Il modo migliore per indispettire un fumatore è fargli il predicozzo sui danni provocati dal fumo. Chi fuma ne è pienamente cosciente e sul punto ci si imbatte decine di volte al giorno, quando la sua vista incrocia un piede in cancrena o un cancro alla gola ritratti sul proprio pacchetto, facendo finta di non vedere. Non si lascia dissuadere neppure dall’avviso che lo avverte del rischio di impotenza, pensa se non lo sa.
Come sa che coi soldi spesi a sigarette in vent’anni, avrebbe potuto comprare un appartamento. Non serve rinfacciarglielo. Sono tutti ragionamenti che il tabagista conosce e rimuove scientemente, mentendo a se stesso e negando agli altri in una logica di autoconvincimento propria di ogni maledetto vizio.
Quanto segue è perciò tutto fuorchè una lezioncina dispensata dall’alto del tempio dei non fumatori. E men che meno un panegirico su quanto sia stato bravo chi è riuscito a smettere.
Chi ci ha provato almeno una volta forse conosce il libro ‘E’ facile smettere di fumare se sai come farlo’ del saggista britannico Allen Carr. Chi non lo conosce provi a leggerlo, è pure breve. Il titolo spot stona con la mia premessa ma questa è la musica se vuoi vendere più di 14 milioni di copie nel mondo. Un saggio che ha sbancato perché l’autore non è un opinionista dal giudizio distaccato ma uno che fumava di media sessanta sigarette al giorno, con picchi di cento, ispirato a scrivere dalla scomparsa del padre, morto di cancro ai polmoni.
“Che assurdo hobby è mai questo che, quando lo fai, vorresti non farlo e solo quando non lo puoi fare vorresti una sigaretta?” si chiede Carr.
Che ci si reputi dipendenti incalliti o semplici abitudinari poco cambia. Ogni mattina un fumatore si sveglia sapendo di doversi e dovere raccontare la favoletta che può smettere quando vuole ma che proprio quello non è il momento adatto. Barzellette. Il momento propizio non esiste, esiste solo il modo giusto.
Non si smette di fumare per le ragioni per cui non dovremmo farlo. Per smettere è necessario smantellare le ragioni per le quali si fuma. Ma la verità è che per interi periodi della nostra esistenza non avvertiamo l’esigenza di chiederci perché mai dovremmo e glissiamo su cause e conseguenze della nostra dipendenza. Anzi, l’idea di rinunciare a quel rituale ci terrorizza e ci fa pensare più soli. Ma prima o poi suona la campanella, e fa male quando metabolizzi che quel vizio di merda ha devastato un tuo caro, che si è lasciato soffiare la vita per non aver provato neanche a moderare il consumo.
In un altro passaggio interessante Carr riflette che i fumatori non sono mai completamente rilassati, hanno dimenticato come ci si sente quando si è completamente tranquilli, ed è questa invece una delle grandi gioie che si riscoprono smettendo. E’ la pura verità. E la gratificazione provocata dall’esserci riusciti è inesprimibile: non espettori, non puzzi e non spendi. Probabilmente diventerai un onicofagico autocannibalico o prenderai qualche chilo, ma ti sentirai una persona migliore semplicemente perché starai meglio fisicamente e sarai meno impaziente di scendere dal bus o di finire il turno di lavoro per quietare la tua crisi d’astinenza inalando catrame e nicotina.
Forse chi ha smesso prima o poi fallirà e ricadrà nella trappola, perché se è facile smettere è molto più facile ricominciare. Calcolo delle probabilità. Ma quanto è bello sapere di avere abbondantemente preso il largo dalla dipendenza e di essere liberi. Perchè fidatevi, parliamo di libertà. 
Il piacere di riscoprire la differenza tra vizi e bisogni. La consapevolezza di aver stupidamente considerato inevitabile ciò che invece dipende solo da libere scelte. Scelte che non sempre possono essere rimandate all’infinito del lunedì prossimo. Scelte come quella dello stesso Allen Carr, inventore del metodo Easyway col quale ha convinto altri milioni di persone ad affrancarsi dal fumo e morto nel 2006 a causa… di un tumore polmonare. Diciamo che si è ravveduto un po’ tardino.
Solo un consiglio non richiesto dunque: trova il tempo per pensare di smettere, che poi tu ci riesca o meno. Ma fermati un attimo e pensaci davvero perché ne vale la pena e forse anche la vita.
“Spenta la tua ultima sigaretta sei già un non fumatore”.

Adriano Licata