di Salvo La Porta

Io l’ho conosciuto Sua Eccellenza Filippo Anfuso, il brillante diplomatico l’acuto politico. L’ho conosciuto quando ero ancora un bambino nella sezione del M S I di corso Umberto, a Leonforte.
Avevo compiuto da poco tredici anni, tanti quanti me ne bastavano per rimanere estasiato da quella figura ed è entusiasta dalle parole, che  illustravano il suo concetto di Europa.
Ci diceva della nazione europea, o meglio dell’Europa Nazione, così come aveva titolato la  rivista, che aveva fondato nel 1950.
Era cosa ben diversa dall’Europa dei popoli di De Gualle e molto lontana dal pensiero, rispettabilissimo,  del messinese Gaetano Martino il quale riteneva che la realtà europea dovesse iniziare a porre le sue basi dal fatto economico.
La Treccani definisce il popolo come il “Complesso degli individui di uno stesso Paese che, avendo origine, lingua, tradizioni religiose e culturali, istituti, leggi e ordinamenti comuni, sono costituiti in collettività etnica e nazionale.”
Credo si voglia  intendere per Paese il luogo geografico, su cui quegli individui vivono ed operano.
Tuttavia, non è infrequente osservare che su un medesimo territorio siano insediati diversi popoli; ovvero, che un popolo  trovi difficoltà ad insediarsi in un territorio. Le conseguenze del verificarsi di tali fatti ( che non è il caso di esaminare in questa sede) sono oltremodo difficili e quasi al limite dell’impossibilità della gestione.
Quando diversi popoli sono insediati in uno stesso territorio, questi faticano notevolmente ad individuare un denominatore comune, che inibisca la voglia di prevaricazione degli uni sugli altri.
Si verificherà sempre che un popolo prevalga sull’altro e che a quest’ultimo non rimanga che soccombere.
E’ il rischio al quale si sarebbe andati incontro se avesse trovato realizzazione la cosiddetta “ Europa dei Popoli”, ipotizzata dal generale De Gauelle, il quale auspicava un Europa terza forza , magari a guida francese,  tra Sati Uniti d’America e il mondo russo-sovietico.
Questo rischio è stato esorcizzato da Gaetano Martino, sulle idee del quale si pongono le fondamenta dell’odierna Europa, intesa più come un grande mercato economico che, a volte, sfiora gi interessi di bottega.
Non c’è bisogno di commentare le incongruenze di alcune disposizioni europee per rendersi conto che il tempo di dettare norme sulla lunghezza delle zucchine o il colore dei peperoni è praticamente finito e che se si vuole realmente lanciare un messaggio chiaro bisogna cambiare rotta.
Lo scenario geopolitico del pianeta è radicalmente mutato. La nazione americana tende a chiudersi in se stessa. La Cina la fa da padrona sui mercati. Paesi sud americani si affacciano; l’ India fa passi da giganti. La Russia investe capitali enormi in Europa e in tutto il pianeta.
Ciascuno di questi paesi basa la sua forza sulla capacità di fare sentire il popolo una nazione!
All’Europa, se non vuole restare ai margini e se vuole esercitare e garantire alle giovani genrazioni la libertà, viene chiesto uno scatto di orgoglio nel riscoprire le proprie origini e nel trarre linfa vitale dalle comuni tradizioni. Viene chiesto, all’Europa, di riscoprirsi nazione. Appunto, l’Europa Nazione che aveva sognato Filippo Anfuso.
 
Data a Leonforte, tredici giugno duemiladiciannove