Voleva mettere da parte il denaro, ricavato attraverso fondi neri provenienti da fatture false relativa ad alcuni lavori in corso alla Fiera di Milano. E in un caso, peraltro, sarebbe stato anche beccato mentre stava trasportando 420 mila euro in contanti, dalle forze dell’ordine, imbarcandosi sul traghetto Napoli-Palermo. Tutto questo, Liborio Pace, giovane pietrino residente in Lombardia e coinvolto nell’inchiesta su mafia e appalti coordinata dalla Dda di Milano, lo ha confessato. Ciò che nega, Pace, secondo quanto trapelato a margine dell’interrogatorio, è di aver avuto alcun coinvolgimento negli affari di mafia di suo cognato Vincenzo Monachino e del fratello Giovanni, capimafia storici di Pietraperzia, che gli viene contestato come aggravante ai reati fiscali. Nega di aver dato loro del denaro e nega di aver contribuito, in alcun modo, a rimpinguare le casse di Cosa Nostra.
Peraltro lui, dall’accusa di associazione mafiosa, è stato prosciolto già in via definitiva alcuni anni fa, nel processo Triskelion. Oggi Pace è sotto processo a Milano. In pratica confessa tutto, tranne i legami con la mafia. Confessa le fatture false finalizzate alla creazione di fondi neri, per svuotare le società che poi in certi casi sono anche fallite, tant’è che per lui, adesso, ci sono almeno due ipotesi di bancarotta fraudolenta. E il suo avvocato, il penalista Antonio Impellizzeri, il prossimo 15 giugno dovrà decidere se far saltare il tavolo, pretendendo un giudizio abbreviato che di fatto farebbe stralciare la posizione di Pace da quelle degli altri; o se proseguire così, dinanzi al Tribunale collegiale milanese. In pratica l’accusa ipotizza intrecci mafiosi tra la profonda Sicilia e Milano. Collegamenti che però l’imputato nega. Quel denaro, ha ammesso Pace, proviene esclusivamente dai fondi neri. E lui lo stava portando a casa sua, in Sicilia, per conservare il denaro al sicuro. L’interrogatorio di Pace è durato diverse ore, dinanzi al Pm Paolo Storari e ai giudici della sesta sezione penale del tribunale milanese, presieduta da Raffaele Martorelli. Anche l’avvocato Impellizzeri ha lungamente co-interrogato Pace, prendendo atto della confessione, ma anche degli importanti distinguo. La posizione del suo assistito, com’è evidente, si è aggravata, per la bancarotta fraudolenta. L’inchiesta è stata coordinata dai Pm Ilda Boccassini, Paolo Storari e Sara Ombra. Pace è l’unico “ennese” coinvolto.