Leonforte – “Due calzini blu…per amico”, questo il nome del progetto che ha coinvolto i giovani alunni della scuola elementare Nunzio Vaccalluzzo. Un progetto, lungo un anno, nato dalla voglia di riappropriarsi del tempo e riscoprire il piacere della lettura. Si sente parlare sempre più spesso di “didattica inclusiva”, un approccio che – come ha spiegato la maestra Licia Mustica – “tiene conto dell’eterogeneità dei bambini”. Non è più, dunque, il bambino che si inserisce nella scuola intesa come istituzione, ma è quest’ultima che accoglie il bambino, valorizzandone ogni peculiarità. “Incentrare il nostro lavoro sulla lettura ha avuto un effetto rilassante. Particolare, in una società improntata alla velocità”, ha proseguito la Mustica. Quali i temi scandagliati dal progetto? La legalità, la non violenza, l’affettività. Perché la “musa ispiratrice”, il libro “Due calzini blu” scritto da Matteo Abbate ed edito da Euno Edizioni, regala fiabe per tutti i gusti e per ogni età. Dal progetto sono nati tre diversi laboratori: uno linguistico, modulato secondo il metodo del circle time – il tempo del cerchio – e gestito dagli insegnanti Carmela Baglione, Antonella Barbera, Maria Barbera, Licia Mustica, Francesco Steccato; un altro laboratorio manipolativo – creativo – iconico – espressivo, realizzato attraverso il brainstorming e gestito dalla professoressa Nella La Terra, con cui i partecipanti (genitori e bambini) hanno creato dei pannelli riciclando materiali “poveri” e che saranno in mostra il prossimo 5 giugno. Da ultimo, ma non in ordine d’importanza, il laboratorio di drammatizzazione, sviluppato in un percorso peer-to–peer, in cui i bambini si sono autogestiti nel loro lavoro di piccoli sceneggiatori, registi, attori. “Senza una distinzione d’età (i partecipanti ai laboratori sono state due quarte classi e una seconda) – ha precisato la Mustica – ma sulla base ciascuno delle proprie attitudini e competenze”. Due calzini blu, come ha specificato l’autore, è un libro che parla di sogni. E forse, fin qui, si potrebbe pensare che un po’ tutta la letteratura per l’infanzia ne parli. “Si parla dell’importanza di realizzarli, quei sogni”, ha puntualizzato lo scrittore Matteo Abbate. Dunque il sogno, ma anche la paura che sottende il desiderio di concretizzarlo. La paura, come ha ribadito lo stesso Abbate, va trasformata in energia e slancio. “Va trasformata in sogno”, appunto. I calzini blu ci parlano anche dell’importanza di ascoltare, soprattutto oggi, quando tanti frastuoni ci abituano a “sentire” appena. “I calzini sono blu perché il colore ha una voce. Quella dell’immensità, della vastità e – prosegue Abbate – anche questo è propedeutico al sogno. L’ascolto, l’aiuto degli altri e la fiducia nel proprio sogno cambiano il mondo”. Non a caso, il motto di Pina la biondina, una delle protagoniste più amate, è quel “basta cimentarsi” che da solo racchiude la chiave di tutto. Sogni, da immaginare e da realizzare, e lettura. Un binomio non solo possibile, ma necessario perché, come ha specificato l’editore Emilio Barbera, “chi legge sviluppa maggiori capacità critiche di pensiero”. E dove c’è un pensiero autonomo, è lì che vive la vera libertà.

Alessandra Maria