di Josè Trovato

LEONFORTE. Sei richieste di condanna e un’assoluzione. Si è chiusa così la requisitoria del pm Roberto Condorelli al processo Homo Novus 2, che vede alla sbarra il boss Giovanni Fiorenza, suo figlio Alex, Giuseppe Viviano, Angelo Monsù e tre insospettabili, ovvero il titolare di un’ottica, un suo dipendente e un imprenditore edile. Il pubblico ministero ha chiesto 6 anni di reclusione per un costruttore leonfortese, accusato di esser stato “a disposizione” del clan, informando gli uomini del pizzo dei lavori appaltati in paese e nei centri vicini e proponendosi come intermediario con le ditte appaltatrici. Chiesti poi 6 anni e 4 mesi per il titolare di un’ottica, che per la Dda avrebbe ottenuto dal clan di non far aprire un esercizio concorrente a Leonforte. Lo stesso pm ha chiesto però l’assoluzione per il suo giovane dipendente: per lui, ogni ipotetica responsabilità, è stata esclusa dunque dalla stessa Dda. Il pm ha poi chiesto 4 anni per i due Fiorenza e per Viviano; e 3 mesi, in continuazione con una precedente condanna, per Angelo Monsù, che ha confessato.
Giovani e Alex Fiorenza, Viviano e Monsù, nel 2013, avrebbero provato a imporre il pizzo al gestore della discoteca di Leonforte.La cosca capeggiata da Giovanni Fiorenza avrebbe chiesto al gestore 100 euro, una piccola cifra da intendersi come “primo segnale” della sua scelta di pagare la mafia in cambio di protezione. Per convincerlo, gli uomini del clan gli avrebbero recapitato un avvertimento inequivocabile: una bottiglia di liquido infiammabile e due cartucce calibro 12, lasciate per terra in prossimità dell’ingresso della discoteca. Poi però furono arrestati tutti e non ci fu alcun pagamento.
Le altre accuse, come detto, erano il concorso esterno in associazione mafiosa contestato al costruttore incensurato e il caso dell’ottica. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, sostanzialmente, Cosa Nostra leonfortese si sarebbe attivata per non permettere a un imprenditore di aprire un’ottica in città, al fine di non consentire che aumentasse la concorrenza a un “amico” ottico. Ma va evidenziato che le responsabilità penali ancora sono tutte da accertare, perché si tratta di un giudizio di primo grado, che si svolge dinanzi al gup David Salvucci. Gli imputati hanno respinto le accuse. Alcuni di essi, tra cui l’ottico, si sono sempre professati innocenti. Nei prossimi giorni, il 20 febbraio, la parola dovrebbe passare al suo difensore. Fonti vicine alla difesa hanno già fatto sapere che in aula il legale lavorerà per smontare punto per punto l’intero castello accusatorio. Ma se ne parlerà alla prossima udienza.
L’inchiesta è stata condotta dal personale della sezione di Pg del Commissariato di Leonforte.