di Armando Glorioso

Il Primo Maggio da noi ha il sapore più di un funerale che di una festa. Il morto è il lavoro. In tanti anni nel passato si è sviluppata solo l’industria della pubblica amministrazione: persone assunte in numero maggiore di quelle necessarie, spesso senza logica. Magari non in posti dove sarebbero stati utili.
Dopo decenni l’abbattimento delle barriere doganali mette in palese evidenza le inefficienze create da una spesa pubblica che rappresenta una palla al piede del sistema economico.
La spesa improduttiva pubblica sottrae risorse agli investimenti, pubblici e privati. Il sistema economico viene frenato da un’inutile burocrazia, conseguenza di uno Stato che deve fare, non avendo altre buone idee, da datore di lavoro necessariamente. Pochi investimenti, soprattutto nelle infrastrutture e nella ricerca scientifica, burocrazia elefantiaca, elevata tassazione del lavoro, una spirale negativa, un circolo vizioso che ha portato le aree più deboli del paese , come la nostra provincia, a morire per prime. 
Questo primo Maggio siamo al capezzale del Lavoro, ucciso da una politica sbagliata perpetrata negli ultimi 50 anni.
Le politiche ora proposte da quest’ultimo governo rappresentano le esequie. Esse funzionerebbero, forse,  in una situazione dove ancora il morto non fosse morto ma fosse solo malato. 
Senza un intervento concreto dello Stato, intendendosi per concreto la costruzione di un grosso investimento infrastrutturale che generi nel lungo periodo occupazione, la nostra provincia é destinata al definitivo abbandono. Presto le nostre piccole città saranno come quelle città fantasma dei film western. 
Buon Primo Maggio.