Un testo tutto al femminile sugli inconfessabili desideri di quattro donne, che abitano nello stesso condominio e sono innamorate dello stesso uomo. Sabato 23 febbraio alle ore 20.30 al Teatro Ga-ribaldi di Enna per il Cromosoma Teatro Festival Sicilia, la sezione dedicata alla scena contem-poranea della stagione organizzata dall’Amministrazione comunale firmata dal direttore artistico Mario Incudine, va in scena “Volevo dirti”, spettacolo scritto da Sabrina Petyx (finalista al Pre-mio Ugo Betti 2008) e diretto da Giuseppe Cutino.
Si tratta di un intrigo condominiale, una storia di passioni: amori traditi, amori negati, impossibili, proibiti, segreti, amori da pagare con il sangue. Voci e parole che si intrecciano e si inseguono come gli strumenti di un quartetto. Quattro donne ai quattro piani di una passione che le accomuna e le divide. Quattro piante carnivore belle e mostruose come lampadari di cristallo, capaci di sorridere e far sorridere davanti al rivelarsi di orrori quotidiani. L’amore le unisce come la vendetta, e come la vendetta le rende irrazionali e spietate…
Proviene dal profondo Sud questa passione erotica divoratrice e sanguinaria, come ci si aspetterebbe. Ma, in maniera del tutto inattesa, lo fa senza stereotipi, anzi insinuandosi nelle pieghe delle si-curezze, accompagnando il pubblico nelle glaciali e spietate leggi della gelosia e della vendetta, per metterlo a nudo di fronte non a un folcloristico quadretto siculo, ma agli abissi della coscienza più segreta. Tutto grazie alla straordinaria interpretazione di quattro attrici (Serena Barone, Ester Cu-cinotti, Caterina Marcianò e Sabrina Petyx) capaci di penetrare nel cuore degli spettatori, orche-strate dal regista Giuseppe Cutino come strumenti emozionanti ma lucidi, tra profondità psicologi-che e rigore del movimento.
«La vendetta è una fame che non si sazia mai, vorace come un intero branco, ronza dentro le vene come uno sciame – scrive Sabrina Petyx -. È la passione la femmina più vorace del branco, una fiera pronta ad uccidere prima di essere tradita, una mantide capace di svelarsi in segreto, di tessere trame dentro cui nuove prede cadranno vinte da un peso eterno come la colpa. La passione, come la madre di ogni fede. La fede, come una passione che non si vergogna di sé, bisbiglia nelle orecchie formule di veleni letali, esplode nelle viscere di un nemico che non si da alla fuga, armata delle ra-gioni dei giusti, offrendo il perdono come un riparo da conquistare, trovando quiete nel sangue che altro sangue vorrà vendicare. Orrido piatto da mangiare freddo, la vendetta unirà destini che non si sarebbero mai voluti incontrare, imbrigliandoli dentro un’attesa da ricompensare».
“Volevo dirti” è un’ipnotica danza nell’orrore della quotidianità, nei misteri rimossi dell’amore pos-sessivo. Irene, Agata, Tina e Lucia raccontano la loro passione per uno stesso uomo: un uomo con-teso, odiato, sognato, perduto; passione che condurrà verso l’irrimediabile, grazie a un racconto che lentamente rapisce gli spettatori nel suo folle labirinto, che è anche un labirinto visivo, scandito da lunghi (e impressionanti) momenti di immobilità e da vorticosi momenti coreografici, che avvilup-pano la storia, mescolando la grevità della vicenda con la leggerezza dei ventagli e delle gonne.
“Volevo dirti” è uno spettacolo potente, che non si dimentica facilmente, e mostra la maturità della compagnia palermitana M’Arte, che in pochi anni ha saputo affermarsi nel panorama del nuovo teatro italiano, da quando – nel 2003 – ha vinto il Premio Scenario con lo spettacolo “Come campi da arare…”