di Josè Trovato

Leonforte – Fu ingiustamente accusato di aver abusato di una minorenne, sorella della sua fidanzatina dell’epoca. E con questa accusa, quattro anni fa, rimase per oltre quattro mesi agli arresti domiciliari. Poi però la sconvolgente verità venne a galla, al Tribunale di Enna: non c’era stato alcuno stupro, le due sorelle avevano semplicemente inventato tutto. Ora la Corte d’appello di Caltanissetta ha disposto un indennizzo per ingiusta detenzione in favore di un giovane leonfortese, G.P., poco più che ventenne all’epoca, la cui vita fu letteralmente travolta da queste accuse.
Una piccola somma, poco più di 14 mila euro, in parziale accoglimento dell’istanza del suo legale, l’avvocato Giuseppe Greco di Leonforte, ma i giudici nisseni sottolineano un elemento: l’individuazione della cifra, in questo tipo di procedimenti, risponde a “precisi calcoli aritmetici”. Non si tratta di un risarcimento e non si può così, di certo, ripagare “tutte le conseguenze negative sofferte”. Nonostante ciò la Corte, presieduta dal giudice Pasqua Seminara, consigliere relatore Giovanbattista Tona, consigliere Salvatore Faro Faussone, ha scritto parole importanti, ritenendo “comprensibili” le “doglianze (del giovane, ndr.) relative alle conseguenze pregiudizievoli patite per il clamore avuto dalla vicenda in paese e per le ricadute rispetto alla serenità dei rapporti familiari”.
Che non ci fosse stato alcuno stupro, del resto, era stato già chiarito sin da subito dal referto ginecologico, il quale strideva con il racconto dell’accusa: lui, sosteneva la ragazza, l’aveva costretta a subire un rapporto completo, interrotto solo dal rocambolesco intervento della sorella e del ragazzo che era con lei. Di quel rapporto, però, non vi era traccia. Così i giudici, nella sentenza di assoluzione divenuta irrevocabile, sono giunti a una ricostruzione molto diversa. Vi era stato un litigio, durante un incontro amoroso, poi il rientro a casa in preda alla rabbia – il giovane aveva litigato con tutte e due le sorelle – e una successiva richiesta di spiegazioni da parte di un genitore. A quel punto la decisione di inventare una violenza.
L’ormai ex imputato è stato scagionato dalle contraddizioni in cui sarebbero incorsi i testimoni – diretti o ‘de relato’ – oltre che da un’indagine difensiva condotta dal suo legale. Nessun commento da parte dell’avvocato Greco all’ordinanza della Corte d’appello di Caltanissetta, anche se trapela la soddisfazione per il fatto che la giustizia, a tutti i livelli, ha fatto cadere definitivamente il teorema accusatorio a carico del suo giovane cliente, il quale si è sempre professato innocente da queste infamanti accuse, collaborando sin dall’inizio fornendo chiarimenti e ribadendo la propria posizione. Oltre a essere innocente non ebbe mai, ha sentenziato ora la Corte, comportamenti dolosi o gravemente colpevoli. È stato, scrivono i giudici, “disponibile e collaborativo”: non gli si può rimproverare nulla. Da qui l’indennizzo.