Josè Trovato

Leonforte. Anche la Corte d’appello di Caltanissetta lo ha riconosciuto colpevole di usura ai danni di un imprenditore leonfortese, che nove anni fa si tolse la vita, “verosimilmente”, per dirla con le parole del giudice di primo grado Luisa Maria Bruno, a causa delle difficoltà finanziarie in cui versava la sua impresa, vessata da prestiti a tassi illegali. È giunta così una condanna pure in secondo grado per il commerciante leonfortese di telefonini Ettore Forno, presunto usuraio su cui pende, attualmente, una richiesta di misura di prevenzione patrimoniale, sempre a Caltanissetta.
La seconda sezione penale della corte nissena, presidente Maria Carmela Giannazzo, consiglieri Di Giacomo Barbagallo e Giunta, gli ha concesso una riduzione di pena, da 3 anni e 4 mesi a 2 anni e 6 mesi, con la prescrizione di alcune condotte, confermando comunque la condanna. La Corte ha eliminato la pena accessoria inflitta a Forno in primo grado, l’interdizione temporanea dai pubblici uffici; e ridotto l’importo della confisca disposta in primo grado. Ettore Forno è difeso dagli avvocati Angelo Vicari del Foro di Enna e Fabio Lattanzi del Foro di Roma. La Corte ha respinto il ricorso della Procura di Enna, che chiedeva di aumentare le pene, riconoscendo l’imputato responsabile anche di un altro capo d’imputazione, un’altra ipotesi di usura ai danni di una coppia di commercianti.
I giudici hanno invece dichiarato prescritte alcune condotte, sostanzialmente confermando, in relazione al capo d’imputazione per cui è stato condannato, l’impianto accusatorio e il percorso logico-giuridico seguito dal gup del Tribunale di Enna Bruno.
Al momento della lettura del dispositivo della sentenza erano presenti le parti civili, assistite dagli avvocati Nunzio Buscemi del foro di Enna e Giacomo Butera del Foro di Caltanissetta. Assente invece l’imputato. Soddisfazione trapela dalle parti civili per l’esito del secondo grado di giudizio, che “conferma la tesi accusatoria”. Fonti vicine alle parti civili inoltre ricordano il procedimento patrimoniale in atto, attualmente pendente dinanzi al Tribunale di Caltanissetta. “Non vi è mai stato alcun interesse economico alla base del percorso intrapreso a fianco degli inquirenti – afferma una delle parti civili – semmai genuino e puro desiderio di giustizia che nessuna delle numerose offerte di denaro fatte pervenire per il tramite dei legali in questi anni avrebbe mai potuto saziare. Ci sono valori che nessuno può comprare”. 
Nessuna dichiarazione da parte dei difensori dell’imputato, anche se fonti vicine alla difesa fanno intendere che si attende il deposito delle motivazioni, previsto entro i prossimi novanta giorni, per ricorrere in Cassazione, nonostante la riduzione di pena.