Sopra e sotto il mare. Da una parte e dall’altra della costa. Come i pesci, ma anche come gli uccelli, o forse come le anime che tutti credono volino in cielo. E se si muore in mare?
La tragedia dei migranti, quelli di ogni epoca storica, sono al centro di “Lingue di cane”, lo spettacolo che ha inaugurato la terza stagione del Teatro Garibaldi di Enna firmata da Mario Incudine. Un lavoro struggente firmato da Giuseppe Cutino e costruito sulla drammaturgia di Sabrina Petyx che ha emozionato il numeroso pubblico in sala, tanto da farli applaudire a fine spettacolo per oltre 5 minuti in piedi.
Sei gli attori in scena, tutti ennesi, tra cui quattro giovanissimi, “rientrati a casa” per la prima produzione firmata dal teatro ennese e realizzata grazie al laboratorio in residenza della Compagnia l’Arpa. Un lavoro corale che mette insieme attori diversi per storia, formazione ed età anagrafica, ma che non fatica a conquistare lo spettatore.
Sono scene di mare, di vita vissuta vicino alla costa, su questa immensa distesa d’acqua blu che per alcuni è confine, per altri via verso la salvezza, per altri ancora strada senza ritorno. “Lingua di cane” è l’allegria dei popoli del Mediterraneo, a qualunque sponda appartengano, capaci di sdrammatizzare anche quando piove e fa freddo. Sono i pensieri e le speranze di giovani vite che al mare affidano i segreti dei loro amori, gli interrogativi sul futuro, ricordi e scherzi di gioventù. Uno spettacolo particolarmente scenografico anche grazie al potere evocativo delle musiche (alcune originali) scelte dalla discografia di  Mario incudine, Francesca Incudine, Sergio Beercock, Henry Purcell e Max Ricther. Semplice, come la storia che viene raccontata, è la scena firmata da Daniela Cernigliaro. Pochi stracci e qualche coperta termica, utilizzata per mille funzioni: la pioggia, il vento, l’onda che inghiotte e il luccichio del mare.
“Lingua di cane” è uno spettacolo drammatico e struggente, ma che Cutino ha avuto la capacità alleggerire puntellandolo, qui e là, con battute ironiche che lasciano allo spettatore la possibilità di tirare un sospiro di sollievo tra le sensazioni di incertezza, paura, scoramento e la morte incombente.  Franz Cantalupo, Sara D’Angelo, Elisa Di Dio, Noa Di Venti, Mauro Lamantia e Rocco Rizzo sono gli interpreti di una storia universale, che non ha tempo né spazio definito. Una storia che si consuma tutti i giorni tra le acque del Mediterraneo, e che si è già ripetuta mille e mille volte, tra i migranti di ogni epoca e verso ogni destinazione. “Lingua di cane” è la rappresentazione di ciò che non vogliamo vedere e sentire, è guardare da vicino, come attraverso una lente di ingrandimento, la cronaca ascoltata tutti i giorni al tg con sempre meno attenzione, che restituisce al pubblico la capacità di piangere ed emozionarsi.
(Nella foto di Daniele Puglisi, un momento dello spettacolo)
Beatrice Levi