Tutto da rifare al processo a carico di un nicosiano, Francesco La Giglia, che era stato assolto dalla Corte d’appello di Caltanissetta dall’accusa di violenza sessuale, dopo una condanna di primo grado a un anno e quattro mesi, con rito abbreviato. La terza sezione penale della Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura Generale di Caltanissetta e del legale di parte civile, l’avvocato Salvatore Timpanaro del foro di Enna, annullando con rinvio l’assoluzione e facendo sì che il processo, sostanzialmente, si debba ripetere, dinanzi a una diversa sezione della corte nissena.
La vicenda risale alla notte di Pasqua del 2015. La Procura di Enna ha contestato all’imputato l’ipotesi di violenza sessuale, per aver tentato di costringere con violenza la vittima ad avere un rapporto sessuale. Il gup in primo grado aveva riconosciuto all’imputato, difeso dall’avvocato Giuseppe Mormino del foro di Patti, anche l’attenuante della, cosiddetta, “minore gravità” dei fatti, scendendo così ben al di sotto di quella che era stata la richiesta del pubblico ministero Stefania Leonte (il pm aveva chiesto una pena finale di 4 anni e 6 mesi, per effetto della riduzione per il rito abbreviato). Per questa ragione, i giudici di Caltanissetta si erano trovati a dover giudicare ben quattro ricorsi. La sentenza del gup era stata impugnata dalla difesa dell’imputato, ovviamente, ma anche dalla Procura di Enna e dalla PG di Caltanissetta, oltre che dallo stesso avvocato Timpanaro, per la parte civile. Ma a Caltanissetta l’unico ricorso accolto, lo scorso ottobre, fu quello della difesa. Così si era giunti all’assoluzione.
Il resto è storia recentissima, con la pronuncia della Suprema Corte, le cui motivazioni ovviamente ancora non si conoscono. Sta di fatto che i giudici di piazza Cavour hanno, di fatto, accolto il ricorso della parte civile – anche se bisognerà vedere quale dei quindici motivi siano stati accolti – fatto proprio sia dal PG di Caltanissetta che al Pg della Cassazione. Il processo quindi continua, per la soddisfazione dell’avvocato Timpanaro, il quale ha commentato laconico, con una battuta: “C’è un giudice a Berlino… e anche a Roma”.