La mafia studiata, interpretata e raccontata agli studenti da prospettive e contenuti diversi, dalla storia alla letteratura, dal cinema all’economia, dal giornalismo ai grandi processi. E’ quanto è in corso attraverso il laboratorio Mafie al liceo scientifico Farinato di Enna, a cura dell’associazione Memoria e Futuro, presieduta dall’avvocato e docente catanese Adriana Laudani, un’associazione, composta da giuristi, docenti universitari e giornalisti, che si occupa di investigare e porre in luce i cosiddetti “misteri italiani”, quell’intreccio oscuro della nostra Repubblica fatto da stragi, grandi delitti, connessioni tra pezzi delle istituzioni, servizi deviati, società e criminalità organizzata. Nel corso del mese di febbraio, Adriana Laudani si è confrontata con gli studenti sul Maxiprocesso alla mafia, Sandro Immordino ha delineato i passaggi storici salienti dal dopoguerra ai nostri giorni, il pubblico ministero Vittorio Teresi, il capo del pool della pubblica accusa nel processo sulla “Trattativa”, ha spiegato Cosa nostra attraverso la sua biografia di magistrato in prima linea a Palermo. Giovedì 14 marzo alle 15, sempre nell’aula magna dell’istituto, intestata al giudice Rosario Livatino, il docente Antonio Fisichella, coadiuvato dal giornalista Antonio Ortoleva, sottoporrà un singolare quesito agli studenti: ma i siciliani sono omertosi?
Nel mese di aprile, l’economista napoletano Isaia Sales, già sottosegretario del governo Prodi, tratterà il rapporto tra economia e mafia e Antonio Ortoleva affronterà il tema del ruolo dell’informazione e le vicende legate ai tanti giornalisti uccisi, caso unico in Occidente. Concluderà il docente universitario con una lezione sulla mafia rappresentata al cinema, in tv e in letteratura.
Referente interno del laboratorio è il professor Giuseppe Rugolo, tutor Antonio Fisichella, consulenti Renzo Pintus e Antonio Ortoleva. L’ingresso alle lezioni è aperto al pubblico.
Un laboratorio d’ateneo simile, tarato sugli studenti universitari, si terrà a breve ai Benedettini di Catania, in piazza Dante.
“Agiamo con una metodologia prettamente scientifica – spiega Adriana Laudani – ma anche etica perchè si tratta di passare il testimone alle nuove generazioni di quel patrimonio di conoscenze e di lotte che hanno costituito in Sicilia il più grande movimento antimafia della storia”.