Si è conclusa con un certo anticipo la festa di Sant’Agata, a Catania. Per motivi di sicurezza è saltata la salita San Giuliano, con il canto delle suore, a causa di un’eccessiva presenza di “fedeli” dentro i cordoni, che avrebbero ostruito il passaggio. La santa fa rientro in Cattedrale a braccio.
Finisce così, con un’enorme delusione, la festa tanto amata dai catanesi e non solo. Sant’Agata la vogliamo richiudere pensandola per come la amiamo. Agata, la santa di tutti, che gira tutti i quartieri; Agata fimmina onesta , consacrata, oltraggiata. Agata dei miracoli, dell’eruzione dei terremoti arrestati  dal velo santo. Della Catania presa di mira dai Mori, salvata dall’intercessione della santa. Agata degli appestati guariti. Agata, ovunque,  in questi giorni e negli altri giorni, quando vive nell’anima dei fedeli. Agata nell’annacata delle Candelore, i famosi cerei votivi,  costruiti in legno color aureo; Agata nelle  ‘ntuppatedde , che danzano in gruppo con il volto velato;Agata nella musica delle bande che girano la città per renderle onore.  Agata nella calìa e nella simenza;  Agata nelle  preziose olivette di marzapane; Agata nelle minne , quelle moderne in Pan di Spagna  ricoperto di marzapane, e quelle di  deliziosa frolla, della ricetta antica, di Belpasso… Agata nel profumo di limone emanato dalla glassa, che richiama il suo santo velo! Agata nelle minne  delle femmine, da proteggere dai mali.  Agata nella folla, nei cuori della gente, nelle lacrime, nelle preghiere, nelle mani che invocano la grazia. Agata nei fuochi spettacolari à sira ò tri (la sera del tre).  Agata nel suggestivo  canto   in latino delle suore di clausura  benedettine, che oggi non c’è stato.

Nunzia Villella