Angeli, uccelli, creature fantastiche. Il Teatro Garibaldi di Enna è pronto ad ospitare sabato 15 dicembre alle ore 20.30, i danzatori Adriano Coletta e Filippo Domini protagonisti della perfor-mance Come le ali (2° meditazione su Caino e Abele) firmata dal coreografo catanese Roberto Zappalà.
Il punto di partenza dello spettacolo, quarto appuntamento della stagione organizzata dall’Amministrazione comunale e firmata da Mario Incudine, è sempre la figura dei primi due fratelli dell’umanità, Caino e Abele (già affrontati nella prima meditazione intitolata “Corpo a corpo”), ma questa volta Zappalà li analizza attraverso un’esplorazione utopica della convivenza ottimale.
Come le ali, che ha poi dato vita a “Liederduett”, è una delle ultime creazioni di Roberto Zappalà, che in questa performance danzata sulle musiche di Johannes Brahms, Pan America, Scott Wal-ker, Sunn 0))) & Boris indaga un mondo apparentemente comune a tutti, ma allo stesso tempo quasi assente. Un’esplorazione utopica della convivenza ottimale, legata all’intesa, al legame, all’in-tima unità che dovrebbe esistere tra gli “organismi animali e vegetali”, alla simbiosi.
Simbiosi come simbolo di legame e di fusione, non più attriti e violenze fratricide, ma parità e con-divisione. E cosa c’è di più forte e più immediato per evidenziare queste prospettive se non la meta-fora dell’unisono, del simultaneo, del sincronico che si crea nella danza? Della simbiosi di due corpi danzanti che diventano quasi un nuovo organismo biologico?
Amore, accettazione, fratellanza, amicizia, non violenza, empatia sono i significanti guida di questo secondo step nella ricerca del coreografo catanese e del drammaturgo Nello Calabrò.
Se in Corpo a Corpo il movimento era “centrifugo” (il tentativo di “fuga” di Abele da Caino e la conseguente risposta di Caino nel riportare Abele a sé, al “centro”), in Come le ali è “centripeto” (tendenza all’unione sia di Caino che di Abele).
Non più cattivi, assassini o vittime, ma fotografati in un “istante santo”: noi siamo una storia, siamo fratelli, siamo una coppia, siamo due figli. Non siamo utopia. Siamo la radice di un futuro possi-bile. Le ali del titolo sono quelle degli uccelli e degli angeli, strumenti biologici e fantastici che evi-denziano la metafora dell’unisono e della simbiosi. Ma le/ali è anche la lealtà, simbiosi morale dei rapporti umani. Come le ali vuole indagare una possibile utopia a partire da un’assenza: quella del “primo” delitto.