Riceviamo e volentieri pubblichiamo una lettera dell’insegnante Pinella Crimì, sui fatti che hanno portato alla sospensione dall’insegnamento di una docente a Palermo.
“Caro Direttore,
i recenti fatti di Palermo e della collega sospesa dall’insegnamento per un elaborato degli alunni mi spingono a scrivere alcune riflessioni, che non vogliono avere la pretesa della verità assoluta, ma semplicemente raccontare cosa significa, per me, entrare in classe.
Ogni mattina, infatti, avviene un incontro. Si tratta di un incontro tra persone, prima di tutto, ma anche tra generazioni e tra culture. Si tratta, ogni giorno, di scegliere la speranza e il futuro, contro la tentazione della paura e degli arroccamenti. Ogni giorno, in quei pochi metri quadri che ci sono assegnati, facciamo esperienza di solidarietà, di collaborazione, di libertà, di responsabilità. Ed è a questo che un insegnante educa i propri alunni: all’esercizio vero della libertà. Ogni insegnante sa che il proprio compito è dare ai propri ragazzi gli strumenti per saper “leggere” un mondo sempre più complesso e di doverlo fare attraverso ciò che è proprio della scuola, la formazione e la cultura. Ogni insegnante sa che la scuola è luogo politico per eccellenza, perché lì si formano i cittadini all’impegno, alla consapevolezza, alla ricerca del bene comune, evitando qualsiasi riferimento a partiti o divisioni. Sappiamo bene, infatti, che la scuola deve essere apartitica, ma non può educare all’indifferenza e all’indifferenziato.
Spesso i miei alunni mi chiedono e si chiedono in quale schieramento mi ritrovo.
 La mia risposta è sempre la stessa: sono dalla loro parte, dalla parte delle persone e dalla parte delle città. Ma, proprio per rispettare il mandato che mi è affidato, è mio dovere raccontare loro gli errori e gli orrori di cui la storia è stata testimone. È mio dovere metterli davanti alle loro responsabilità di fronte ad una Costituzione che racconta di dignità, di uguaglianza, di libertà vera. È mio dovere di insegnante trasmettere l’amore per quella cultura che permette di avere radici e ali. Ma è mio dovere anche difendere la mia libertà di insegnamento e quella di ogni mio collega, se voglio un Paese più giusto e più solidale. È la Costituzione che me lo chiede. Quella stessa Costituzione nata dal lavoro, gomito a gomito, di operai e docenti universitari, di comunisti e cattolici, di madri e padri di famiglia, capaci di mettere da parte le divisioni per scegliere la Democrazia.
Questo facciamo in classe ogni giorno e, se i nostri ragazzi imparano a saper interpretare il mondo di oggi a partire da quanto avvenuto in passato, allora avremo fatto il nostro dovere”.

Pinella Crimì

Insegnante