Di libri e film ce ne sono tanti, storie di  personalità disturbate  che vivono portando una maschera, nascondendo vissuti  difficili e dolori insopportabili. Il dolore non è uguale per tutti, ognuno ha vissuto qualcosa di unico che gli altri non comprendono, qualcuno ha avuto una vita più complicata degli altri, le reazioni sono tante e diverse. C’è chi riesce a orientare la propria rabbia nella voglia di riscatto, o in altro.
C’è  chi chiede aiuto riconoscendo di non potercela fare da solo, e chi semplicemente non si rende conto di avere un problema.  Proiettare la propria rabbia e frustrazione sugli altri cercando un colpevole ad ogni costo, è la soluzione psicologica più semplice. Non è una colpa. Avviene inconsciamente.  Pensare che l’altro sia stato immeritatamente più fortunato di me quindi vada punito. Succede che si arrivi a uccidere, stuprare, abusare psicologicamente o semplicemente che ci si specializzi nell’arte della manipolazione e che ci si riesca anche a guadagnare qualcosa: denaro o potere. 
Oppure che semplicemente si uccida  in modo barbaro e primitivo qualcuno che  sembrava felice.
Come se la felicità dell’altro potesse realmente togliere qualcosa a chi è stato meno  fortunato.   
Dal matrimonio tra politica e social nascono presunte soluzioni in termini punitivi, perché il risuonare di espressioni  a effetto – tipo “pena di morte” o “castrazione chimica” – ha un effetto dirompete, arriva alla pancia della gente e porta voti.  Così, si parla all’infinito di cose che tecnicamente non si conoscono, utilizzando spazi inappropriati in cui la pancia, il secondo cervello, sostituisce il primo. Si parla  di interventi estremi come la castrazione chimica, senza sapere che esistono già diversi farmaci che inibiscono la libido, e che  nello stesso tempo  fungono da antidepressivo o antipsicotico. 
In un paese ricco di psicologi (molti a spasso) gli interventi potrebbero essere tanti, finalizzati soprattutto alla costruzione di reti tra professionisti, istituzioni, ma soprattutto orientati alla prevenzione primaria: perché i fatti non accadano, perché non ci scappi il morto o lo stupro. Prevenire significa occuparsi del problema sul nascere ed evitare che si diffonda. Leggere il problema anche in termini sociali per poi aiutare realmente l’individuo. I politici potrebbero rendersi utili occupandosi dell’inserimento di figure specifiche a cui l’utente dovrebbe potersi  rivolgersi gratuitamente, se non può permettersi una psicoterapia privata. Nell’epoca  delle soluzioni facili, è più comodo sbraitare, cercare il capro espiatorio e accusare. Ma con  la castrazione chimica o un ergastolo in un posto chiuso che talvolta si trasforma in un ambiente abusante, è difficile che i problemi vengano realmente risolti alla base.

Nunzia Villella