Sicilia, c’è un bambino di sei anni (per più di un anno) che entra in chiesa per pregare e incontra un signore gentile. Un vecchietto che inizia a palpeggiarlo e strusciarsi più volte, a molestarlo sessualmente e pesantemente.   La cosa si ripete altre volte e il bambino viene traumatizzato così tanto da non riuscire più a camminare normalmente. Zoppica. E i medici non riescono a capire perché. La tragedia è che queste molestie e abusi avvenivano in chiesa (durante la Messa e in sagrestia), da parte di un uomo adulto. Strusciamenti e altro. Dietro le colonne e nel silenzio di una sagrestia. Il sospetto è che forse ne avesse abusato e molestato altri, di bambini. (si legga links allegato). Un inferno, “Mio padre violento, mi picchiava. Non riesco a perdonarlo, anche se è morto. Mi aiuti il Signore!”
Ci sono voluti anni e anni perché questa storia, con il lieto fine che potrete leggere su Aleteia, arrivasse da parte di un sacerdote (era lui il bambino) che ha autorizzato don Fortunato Di Noto a rendere pubblica la storia e che il sacerdote e fondatore dell’Associazione Meter Onlus (www.associazionemeter.org) e che oggi è stata pubblicata (la seconda storia, la prima è stata quella di una suora, abusata quando aveva 9 anni) su Aleteia (www.aleteia.org; la rete cattolica mondiale di informazione) e che anticipa l’incontro convocato da Papa Francesco per la fine del mese di febbraio, un incontro che vedrà i presidenti delle Conferenze episcopali di tutto il mondo nel corso del quale si cercherà di sviluppare norme e procedure comuni per la lotta all’abuso sessuale dei religiosi.
Questa testimonianza, scrive don Fortunato, è “chiara, audace, fiduciosa, difficile,  che mi è stata consegnata per renderla pubblica. Senza retorica. Da quando fu abusato, a 6, 7 anni, camminò male, claudicante per tanto tempo. I genitori non capivano, neanche i medici. Dietro quella semiparalisi, gli abusi e le molestie subite.  Un trauma che semi paralizzò gli arti inferiori. L’abuso e le molestie sessuali hanno la devastante antivita, è un antienergia nera, che  paralizzano, provocano incubi e paure. Una morte dentro che si manifesta in tante ferite, visibili (psicologiche e fisiche).  Un trauma permanente”. Questa è: “Una storia che ci serve ‘perché l’innocenza (o ingenuità?) non venga attaccata con tanta spudoratezza come quel vecchio ha fatto con me’. Una storia che ‘spero serva a qualcuno e riviverla così mi ha permesso di sentire  meglio la misericordia su di me e sugli altri, anche sui responsabili colpevoli di aver inghiottito nel silenzio, per tanti anni l’inferno di quel vecchio e mio padre’ (mi ha anche confidato, oltre la testimonianza scritta)”.
Un racconto che è anche liberazione, secondo il Salmo 5: “Tu detesti chi fa il male, fai perire i bugiardi. Il Signore detesta sanguinari e ingannatori”. Raccontare è azione liberante, è condividere per aiutare a leggere nei fatti della vita; è indicare con realismo gli avvenimenti che potrebbero accadere per evitare che accadano. È informazione preventiva. Don Di Noto ricorda che l’amico prete: “Sogna spesso San Giuseppe che salva dagli Erodi di questo tempo. Sono Erodi camuffati che vivono con noi, nascosti dall’omertà dei tanti e dal fariseismo schiavizzante. Contro gli Erode di questo tempo,  abbiamo bisogno di tanti Giuseppe”, conclude.