del “grande pubblico” arriva nel 1931, quando l’illustratore Haddon Sundblom disegna il gentile nonnino vestito di rosso con una lunga barba bianca, per la pubblicità della Coca Cola, forse – così si è detto – ispirandosi al ricordo di San Nicola, in qualche modo “messo insieme” al personaggio descritto da Dickens, nel romanzo breve  “Canto di Natale”.
Babbo Natale, comunque se ne parli, rimane  uno dei personaggi più amati di tutti i secoli, e conoscerlo in maniera più profonda potrebbe renderlo un esempio positivo da emulare perché , al di là dei doni che porta, rimane sempre icona di altruismo, gentilezza , bontà e generosità. 

Nunzia Villella