Ragazzi del territorio ennese di cui andar fieri, simbolo di una nuova generazione di ragazze e ragazzi che vogliono costruire con le proprie forze quello che sarà il loro futuro. In Italia? All’estero? Poco importa: questi studenti fanno parte di una società liquida, i cui confini non sono altro che le autostrade che li traghettano da un Paese all’altro anche nell’arco di pochi giorni, perché questi giovani sanno essere cittadini italiani, ma anche cittadini del mondo, con passaporto sempre pronto alla mano e tanta voglia di affermare se stessi e i propri talenti.
Fanno parte di questa nuova generazione gli 8 studenti partiti quest’anno da dalla zona afferente al Centro locale gestito dai volontari di Intercultura di Enna per trascorrere un periodo di studio e di vita all’estero con Intercultura. Un’esperienza che può durare dalle poche settimane estive all’intero anno scolastico ma che, in ogni caso, grazie anche al ruolo  formativo dei volontari di intercultura che accompagnano passo passo in ogni fase del percorso questi studenti, aiuta a sviluppare le competenze necessarie per poter avere una marcia in più nella vita lavorativa come in quella personale.
Lo sa bene Giovanni Savoca, studente 17enne ennese dell’Istituto Scolastico Romano a Piazza Armerina che si trova Palmital nello Stato di San Paolo.
“Dallo scorso luglio vivo nella mia nuova città, nella mia nuova famiglia con i miei nuovi amici e lontano da tutto ciò che per 17 anni sono stato abituato a fare, mangiare e vedere. L’anno scorso, prima di scoprire il mondo di Intercultura non avrei mai immaginato che oggi io mi trovo dall’altra parte del mondo. Sto vivendo una delle esperienze più educative e belle che soltanto un anno all’Estero ti può dare. Una possibilità che puoi cogliere soltanto una volta nella vita, che ti fa crescere da tantissimi punti di vista, ma soprattutto ti regala delle emozioni uniche”.
Così spiega con entusiasmo Giovanni, che prosegue descrivendo le differenze rispetto all’Italia che sta trovando nell’immenso Paese sudamericano:
“Il Brasile è un paese molto diverso dall’Italia, nell’educazione scolastica, nel cibo, nelle tradizioni e nel modo di vedere la vita. Il sistema scolastico italiano è abbastanza differente da quello brasiliano; e mi ha fatto molto riflettere sull’importanza e l’efficienza del nostro modo di insegnare e imparare nelle scuole. Non esistono interrogazioni, ma solo test a scelta multipla, ogni due settimane! L’anno scolastico è diviso in due semestri, che si aprono: il primo che inizia a febbraio e si chiude a fine maggio; il secondo che inizia ad agosto e si chiude a novembre. Dopo di che iniziano le vacanze estive. Al termine della scuola superiore non c’è l’esame di stato ma si fa una prova che è svolta solo da chi ha intenzione di entrare all’università. C’è una distinzione anche delle scuole, ci sono tre tipi di scuola: Pubblica; Privata; Federale. La scuola pubblica è gratuita, dipende dallo Stato in cui ci si trova, ma principalmente non è dall’educazione scolastica ottima.  La scuola pubblica, invece, da un’educazione molto più corretta e severa, che ti prepara all’università. La scuola migliore è quella federale, per entrarci bisogna superare un esame ottenendo un punteggio elevato ed è l’unica che ti prepara per un indirizzo specifico. Una delle cose che notevolmente mi ha colpito di più è il rapporto alunno-professore. Il tuo professore non è quella persona da rispettare e seria. E’ considerato un amico, con cui scherzare e giocare. Sicuramente questo è uno degli aspetti migliori che della scuola”.
“La mia giornata tipo è molto bella: mi sveglio alle 6 e mi preparo per la scuola che inizia alle 7 e finisce alle 12:30; vado e torno a scuola sempre con la bicicletta perché la mia città è tutta pianeggiante ed è il modo più comodo per muoversi; torno a casa e mangio il pranzo che i miei genitori hanno cucinato e parlo un po’ della nostra mattinata con i miei fratelli e i miei genitori. Il pomeriggio vado in palestra, studio, esco con gli amici e passo un po’ di tempo con il mio volontario intercultura. La sera torno a casa e mangio di solito soltanto con i miei fratelli perché i miei genitori lavorano fino a tardi e ci vediamo una serie tv o un film in portoghese per passare un po’ di tempo insieme”.
“Penso sia una delle poche cose nella vita in grado di farci crescere da molti punti di vista è vivere in un nuovo posto lontano dalle tue abitudini”.
Giovanni dimostra, nel suo racconto, di essere nel pieno processo della sviluppo della competenza interculturale, la capacità di comunicare e comportarsi in modo efficace e appropriato quando si interagisce con una persona o un gruppo di persone che si percepisce aventi background culturali diversi. Questa capacità si basa su alcune attitudini (ad es., curiosità, rispetto, apertura mentale), conoscenze (ad es., autoconsapevolezza culturale, conoscenze storiche, religiose, politiche, linguistiche, etc.) e abilità (come il pensiero critico). Questi tre componenti mobilitati e orchestrati assieme determinano lo sviluppo di effetti interiori come lo sviluppo di flessibilità, capacità di adattamento, visione etnorelativa ed empatia, ed effetti esteriori ovverosia il comunicare e comportarsi in modo appropriato durante un’interazione interculturale.
Con un occhio sempre vigile sui social per vedere il prosieguo dell’esperienza all’estero dei propri studenti, ora affidati nelle mani esperte dei volontari del Paese che li sta ospitando, i volontari di Enna in queste settimane sono alle prese con il processo di selezione dei nuovi candidati in concorso per individuare la prossima tornata di globetrotter di cui Enna potrà nuovamente essere orgogliosa.