Avrebbe abusato sessualmente della compagna, l’avrebbe maltrattata e seviziata, talvolta con la morbosità di violentarla usando un martello. Adesso però A.B., operaio ennese di 42 anni, viene condannato in via definitiva a sei anni per violenza sessuale, mentre sono caduti in prescrizione i reati di maltrattamenti, lesioni e sfruttamento della prostituzione. Era accusato di averla fatta prostituire per 50 euro. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso del difensore del manovale, il penalista Gianpiero Cortese del foro di Enna.
L’arresto, nell’ambito di un’indagine condotta dalla sezione Reati sessuali della Squadra Mobile di Enna, risale al luglio del 2007. Poi, dopo circa un mese, l’avvocato Cortese ne ottenne la liberazione. Dell’operaio non sono mai state rese note le generalità per esteso per non rendere identificabile la vittima, una giovane madre, che sarebbe stata costretta anche a subire in silenzio, per un certo periodo, di fronte alla minaccia di perdere i propri figli (che ha avuto con un altro uomo).
Lui l’avrebbe minacciata di dire agli assistenti sociali che i piccoli vivevano in condizioni non idonee alla crescita di ragazzini, circostanza che si è rivelata del tutto infondata; come ha dimostrato senza tentennamenti un sopralluogo effettuato dagli esperti del Comune: la donna, hanno accertato, manteneva i suoi bambini in condizioni ineccepibili. L’avvocato Cortese, nel corso del giudizio, ha contestato vari elementi dell’accusa, dalle indagini alla ricerca di riscontri, senza il rispetto delle garanzie della difesa. La prescrizione, va sottolineato, non è una dichiarazione di responsabilità, in relazione ai reati per cui è stata dichiarata, ma la presa d’atto che lo scorrere del tempo non ha consentito di giungere a un verdetto.