Niente udienze di fronte ai giudici di pace, né dinanzi ai magistrati onorari in genere, per cinque giorni. È iniziata lunedì, per durare di fatto tutta la settimana, la protesta proclamata dalle associazioni UNAGIPA,  FEDERMOT, ANGDP, e COGITA contro quello che definiscono “l’immobilismo del governo” nei confronti della riforma della magistratura onoraria. Protesta che a Enna ha già fatto saltare, in questi giorni, oltre 200 udienze.
In questi giorni saranno garantiti i servizi essenziali, secondo le modalità e nei limiti previsti dai propri codici di autoregolamentazione.
“L’astensione – scrivono le organizzazioni della magistratura onoraria – è determinata dalla persistente inerzia del Governo in ordine al varo della riforma riguardante la magistratura onoraria, nonostante la previsione al punto 12 del contratto di governo del necessario superamento della Riforma Orlando”.
“Le proposte dei tecnici nominati dal Ministro Bonafede nel  tavolo tecnico ministeriale istituito col dichiarato intento di condurre rapidamente alla individuazione di una proposta legislativa condivisa dalle categorie interessate, sono state completamente disattese”.
“Invero il 7 marzo era stata ottenuta,   dal Sottosegretario On.  Morrone,  la sottoscrizione da parte dei  rappresentanti di categoria  di un accordo a definizione del Tavolo Tecnico,  secondo contenuti  minimi che dovevano,  in base a accordi presi contestualmente, trovare un riconoscimento più amplio di quelli di stretta proposizione ministeriale, illustrati tramite slides”.
“Tali contenuti riguardavano  sia il versante  economico, sia un maggiore   riconoscimento di tutele previdenziali ed assistenziali a carico dello Stato,  sia  ordinamentali, come la reintroduzione del  procedimento disciplinare, previsto  nella legislazione pre – vigente, ma anche nella legge delega n. 57/16 e negato in modo irragionevole e punitivo a reprimenda delle proteste in atto, dal decreto n. 116/2017 con palese violazione dei principi costituzionali in materia”. 
“Il provvedimento normativo  di  superamento della legge Orlando doveva essere presentato alle associazioni per le loro osservazioni  entro 20 giorni da quel 7 marzo, ed emanato entro le elezioni europee del 26 di maggio”.
“E invece  nessuna promessa è stata mantenuta. Ad oggi non vi è stata alcuna convocazione del Tavolo tecnico o politico finalizzata all’esame dell’articolato, ma solo un rincorrere di voci contrastanti e non ufficiali. In tale clima si aggiunge  la sorprendente dichiarazione del  Ministro Bonafede in data 23 aprile, durante una visita al Tribunale di Marsala , il quale  nell’illustrare  le nuove risorse che ha richiesto ed ottenuto per il comparto Giustizia ha così definito la categoria:
“La giustizia , finora ha funzionato anche grazie ai precari della magistratura, vice procuratori, giudici onorari. Noi abbiamo pensato anche a loro. Certo non diventeranno Magistrati, ma avranno una vita più dignitosa”. 
“Impariamo da tale imbarazzante  asserzione che anche il Ministro è a conoscenza del fatto che siamo “PRECARI” e quindi LAVORATORI   e  non semplici volontari come ci ha definisce  la riforma Orlando e come continua a definirci la  stessa tecnostruttura del suo ministero che ha scritto la riforma della magistratura onoraria  per il suo predecessore. Il Ministro afferma  che non diventeremo magistrati, nonostante lo siamo già e come tali amministriamo la giustizia”.
“I cittadini italiani devono sapere che le sentenze del primo grado di giudizio emesse negli ultimi trenta anni da giudici di pace e da giudici onorari di tribunale  sono nulle poiché emesse da  un NON MAGISTRATO in violazione  della Costituzione e dell’ Ordinamento Giudiziario che pur ci prevedono e disciplinano nel loro interno. Ad ogni buon conto però abbiamo la promessa di una vita più dignitosa, ma di questo non  possiamo ringraziare ancora il Ministro considerando che il vulnus costituito dalla Orlando allo stato attuale non è stato affatto superato , né le slides presentate hanno   caratteristiche tali da assicurare una maggiore  dignità di vita lavorativa. È sicuramente sinistro l’eco di un magistrato – che applica anche il diritto europeo – privo di dignità  o con una dignità degradata, con imparzialità e terzietà minate dalla totale assenza di un regime disciplinare di cui siamo stati privati  e di equo compenso”.
“Ricordando al Ministro che siamo Magistrati e che smaltiamo il 60 – 70% del contenzioso di primo grado,  non si comprende proprio a quale maggiore dignità alluda. Nessuna richiesta formulata in seno al costituito Tavolo Tecnico dai rappresentanti della categoria è stata seguita. Neanche i suggerimenti formulati nei due comunicati  dell’Associazione Nazionale Magistrati il  cui avvicinamento alle istanze della nostra categoria , è stato tanto  apprezzato dalle scriventi associazioni , sono stati tenuti minimamente in considerazione”.
“Nelle note slides  a titolo esemplificativo viene prevista una indennità annuale inferiore a quella stabilita  per i navigators nonostante le ben diverse responsabilità e funzioni che contraddistinguono la nostra quotidianità lavorativa e non viene affatto previsto il procedimento disciplinare – di cui la categoria godeva da trenta anni – strumento necessario ed indispensabile affinchè ogni  cittadino abbia un giudice terzo, indipendente ed imparziale e ogni magistrato onorario possa svolgere con il giusto equilibrio e serenità il proprio lavoro. Da queste  dichiarazioni  trapela l’evidente incapacità di comprendere la qualità  della nostra funzione e il valore politico, oltreché tecnico, dello storico accordo che pure era stato raggiunto, proprio all’interno del tavolo ministeriale, tra i componenti rispettivamente appartenenti alla magistratura onoraria e alla Associazione Nazionale Magistrati. In una logica di concessioni reciproche, tali due componenti erano pervenute al superamento delle istanze inizialmente sostenute dalla magistratura di ruolo, già recepite nella riforma Orlando, e dalla magistratura onoraria, i cui esponenti hanno inteso accantonare, non senza riluttanza, alcune ulteriori richieste, tra cui il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato per i magistrati onorari di risalente nomina”.
“La soluzione scaturita da tale interlocuzione si pone dunque in coerenza con il contenuto minimo delle rivendicazioni storiche della categoria, assestandosi, al contempo, su soluzioni  meno ardite di quelle tratteggiate nella legge n. 217 del 1974, che pure erano state considerate dal Consiglio di Stato riproponibili, in occasione del parere, poi disatteso, rilasciato durante il varo della riforma Orlando. Inaspettatamente, raggiunta tale inattesa “quadratura del cerchio”, a frapporre ostacoli al recepimento dell’accordo raggiunto con l’ANM è stato il Ministero della giustizia che lo aveva caldeggiato”.
“Si assiste, infatti, al sovrapporsi di dinieghi provenienti sia dal vertice politico, incapace di reperire le pur modeste fonti di finanziamento di tale progetto unitario, sia dalla tecnostruttura, sin troppo ancorata alla difesa del testo congegnato nella precedente legislatura, i cui limiti applicativi e la cui inattuabilità politica appaiano ormai universalmente conclamati, rendendo evidente la necessità di un loro superamento nella direzione concertata da tutte le componenti della magistratura.
Il persistente immobilismo del Ministro e della sua tecnostruttura  non rende merito a un accordo col quale non solo si creano le condizioni per un forte rilancio della giustizia ordinaria, ma si perviene a tale risultato salvaguardando – come richiesto dalla Presidenza del Tavolo – l’impianto formale complessivo della riforma Orlando, andandone ad eliminare, con precisione “chirurgica”, le sole clausole del regime transitorio applicabile al personale in servizio e alcune di quelle che – secondo quanto rilevato dai Capi degli uffici – impattano più fortemente sull’utilizzo efficiente della magistratura onoraria”.
“E’ rimasto evidentemente fermo in modo irragionevole il  convincimento che le modifiche alla riforma Orlando ammissibili debbano attestarsi addirittura al di sotto di tale “minimo sindacale”, in relazione all’inquadramento sia giuridico (trasferimenti, sistema disciplinare, incompatibilità, sospensione temporanea del rapporto di servizio, regime tributario e previdenziale) sia economico”.
“Tale approccio minimalista sconfessa – in uno col richiamato Contratto di Governo e con gli impegni elettorali che ne costituiscono la scaturigine – le motivazioni sottese all’istituzione del tavolo, nel cui decreto istitutivo si allude al superamento  delle antinomie tra la riforma Orlando e i vincoli sovranazionali che hanno condotto il Governo italiano ad epiloghi sfavorevoli, sia nella procedura comunitaria di pre-infrazione, esitata nel respingimento dei teoremi sostenuti dall’Italia, sia avanti al Comitato europeo dei diritti sociali, dove è stato condannato per violazione della Convenzione EDU. Tale approccio conduce allo svilimento della Giustizia e mina l’indipendenza, non solo economica, dell’intera magistratura ordinaria, corpo unitario che, secondo l’espressa previsione Costituzionale, contempla anche la magistratura onoraria, alla quale si estendono tutte le prerogative. Ricorrono quindi, i magistrati onorari, all’unico strumento di protesta legittimo nella loro disponibilità, l’astensione dalle udienze, nell’auspicio che il segnale di responsabilità che con tale iniziativa intendono lanciare, non trovi inerti o distratte le istituzioni politiche e le strutture che le supportano, ma costituisca uno stimolo alla loro immediata attivazione”.
“La predetta protesta intende inoltre costituire un sollecito alla Commissione Europea affinché riattivi, senza ulteriore indugio, la procedura di infrazione”.