VALGUARNERA. Fu nominato erede universale di una fortuna di alcune centinaia di migliaia di euro appartenente a un defunto . Una “stranezza”, per gli unici familiari del “de cuius”, che hanno deciso di vederci chiaro rivolgendosi a un avvocato, il penalista Antonio Impellizzeri, che ha sporto denuncia. E secondo la Procura di Catania avrebbero fatto bene a nutrire dei dubbi: quel testamento sarebbe un falso, che un cinquantunenne valguarnerese, Franco Caponetti, avrebbe creato ad arte, con l’aiuto di un contraffattore mai scoperto. Per questa ragione adesso Caponetti è stato condannato a 2 anni di reclusione e 5 mila euro di provvisionale per ciascuna delle parti civili costituite, con pena sospesa, per falso. La sentenza è stata emessa dal giudice della prima sezione penale del Tribunale di Catania Patrizia Pettinato. L’imputato è stato condannato anche al risarcimento danni, da quantificarsi in sede civile.
Il processo si è svolto a Catania perché il testamento, benché riguardasse beni e conti che si trovano in provincia di Enna, è stato registrato in uno studio notarile del Catanese. Secondo la famiglia, in realtà, Caponetti avrebbe semplicemente partecipato al servizio funebre; e avrebbe cercato di fare il “colpaccio”. L’eredità riguardava un patrimonio costituito da immobili e da depositi bancari per diverse centinaia di migliaia di euro, appartenente a un defunto che viveva da solo senza prossimi congiunti né parenti immediati e diretti, con la sola eccezione di coloro che si sono costituiti parte civile al giudizio. Opposto, evidentemente, è stato il punto di vista del “nominato”. L’avvocato Lorenzo Caruso, difensore dell’imputato, contattato telefonicamente afferma che a questo punto si attendono le motivazioni della sentenza per proporre certamente ricorso in appello, sottolineando che si tratta ancora di una sentenza di primo grado. Il suo cliente si è sempre professato innocente, respingendo tutte le accuse. Il giudice ha disposto la sospensione condizionale della pena.
Secondo quanto spiegano fonti vicine alla famiglia, quell’uomo sarebbe andato in banca a rivendicare, testamento alla mano, il denaro. I familiari lo seppero accidentalmente e si rivolsero al loro legale. A quel punto l’avvocato Impellizzeri, dopo aver visionato il testamento e aver effettuato una comparazione con altre scritture attribuite al defunto, ha deciso di presentare una denuncia a Enna, dove il sostituto procuratore Francesco Rio ha concluso di dover trasmettere gli atti a Catania, proprio per via della pubblicazione dell’atto all’ombra dell’Etna. Qui il pm Agata Santonocito ha emesso un decreto di citazione diretta a giudizio. Si chiama “testamento olografo”, va ricordato, quel tipo di testamento che viene scritto per intero, datato e sottoscritto di mano dal testatore. In Italia fu introdotto nel 1860. È uno dei più difficili da impugnare. E nel caso in questione, se non ci fosse stata l’ipotesi di falso, avrebbe fatto fede in tutto e per tutto. I familiari non avrebbero potuto rivendicare nessuna successione legittima, in presenza di testamento, considerato che si tratta di famiglie di cugini che vivono a Enna, Riesi, Valguarnera e Regalbuto.