Nell’Oratorio della Chiesa Madre di Leonforte, alla presenza di un pubblico delle grandi occasioni, è stato presentato il libro di Irene Varveri Nicoletti “Di terra  e di  nuvole, trenta brevi storie soffiate dallo scirocco”, edito da Maurizio Vetri Editore con prefazione dell’attore Moni Ovadia.
Il giornalista Josè Trovato, presidente della Pro Loco di Leonforte, nella veste di moderatore ha presentato il libro come adatto a “tutta la famiglia”, perché sono storie raccontate alla maniera del “cunto” di una volta.
Presenziando all’evento a nome dell’Amministrazione Comunale, l’assessore alla cultura Nino Lo Pumo ha detto che nel libro vi sono idee, sentimenti, emozioni, vita e non solo cultura, espressione dell’anima di una persona.
Paolo Favazza, presidente dell’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento sorta per preservare dall’oblio le tradizioni della comunità leonfortese, si è complimentata con l’autrice, eclettica donna d’arte.
Mario Incudine ha espresso il suo compiacimento per essere ritornato a Leonforte, luogo della sua ispirazione artistica, e per presenziare ad un libro che ha visto nascere e crescere, che ha il pregio di avere “una narrazione immediata, una perfezione stilistica con la sapienza antica del “cunto”, che riesce a tenere incollato il lettore alle pagine, ne sente la voce dell’artista, che, come il pittore con il pennello, riesce a dare colore alle parole”. Il racconto breve delle storie di Irene è vicino al suo mondo musicale, fatto di canzoni brevi rappresentative di un mondo e di una cultura.
Per Irene Varveri i racconti del suo libro sono una sua scelta letteraria libera e rappresentano l’evoluzione del “cunto” di una volta.
Le prime 17 storie (di terra) si basano sulla memoria, nate per salvare dall’oblio fatti quotidiani del passato, mentre le rimanenti 13 (di nuvole), intervallate dalla poesia “Di terra e di nuvole” che le riassume e da il nome al titolo, sono di pura fantasia, legate di più all’anima, danno sfogo e visibilità alle sue emozioni.
Il disegno di copertina (un particolare di un suo dipinto), a ricordo della campagna del nonno, dà l’idea ed è la sintesi del racconto.
Alcuni dei racconti più belli (Il cugino Zorro, La Pelliccia, Arcangela, intrisi d’immedesimazione e ironia) sono stati accompagnati da stornelli d’amore con voce e chitarra dell’artista Mario Incudine e fisarmonica del musicista Antonio Vasta, i quali, con la canzone “Mio fratello” di Biagio Antonacci, hanno concluso la magnifica serata all’insegna della cultura e della musica.

Giuseppe Sammartino